Adesso è meglio che tu non venga perché dovresti ripartire: elogio degli incontri mancati
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Adesso è meglio che tu non venga perché dovresti ripartire: elogio degli incontri mancati

Bisogna arrivare in stazione almeno 1 ora e 5 minuti prima. Quei 5 minuti in più non pare, ma sono fondamentali. Il più delle volte il numero del binario non è …Leggi tutto

Bisogna arrivare in stazione almeno 1 ora e 5 minuti prima. Quei 5 minuti in più non pare, ma sono fondamentali. Il più delle volte il numero del binario non è ancora comparso sul tabellone, quindi non occorre affrettarsi a raggiungerlo. Si può però controllare di nuovo il numero della carrozza e del posto sul biglietto, tante volte dopo non si facesse in tempo. Se è vicino, il binario, si può addirittura andare in bagno per un’ultima volta o, in alternativa, andare a comprare quella bottiglietta di acqua che la sera prima non è stato possibile sottrarre previdentemente dal frigobar dell’albergo e infilare in valigia per essere sicuri di non dimenticarla.

Poi ci si siede, e si aspetta. Se si è sufficientemente ardimentosi, ci si può persino alzare di tanto in tanto, o tirare fuori un libro e affondare gli occhi nella lettura.

Una volta l’ho fatto, e stavo per perdere il treno Ancona-Roma (al tempo ce n’erano solo due al giorno, ora non so), perché ero arrivata solo 24 minuti prima, e nella fretta il BINARIO 2OVEST e il BINARIO 2 si sono fusi dentro la mia testa in una ingannevole, errata identità. Venivo da una notte terribile in un hotel di San Benedetto del Tronto, nella cui hall il pomeriggio precedente avevo aspettato invano un incontro che non è avvenuto.

Era estate, il che rendeva tutto più difficile. Non c’era nessun fattorino (…) a cui chiedere, nessun annuncio, niente di niente. Chi conosce la stazione di Ancona sa di cosa parlo. Bisogna solo essere fortunati e aspettare che il destino si manifesti con uno dei suoi scherzetti o ci stupisca con una temporanea sospensione delle ostilità.

Il libro che stavo leggendo per ora non è importante, ve lo dico dopo; mentre forse lo è il fatto che la persona che mi si avvicinò circa 2 minuti prima della partenza del treno e a cui chiesi, pelo pelo, come mai non fosse ancora arrivato, mi fece notare che BINARIO 2 OVEST e BINARIO 2 non erano affatto la stessa cosa tenendo in manoL’interpretazione dei sogni.

Interessante. L’interpretazione dei sogni è del 1900. Nell’estate del 1913, Freud è in un albergo sulle Dolomiti, a San Martino di Castrozza. Lì incontra il giovane musicista Alban Berg, che gli rivolge alcune domande ironiche circa la propria condizione di ipocondriaco. «Ma non l’ha trovata una cura per questa influenza, dottore?» pare gli abbia chiesto. Non si sa cosa rispose Freud, che però in seguito a quell’incontro teorizzò una nuova patologia della modernità, di cui Berg soffriva, il cosiddetto “complesso della ferrovia”. D’altra parte, anche Freud ne soffriva.

Berg, dice Adorno nella biografia a lui dedicata, arrivava in stazione anche con 3 ore di anticipo per paura di perdere il treno, e cionostante spesso lo perdeva. Si sentiva costantemente in pericolo di vita, e gridava “al lupo” talmente tanto spesso che quando chiese ad Adorno di incontrarsi in un albergo di Vienna perché forse stava per morire “per una foruncolosi”, Adorno rifiutò. Poche settimane dopo, Berg morì.

Adorno d’altra parte continuerà a mancare gli incontri negli alberghi: nel 1959, dopo un carteggio freddino (da parte sua) con Celan che gli aveva dedicato la Conversazione nella montagna, gli dà appuntamento al Grand Hotel Waldhaus di Sils Maria, in Engadina, dove deve recarsi per una serie di conferenze.

«La prego quindi di perdonarmi se domani e martedì prossimo non sarò presente alle Sue conferenze»

I due sperano di parlare della questione ebraica in generale, e di Kafka in particolare. Solo che quando Adorno arriva, il 30 luglio, Celan è già ripartito con tutta la sua famiglia. Si sono capiti male? Celan è scappato perché non si sentiva di reggere l’incontro con «l’Ebreo Grande», come era solito chiamare Adorno (che perciò si imbarazzava moltissimo)? Boh, non si sa.

Per tornare a Freud, nel settembre di quell’anno, dopo San Martino si reca al Bayerhischer Hof di Monaco per partecipare al Congresso della psicoanalisi che sancirà il definitivo allontanamento con Jung. In quell’occasione, incontra Lou Andreas Salomé, che proprio in quell’albergo gli presenta Rainer Maria Rilke, con cui lei continuerà poi a mancare incontri nelle varie città d’Europa, come risulta qui

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«La cosa più bella per me sarebbe: averti qui»

Nell’epistolario tra i due mancano le lettere dell’estate del 1912: mentre Rilke era a Venezia, infatti, Lou era a Vienna da Freud a studiare la psicoanalisi.

E che faceva Freud? Il 14 maggio scrive da Vienna a Schnitzler, autore di Doppio Sogno, che vorrebbe incontrarlo, ma non si sa come i due si mancano sempre per un pelo.

Solo dieci anni dopo, in una lettera del 1922, confesserà: «Mi sono sempre chiesto con tormento per quale ragione in realtà io non abbia mai cercato in tutti questi anni di avvicinarLa e di avere un colloquio con Lei (…). Io ritengo di averla evitata per una sorta di paura del doppio».

Lou Salomé è la stessa che carteggiava con Nietzsche, che scrisse parte dello Zarathustra proprio a Sils Maria – è per questo che la Conversazione nella montagna di Celan lo cita continuamente, insieme al racconto L’escursione in montagna di Kafka.

Già, Kafka. Se proprio si devono perdere treni e lamentarsi delle notti in albergo, lo si faccia in grande stile. Dov’è Kafka in questo periodo, mentre Freud salomeggia? A Desenzano del Garda, a guardarsi allo specchio della stazione, abbiamo detto.

Però quasi un anno più tardi, nel luglio 1914, sappiamo che Kafka è a Berlino, ospite dell’hotel Askanischer Hof , dove «in una specie di processo davanti a testimoni» rompe il suo fidanzamento di soli due mesi con Felice.

Sei anni dopo, il 29 giugno del 1920, è arrivato a Vienna, dove deve incontrare la traduttrice Milena Jesenskà.

Scriverà dall’Hotel Congress, che allora si chiamava Hotel Riva:

«Ti prego, Milena, non sorprendermi arrivando di fianco o da dietro».

L’ho letto qui,

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.

mentre aspettavo il treno Ancona-Roma sul binario sbagliato.



Colonna sonora
Paolo Conte, Parigi
Richard Hawley, Hotel Room 

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Daniela Ranieri

Daniela Ranieri vive a  Roma, anche se si domanda perché ciò dovrebbe avere importanza in questa sede. Ha fatto reportage e documentari per la tv. Ha fatto anche la content manager, per dire. Vende una Olivetti del '79, quasi  nuova. Crede che prendere la carnitina senza allenarsi faccia bene uguale. Ha pubblicato il pamphlet satirico "Aristodem. Discorso sui nuovi radical chic" e il romanzo "Tutto cospira a tacere di noi" (entrambi Ponte alle Grazie) 

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