Paolo Di Paolo, "Mandami tanta vita"
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Paolo Di Paolo, "Mandami tanta vita"

Furono anni corti come giorni, quelli di Piero e Moraldo, uno strabordare di vita che soffia come una folata anche dalle pagine di questo romanzo. Outsider allo Strega 2013

Torino, 1926. I fascisti hanno preso il potere e disorientato le coscienze, intimidendo giovinezze intorpidite da un febbraio "sleale e feroce". In un tempo che non promette nulla di buono si sfiorano le vite di Piero e Moraldo, due ragazzi il cui approccio alla vita è diametralmente opposto, legati però da un filo invisibile e misterioso. C'è qualcosa di nuovo, anzi di antico in Mandami tanta vita , il nuovo romanzo di Paolo Di Paolo che ha la filigrana delle parole scritte a mano per essere lette a distanza. Scrivere lettere e aspettarle: "un tempo la vita era anche questo".

Piero, fragile e indomito veliero capace di resistere alle burrasche, fedele alla ruvida legge morale come a una necessità di natura, precocissimo marito padre scrittore e leader dall'attivismo febbrile, costretto al carcere e poi all'esilio, destinato a essere ricordato nei libri di storia per le idee rivoluzionarie ma anche per lo spessore umano dello struggente carteggio con la moglie Ada. Sconfitto da una malattia nel fiore dei suoi giorni.

Moraldo eterno indeciso, apprendista di una vita destinata a non lasciare traccia. Si muove tangenzialmente verso una direzione imprecisa, correndo nell'oscurità alla ricerca di un posto dove provare a essere qualcosa, imbarazzato della propria famiglia e dell'apatia che lo incatena. Un giorno all'università vede un ragazzo provocare sfrontatamente un paludato professore: Piero. Antipatia a prima vista, magnetismo irresistibile.

Mandami tanta vita cattura nelle sue maglie mischiando "tabucchianamente" le carte del gran mazzo dell'esistenza. Dietro lo stile garbato si cela un'inquietudine carica di pathos etico-politico; i fatti e i personaggi della storia entrano nella finzione (o viceversa) compenetrandosi con le vicende dei due protagonisti, uno dei quali è ricalcato sulla figura storica di Piero Gobetti. E soprattutto, sottende al romanzo un'idea letteraria del destino: il doppio, lo scambio, il viaggio, le coincidenze capaci di sviare il corso degli eventi. La realtà vista come attraverso uno specchio.

Sono tanti gli interrogativi cruciali sorti d'improvviso ai primi del Nocevento (come tenere lontane le tenebre del nuovo Medioevo?) e tante le domande che costellano ogni giovinezza, età dell'anima insubordinata ("si può agitare l'acqua di un lago con la forza delle nostre dita?"). Prima che il diventare adulti spenga il sussulto interiore di una stagione ribelle, Piero si ubriaca d'inchiostri, sillabe e parole (RIVOLUZIONE) nel santuario dell'editore: la tipografia. Moraldo vive una notte da bohémien a Parigi nell'albergo di una fotografa libera come il vento. Eccola, la fine dell'infanzia, eccola catturata per sempre nei versi di un poeta nuovo: "Volarono anni corti come giorni".

Raccontami la notte in cui sono nato. Dove eravate tutti . Mandami tanta vita. Udite nei romanzi di Paolo Di Paolo la musicalità dei titoli, musica che poi dilaga in prosa come una lunga suite. Grave, allegro (ma non troppo), brioso, incosciente. Tre parole o poco più, nella semplicità un mondo di significati. Ho giocato a trovare titoli affini tra le righe, ce n'è una miriade (Meglio non sapere niente; Il silenzio si dilata troppo; Sostare nello spazio imprevedibile; Torneranno per primi gli avverbi). Parole serie, parole precise, parole soffici e irte. Parole combattenti.  

"Sei un po' Mazzini, un po' Charlot, sei disorientato e stanco, però adesso muoviti, non c'è un minuto da perdere". Come la fatica del bruco sta alla leggiadria senza peso della farfalla, così il male di vivere sta alla sorgente di "tanta vita". Di Paolo ha sottratto al grande disordine del mondo la luccicanza di un tempo in cui non ci eravamo ancora arresi alla grande allucinazione collettiva. Un varco di entusiasmo, un gancio di speranza: non smettere di lottare, non essere schiavi di niente. E una sensazione d'onnipotenza: trovare, in sé stessi, il senso del mondo.

Mandami tanta vita è questa raffinata orecchiabilissima variazione sul tema espresso dal verso di Dylan Thomas posto in esergo: I advance for as long as forever is (Io vado avanti quanto dura il sempre). Oggi più che mai, ci voleva.

Paolo Di Paolo
Mandami tanta vita
Feltrinelli
160 pp., 13 euro

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Michele Lauro