auto che si guida da sola
koo_mikko @iStock (2017)
Tecnologia

Così Google entrerà nelle nostre auto

La grande G punta a un’integrazione più profonda con tutta l’elettronica a bordo auto. Con Google Assitant nei panni del co-pilota

Google vuole portare Android fin dentro il cuore delle nostre macchine. A rivelarlo è la testata Bloomberg, che, anticipando alcuni dei temi che BigG tratterà in occasione della prossima conferenza con gli sviluppatori, ci fa sapere che Mountain View sarebbe già al lavoro per mettere il sistema operativo del robottino verde al centro dei sistemi di infotainment automobilistici.

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Non si tratta, è bene precisarlo, di un semplice aggiornamento di Android Auto, l’alternativa a Apple CarPlay che consente di effettuare il mirroring - ovvero la replica - di Google Maps, Google Music e di tutte le altre funzioni chiave del telefono sugli schermi touch-screen di alcune auto (ad oggi circa 300 modelli compatibili), ma di qualcosa di più intimo, profondo. Nel futuro prossimo venturo, a quanto pare, Google sarà in grado di gestire buona parte delle funzioni elettroniche presenti nell’abitacolo. Come ad esempio il climatizzatore o la regolazione dei sedili.

Android dentro l'abitacolo
Sembra una differenza da poco, ma a ben guardare il salto rispetto al passato è triplo. Nel livello di integrazione, ma soprattutto nella capillarità. Già, perché rispetto a ciò che si è visto finora, Google non si limiterà a dirottare sul cruscotto le mappe, la musica, le telefonate e le altre app che girano su smartphone, ma entrerà nel cuore pulsante (e pensante) delle nostre auto. Tanto che non ci sarà nemmeno bisogno di collegare il telefono all’auto. Android - riporta Bloomberg - sarà già annegato nell’elettronica delle vetture, proprio al di sopra delle piattaforme proprietarie.

Salto di qualità
Parafrasando un vecchio motto di Mountain View (Don’t be Evil) verrebbe da pensare che  i costruttori stiano vendendo l’anima al diavolo. O forse, più semplicemente, che stiano finalmente prendendo coscienza del fatto che ciò che può offrire Google in questo momento è due/tre spanne sopra qualsiasi alternativa fatta in casa.

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Del resto basta buttare l’occhio su un cruscotto qualsiasi per capire che la differenza - in termini grafici e di usabilità - fra ciò che si vive in auto e ciò che si vede su un comune smartphone da poche centinaia di euro è ancora abissale. La verità è che sviluppare software è uno sport che si fa ogni giorno sempre più difficile e costoso. Praticabile ad alto livello solo da poche aziende specializzate (Google, Apple, Microsoft), le stesse che hanno avuto la forza di alfabetizzare il Pianeta con i propri sistemi operativi "smart".

Un assistente (virtuale) come compagno di viaggio
Non va trascurato, poi, tutto il discorso relativo all’intelligenza artificiale. Una componente fondamentale della nuova esperienza sulle auto powered by Android sarà guidata proprio da Google Assistant, il maggiordomo virtuale annunciato dalla grande G un anno fa di questi tempi.

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Ciò nell’ottica di migliorare l’interazione uomo-macchina, ma soprattutto la sicurezza. Se è vero come è vero che le distrazioni causate dall’uso dei touch screen in auto rappresentano ad oggi una delle principali cause di incidenti stradali, l’ingresso a bordo auto di un assistente virtuale programmato per capire in modo raffinato il linguaggio naturale potrebbe migliorare - e di molto - le cose.

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Facilitando la transizione verso le cosiddette auto a guida autonoma, secondo molti il vero obiettivo finale dell'accordo fra Google e il mondo delle quattro ruote.

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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