Maurizio Cattelan: "Ogni epoca ha il monumento che si merita"
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Maurizio Cattelan: "Ogni epoca ha il monumento che si merita"

Intervista all'artista: "Ecco il mio souvenir per Milano"

Il taglio di capelli, le immagini di Toiletpaper, il rapporto tra il presente e i monumenti. Questo e altro nell'intervista a Maurizio Cattelan che trovate qui sotto realizzata da Raffaele Panizza. 

E adesso si ritrova circondato di adepti. Ne sente la responsabilità?
È meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità.

Qual è il suo grado di coinvolgimento nei progetti che nascono intorno a Toiletpaper?
Cerco di venire coinvolto il più possibile, facendo il meno possibile.

Nelle lunghe giornate di lavoro nella casa di via Rosolino Pilo, potesse spiarsi, cosa si vedrebbe fare?
Mi vedreste lavare i piatti, non so fare molto altro.

Quando scrivono che su Toiletpaper producete "immagini surrealiste" non si scoraggia di fronte all’insipienza interpretativa dei critici?
Più che altro credo che siano tutti gli altri a essere scoraggiati dall’insipienza interpretativa. Non so se siano realistiche, ma di sicuro sono verosimili.

Perché tutte quelle mani?
Perché sono lo strumento col quale si fa tutto ciò che è male (ogni riferimento a mani veramente esistite ed esistenti è puramente casuale, ndr.).

Chi è il parrucchiere giapponese che le taglia i capelli?
È l’ex parrucchiere di lady Gaga.

Micol Talso cosa sa fare che lei non sa fare?
Dire Toiletpaper in spagnolo.

Pierpaolo Ferrari cosa vede che lei non vede?
Il bicchiere mezzo pieno.

Non trova una condanna il fatto di aver creato Toiletpaper, un parco giochi per i suoi anni presenili, e di essersi invece ritrovato a lavorare duro?
Purtroppo sono incapace di sentire il piacere se non nella sofferenza.

Se un bacchettone dicesse che, tra Kenzo e compagnia, si è un po’ venduto, oppure che esagera col ludico, o che si nasconde dietro al ludico perché in realtà stare con la gente trendy le piace, come argomenterebbe?
Se il diavolo si vestisse Kenzo, gli venderei la mia anima immediatamente.

L’idea che il souvenir del "Dito" possa sostituire la Madonnina come simbolo di Milano la inorgoglisce o la fa inorridire?
Ogni epoca ha il monumento che si merita, ma davvero pochi si meritano i souvenir.

Quando Stefano Seletti le ha sottoposto l’idea di realizzare il gadget, ha tentato di rifiutare?
Raramente resisto alle tentazioni, ma in questo caso non si è trattato di resistere. L.O.V.E. è della città, non sta a me decidere se Milano meriti di essere rappresentata o meno con quel souvenir.

Se non ci fosse L.O.V.E., che cosa rappresenterebbe per lei piazza Affari?
Un parcheggio a buon mercato vicino al Duomo.

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Raffaele Panizza