Eugenio Borgna, 'Parlarsi' - La recensione
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Eugenio Borgna, 'Parlarsi' - La recensione

Fenomenologia della comunicazione perduta: parole che sgorgano dalle sorgenti della condizione umana

Luminare della psichiatria dal volto umano, fra i primi molti anni fa a mettere in discussione i fondamenti somatogenetici della malattia mentale (il sintomo come entità astratta e impersonale) valorizzando il mondo soggettivo del paziente, il professor Eugenio Borgna torna in libreria con Parlarsi - La comunicazione perduta, una meditazione poco epistemologica e molto umanistica - fino alle soglie della mistica - sugli infiniti modi di essere della comunicazione, la forma di espressione e di relazione più tipicamente umana.

Dopo una vita dedicata alla pratica clinica e all'indagine delle contraddizioni e dei conflitti del conoscere, la ricerca di Borgna si è allargata all'intero campo della Fragilità che è in noi, per usare il titolo del precedente saggio. I suoi libri rappresentano per il nostro tempo - alle prese con l'epocale passaggio, complesso e inafferrabile, al mondo globalizzato e digitale - quello che intorno al 500 dovette essere per i contemporanei La consolazione di filosofia di Severino Boezio: il ponte dalle strutture di un sapere (la filosofia antica per Boezio, la psichiatria classica per Borgna) a un altro (il medioevo nel primo caso, una nuova dimensione sociale della comunicazione come cura nel secondo).

In entrambi i casi la portata "rivoluzionaria" del pensiero si esprime nel richiamo al tempo e allo spazio interiori. Solo se presente, passato e futuro convivono nel nostro animo, dice Borgna citando Agostino, possiamo vivere una vita ricca di senso. Per questo la nostalgia è un sentimento da non rimuovere. La nostalgia, come la speranza, è un sentiero aperto verso un futuro pieno e creativo perché riverbera nel presente il significato più profondamente umano del nostro vissuto. Allo stesso modo la solitudine e il dolore, le insicurezze e le tristezze possono trovare radici di senso solo se non vengono rimosse e trovano invece accoglienza dentro la propria vita interiore e nella relazione con gli altri.

Parlarsi è un'ode alla comunicazione fondata sul linguaggio delle parole e del volto: le lacrime e i sorrisi, i gesti e gli sguardi, i silenzi e le attese. Una comunicazione diversa dalla chiacchiera quotidiana, dalla somma di istanti che ci connettono abitualmente al presente: una comunicazione-solidarietà che smorza le differenze (con l'amico, con il malato, con il profugo) e accompagna verso i valori autentici della vita. Noi siamo anche ciò che doniamo agli altri, continua l'autore, la realizzazione profonda di noi stessi passa attraverso la com-passione, la sintonia con chi ci circonda.

Per esprimere le emozioni che sgorgano dalle sorgenti della condizione umana, la psichiatria e la filosofia hanno bisogno delle parole della poesia. La consolazione di filosofia alternava prosa e versi in un patchwork di richiami e citazioni che avrebbe influenzato Dante e Petrarca e forse anche Baudelaire e Rimbaud. Parlarsi chiede voce a Rilke e Leopardi, Emily Dickinson e Virginia Woolf, Hermann Broch e Loup Charvet, storico dell'arte e musicologo francese che ha dato questa definizione folgorante della lacrima: "una scrittura che esiste solo nelle sue cancellature".

Le parole-antenne di Eugenio Borgna, come dicevo, si spingono fino all'orlo dell'invisibile e dell'indicibile. Se le esperienze fondamentali della vita si sostanziano per tutti di attese e speranze, dolore e malattia, malinconie e angosce, insomma del vivere e del morire, talora lasciano filtrare il riflesso arcano della solitudine e della comunicazione esistenziale. È la conoscenza mistica, prerogativa di chi ha provato a rompere le sbarre della gabbia che ci inchioda a terra, il cui riflesso a sua volta si riverbera misteriosamente nelle parole della malattia.

Ma qui ci si arresta, chiedendo in prestito ancora un verso di Rainer Maria Rilke: "Come un cieco comprende una cosa intorno a sé / io sento il tuo destino e non so dagli un nome" (Requiem per un'amica). Noi "umani troppo umani" abbiamo tutti quanti il diritto a non essere giudicati per i nostri modi di reagire al dolore e alla malattia, e questa è la preziosa gemma di umanità laica contenuta in questo libro. Già che la sofferenza passa, conclude Borgna, "ma non passa l'avere sofferto".

Eugenio Borgna
Parlarsi - La comunicazione perduta
Einaudi
96 pp., 11 euro

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Michele Lauro