La rivista per chi vuole parlare in latino
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La rivista per chi vuole parlare in latino

Sta per uscire "Mantinea", primo semestrale scritto interamente nella lingua degli antichi. La pubblica la Onlus Accademia vivarium novum

Il primo impulso è quello di andare a cercare qualche riga di traduzione in italiano, ed è grande la sorpresa nel vedere che non ce n’è: le 503 pagine di Mantinea, una rivista semestrale pubblicata dall’Accademia Vivarium Novum, sono scritte solo ed esclusivamente in latino. Il primo numero arriva in libreria in questi giorni e porta saggi di firme prestigiose, come il compianto Cesare (Caesar, visto che tutti si firmano con i loro nomi latini) Vasoli, illustre storico delle idee allievo di Eugenio Garin, o lo storico dell’arte Salvatore (Salvator) Settis, ben conosciuto dal pubblico per i suoi molti libri oltre che per il trentennale insegnamento alla Normale di Pisa.

I temi trattati sono quelli della cultura classica: letteratura, filosofia, pedagogia, diritto, insomma le principali manifestazioni del pensiero che abbiamo ereditato dalla tradizione greco-romana. Per la prima volta non se ne parla in una delle lingue moderne che da quel mondo più o meno direttamente derivano, ma nell’idioma originale. Una scelta che è già un programma culturale: far rivivere quelle che da sempre (oltre al latino anche il greco) sono insegnate nei nostri licei classici come "lingue morte". Non per niente il curatore del volume, che firma anche l’introduzione, è il latinista napoletano Luigi (Aloisius) Miraglia, citato tempo fa dal New Yorker come "l’uomo che parla più fluentemente latino al mondo".

Per conseguire l’obiettivo l’Accademia Vivarium novum, una onlus che si mantiene in vita grazie a donazioni esclusivamente private, non si limita alla pubblicazione di testi. Da anni ha dato vita a un progetto didattico grazie al quale una cinquantina di ragazzi provenienti da tutto il mondo studiano e si esercitano per parlare correntemente in latino e greco. Neppure il loro impegno, naturalmente, potrà ovviare al fatto che della lingua degli antichi conosciamo solo i testi scritti e dunque nessuno può sapere come venisse davvero parlata nella pratica quotidiana. Ma questa è tutt’altra faccenda, che può solo aggiungere fascino e interesse al progetto messo in campo da Miraglia e dai suoi eruditi amici.

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Stefano Caviglia