"Io non ho paura". Claretta al duce durante i giorni di Salò
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"Io non ho paura". Claretta al duce durante i giorni di Salò

Un Mussolini inedito, piegato dalla sconfitta, quello raccontato nel carteggio con la Petacci nei lunghi mesi sul lago di Garda. Un documentario in onda su Raitre, che Panorama.it anticipa con i testi di alcune lettere

"Io ho accettato di vivere e di dividere il tuo destino, nulla in me ti ha mai potuto dare il sospetto che temessi la mia sorte. Io non tradisco la mia fede. Anche se tu mi lasci scivolare verso la fine dell’amore rimane sempre la Clara che non fugge, perché non segue soltanto l’Uomo ma il Capo. E mai, mai ricorda, ci sarà viltà nella mia vita. Io so morire così come so vivere, limpidamente e semplicemente. NON HO PAURA", così scrive Claretta Petacci in una delle centinaia di lettere inviate al duce durante i seicento, drammatici giorni di Salò, tra l’ottobre 1943 e l’aprile 1945. Mussolini è, di fatto, prigioniero delle SS e della Wehrmacht sul lago di Garda. Le linee telefoniche e tutte le comunicazioni sono sotto controllo. Si sfoga inviando ben 318 lettere all’amante. Un carteggio fitto, a tratti rabbioso, a volte struggente.

Non è il Mussolini che la retorica fascista cerca ancora di accreditare con i cinegiornali da Salò. Il duce che è convinto di poter resuscitare il regime e riprendere in mano l’Italia. Le lettere svelano piuttosto un uomo vinto, stanco, malato, ostaggio dei tedeschi. Un "sognatore naufragato", come scrive di se stesso. O peggio "un cadavere vivente". Claretta emerge invece come la donna forte, consapevole del suo ruolo, del momento storico che entrambi stanno vivendo. Incita Benito, lo invita a non farsi travolgere dagli avvenimenti ma a "dominarli". A non perdere la speranza e l’orgoglio. Lo rassicura che sarà per sempre, fino alla fine, accanto a lui. Un’eroina insomma, che affronta il destino a viso aperto. Mentre al duce non resta altro che abbandonarsi ai ricordi "tra acqua e cielo". E definirsi "il buffone", il "fantoccio grottesco", la "foglia nel turbine" che attende inerme la catastrofe. Un carteggio straordinario dove il pubblico si mischia con il privato, un racconto in presa diretta di uno dei momenti più drammatici della storia d’Italia.

Per settant’anni queste lettere sono rimaste sepolte nel fondo Petacci, senza poter essere consultate. Finalmente, previa autorizzazione del ministero dell’Interno, gli storici Mauro Canali, Giovanni De Luna ed Emilio Gentile sono potuti scendere nei sotterranei dell’Archivio centrale dello Stato e, per la prima volta, hanno potuto consultare l’intero carteggio (uscito fino a oggi solo in parte). Ne è nato così un documentario di Giuseppe Giannotti, Davide Savelli e Clemente Volpini, con la regia di Fedora Sasso, prodotto da Rai Educational per Rai Storia, in onda oggi, 5 settembre, su Rai Tre in prima serata, che Panorama è in grado di anticipare anche con alcune lettere. Intitolato "Mussolini. Il cadavere vivente", il documentario mostra il volto inedito e personale del duce nei giorni di Salò: alle lettere fanno da contrappunto le sequenze dei cinegiornali e dei documenti filmati dell’epoca. "L’aspetto più sorprendente", fa notare Giannoti, "è la corrispondenza tra le immagini del duce, nei cinegiornali di Salò, e i suoi pensieri. Le sue riflessioni, riportate in una lettera a Clara, durante l’incontro con dei feriti e invalidi di guerra, danno uno spessore incredibile a quelle immagini".

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Ciò che colpisce è il Mussolini privato, senza maschera, che emerge continuamente dalle lettere e che è stata una delle principali ragioni per le quali questo carteggio è rimasto per tanti anni "riservato". Spiega De Luna: "Nel momento in cui tutto sta per crollare, nel momento in cui la loro vita sta per finire, c’è ancora spazio per le beghe amorose, addirittura nella lettera del 18 aprile del 1945, in una lettera che precede di una settimana la scena di piazzale Loreto e dell’esecuzione di Mussolini, ancora una volta Mussolini deve giustificarsi rispetto ad un suo possibile tradimento….si tratta, a mio avviso, più di un’ossessione che di un sentimento".

È stato un lavoro storiografico approfondito che anticipa la serie in quattro puntate in onda dal 22 settembre ogni sabato alle 23 su Rai Storia, prodotta sempre da Rai Educational per Rai Storia, e intitolata Ben e Clara. Le ultime lettere. Su questa linea di interpretazione storiografica si ritrova anche Mimmo Franzinelli che per Mondadori ha pubblicato Il prigioniero di Salò. Mussolini e la tragedia italiana del 1943-1945, in uscita ai primi di settembre. "La nuova documentazione ci permette di conoscere il tratto più intimo, le più vere aspettative" di Mussolini, nota Franzinelli. "Ora sappiamo che praticò l’esatto contrario del motto credere, obbedire, combattere. Non credette nel tanto sbandierato amor di patria, non combatté ma invece obbedì al diktat dei tedeschi".

A settant’anni dalla Repubblica sociale gli storici ci offrono così una chiave di lettura nuova e coinvolgente di una pagina di storia sulla quale credevamo di sapere già quasi tutto.

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Ignazio Ingrao

Giornalista e vaticanista di Panorama, sono stato caporedattore dell’agenzia stampa Sir e diretto il bimestrale Coscienza. Sono conduttore e autore della trasmissione A Sua Immagine su RaiUno

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