È morto Livio Garzanti, storico fondatore della casa editrice
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È morto Livio Garzanti, storico fondatore della casa editrice

Nato il 1 luglio del 1921, scopare l'ultima grande figura dell'epoca degli editori solitari, quei padri-padroni che credevano nel valore della cultura

Ultima grande figura dell'epoca degli editori solitari, quei padri-padroni che credevano nel valore della cultura, Livio Garzanti era uscito di scena vent'anni fa ma con la sua morte, la scorsa notte in una clinica di Milano, si chiude veramente un ciclo: quello in cui le case editrici si identificavano con i loro fondatori ed erano un mix tra lavoro artigianale e industriale. Erano gli anni dopo il conflitto mondiale in cui gli editori, lontani dalle logiche commerciali e dai gruppi, andavano alla scoperta di talenti che seguivano e sostenevano e in cui il libro veniva considerato uno strumento di elevazione sociale.

Livio Garzanti è stato l'editore delle Garzantine ma anche, nel 1955, di "Ragazzi di vita" di Pier Paolo Pasolini, di "Quer pasticciaccio brutto di via Merulana" di Carlo Emilio Gadda, de "Il prete bello" di Goffredo Parise che si ispirò proprio a lui per scrivere "Il padrone" (1965). E ancora di Mario Soldati, di Paolo Volponi. Ha scoperto Ferdinando Camon e nella mitica collana verde di Poesia ha pubblicato autori come Mario Luzi, Giorgio Caproni e Attilio Bertolucci. Come ricorda Gianandrea Piccioli, per lungo tempo direttore editoriale della Garzanti: "Livio era molto legato a Pasolini e ai suoi autori. C'e' anche un bellissimo carteggio tra lui e Gadda che prima o poi verrà pubblicato".

Si devono alla Garzanti anche tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta gialli, hard-boiled tra cui il Ciclo di Angelica di Anne e Serge Golon e quello di 007. E tra le grandi opere e prodotti di alta divulgazione le "Storia della filosofia" di Geymonat e della "Letteratura" di Natalino Sapegno ed Emilio Cecchi. Fondata dal padre Aldo, che aveva rilevato le Edizioni Treves nel 1936, la Garzanti era passata nel 1952 sotto la guida di Livio Garzanti, diventato presidente nel 1961, alla morte del fondatore. Schivo, famoso per il suo caratteraccio, Livio aveva, come gli editori del secondo Novecento, da Arnoldo Mondadori ad Angelo Rizzoli e Valentino Bompiani, un grande intuito e fiuto ma era anche un uomo colto, lui stesso autore di due romanzi "La fiera navigante" con copertina di Tullio Pericoli che si era autopubblicato, "L'amore freddo" uscito per Bompiani e dei racconti di "Una citta' come Bisanzio"(Longanesi).

È stato direttore, dalla fine degli anni Quaranta, della prestigiosa rivista culturale "L'Illustrazione Italiana" dove ha conosciuto Attilio Bertolucci che è poi diventato, e rimasto fino alla fine, consulente della Garzanti. Laureato in filosofia a Milano, dove era nato il 1 luglio 1921, Livio Garzanti è autore anche di un breve saggio sul Fedro di Platone, "Amare Platone". Sposato tre volte: con Orietta Sala da cui ha avuto il figlio Eduardo, geologo, con la scrittrice Gina Lagorio e con l'attuale Louise Michail, ha avuto l'intuizione geniale di dividere la casa editrice in tre settori: le Grandi Opere, la Scolastica e la Varia dando una identità precisa alla casa editrice come avveniva in quegli anni. Attività che con la vendita nel 1995 ad UTET (51%) e Messaggerie italiane (49%) sono state poi scorporate fino all'attuale passaggio della casa editrice nel gruppo GeMS.

Editore in pensione come parlava di sé negli ultimi anni, Livio Garzanti ha lasciato le redini della sua casa editrice forse quando ha capito che era tramontata un'epoca, quella in cui non si muoveva una foglia senza che lui non volesse. E in quella che era la sala riunioni e conferenze della casa editrice, fatta affrescare da Tullio Pericoli con la storia della Garzanti, al piano terra della casa di Via del Senato a Milano, è ospitata ora la camera ardente e lunedì 16 febbraio alle 14 si svolgerà la commemorazione funebre civile.

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Redazione