Norme, superate, contro il Covid sono un danno anche al Sistema sanitario
Il virus corre veloce, ma terapie intensive e ricoveri restano sotto controllo. Il rischio è che le limitazioni mandino in tilt non solo l'economia ma anche il servizio sanitario
L'ondata estiva del Covid spaventa per i numeri e il tasso di positività, che non accenna a diminuire e anzi continua a crescere, ma non presenta ancora parametri da allarme generale soprattutto nel dato cruciale dei ricoveri. Una situazione che sta consentendo di gestire le settimane calde di luglio senza immaginare la reintroduzione di limitazioni e blocchi, seppure selettivi, anche perché finirebbero col rendere più complessa la gestione del momento economico già provato da due anni di pandemia e dallo scoppia della guerra tra Russia e Ucraina.
Una soluzione che trova l'appoggio anche degli operatori del settore sanitario, impegnati a fare i conti con la rapida diffusione del virus che colpisce anche i reparti privandoli di medici e infermieri. A testimoniarlo è Salvatore Maurizio Maggiore, docente di Anestesia e rianimazione dell'Università di Chieti e responsabile dell'Unità operativa complessa di Anestesia e rianimazione della città abruzzese: "I ricoveri in terapia intensiva di pazienti positivi al Covid sono pochi, come confermano i colleghi di altre regioni. Non abbiamo timori per il numero dei ricoveri - le sue parole -. Le preoccupazioni sono legate ad altro, ovvero all'effetto dei contagi vista l'elevata circolazione virale attuale, degli operatori sanitari, proprio in un periodo in cui ci sono anche le ferie".
Il rischio concreto è che le misure che costringono all'allontanamento gli operatori sanitari che risultano positivi finiscano con il limitare le possibilità di portare assistenza ai pazienti. A Chieti su uno staff di 15 persone i casi sono 4 tra medici e infermieri, ma lo scenario può essere replicato anche altrove vista la grande facilità di infezione in giorni in cui risulta positivo, nella media, un tampone su quattro tra quelli effettuati.
A livello nazionale i numeri non si discostano molto. Al 12 luglio i ricoveri in terapia intensiva causa Covid erano 375, lontanissimi dai picchi della primavera 2020 quando avevano sfondato la soglia dei 4.000: nessuna pressione sugli ospedali pur in presenza di un costante incremento anche dei ricoveri in reparti ordinari, vicini ai 10.000.
Tornare al regime di limitazioni con questo quadro potrebbe provocare problemi sostanziali in tutti i settori dell'economia italiana, non solo nel turismo che sta vivendo la sua stagione di raccolta dopo due anni di sofferenza e perdite. L'esempio di Chieti racconta di come le ricadute possano colpire anche il Sistema sanitario nazionale, l'avamposto da cui si combatte il Covid e la sua diffusione massiva in questa estate.