‘Cosa vuoi fare da grande’, tragicomico romanzo sul futuro dell’istruzione
Del Vecchio Editore
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‘Cosa vuoi fare da grande’, tragicomico romanzo sul futuro dell’istruzione

Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio raccontano la miseria culturale italiana, con ironia e irresistibile comicità

Il futuro dei nostri figli non sembra per niente roseo, per non parlare dell’attuale situazione dei ventenni e trentenni dall’orizzonte sfocato (per dirla con un eufemismo).

Che fare? Disperarsi o alleviare il tutto con una risata (anche se amara)? Non è nuovo il metodo: fare un ritratto critico di una situazione sociale che non funziona usando il mezzo della satira, della comicità, dell’umorismo talvolta grottesco, che aiuti a dire finalmente che “il re è nudo”. È il caso di Cosa vuoi fare da grande , delizioso romanzo di Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio (edito da Del Vecchio), che prova a fare un profilo tragicomico sul futuro dell’istruzione nostrana.

Le vicende si svolgono alla Scuola Elementare Attilio Regolo di Milano, l’istituto scelto dal Ministero per la sperimentazione di un nuovo metodo di orientamento didattico: il Futurometro. Si tratta di una macchina rivoluzionaria destinata a cambiare il futuro dei ragazzi e dell’istruzione, realizzata da uno dei più grandi e famosi inventori del mondo.
Per inaugurare la novità, autorità, genitori, alunni e personale scolastico sono tutti riuniti nella palestra della scuola, in un rendez vous che sembra uno spaccato in piccolo del Paese intero. Un’Italia provinciale, arrivista, egoista, cinica, dove gli adulti non perdono nemmeno un secondo a delegare alla tecnica la responsabilità di guidare i propri figli verso il futuro.

Ma alla Scuola Elementare Attilio Regolo ci sono Guido Pennisi e Giovanni Serra, due ragazzini un po’ strani e isolati, snobbati da tutti. Saranno loro a riservare le migliori sorprese.

Cosa vuoi fare da grande è da gustare con lo stesso spirito con cui si affrontano i libri e i primi due film di Fantozzi: grande divertimento, ma anche tanta malinconia e amaro in bocca. Alla fine rimane la consapevolezza che siamo tutti inevitabilmente immersi nella melma.

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Andrea Bressa