iPhone 8
Roberto Catania
Tecnologia

Caro smartphone, non mi servi più

Per la prima volta i ragazzi tra i 16 e i 24 anni usano il telefonino meno che in passato, dimostrando che la saturazione è completa

Kantar, società che svolge indagini di mercato soprattutto nel campo della tecnologia, ha rivelato un dato interessante: usiamo lo smartphone meno che in passato.

Si tratta di una controtendenza che riguarda un po’ tutti i paesi oggetto d’indagine, 54 in totale, Italia compresa, in rappresentanza del 90% dell’intera popolazione internet. Da noi, come nel resto del mondo connesso, i ragazzi tra i 16 e i 24 anni usano lo smartphone con una media di 3,8 ore al giorno, in diminuzione rispetto alle 3,9 ore del 2016.

Sembra poco, molto poco ma sul lungo periodo i numeri fanno un certo effetto: 22,4 ore in meno alla settimana, 1.168 ore senza ogni anno e un totale di 49 giorni staccati dallo schermo touch.

Basta smartphone

Cosa vuol dire? Beh, chiaramente che non ne possiamo più dello smartphone anzi, non ne possono più i nativi digitali, i millennials, la generazione Z, Y, chiamiamoli come vogliamo, quelli cioè che dal cellulare non dovrebbero staccarsi mai, nemmeno durante la notte.

Le cose sono due: o Kantar si è imbattuta, per caso, in 70 mila persone stufe del proprio telefonino oppure l’utilizzo del piccolo compagno intelligente sta davvero cambiando, spostando l’attenzione altrove. Si ma dove? Stando agli analisti, sui cosiddetti multidevice, ovvero oggetti dedicati che hanno un po’ sostituito la pretenziosità dello smartphone di poter fare tutto.

Vita digitale a più livelli

Se il dispositivo mobile resta lo strumento principale per chattare e leggere le email, cala la sua funzione di console di gioco, a favore delle tradizionali PlayStation e Xbox ma soprattutto di modelli ibridi come la Nintendo Switch, capace di restituire una qualità del gaming identica sia a casa, quando attacca al televisore, che in giro, durante l’attesa del treno o del tram.

Sia chiaro: il telefonino è ancora il preferito per compiere tante attività, dall’ascolto della musica su Spotify alla serie TV su Netflix, però con un livello di morbosità minore. Del resto lo ha scoperto proprio Kantar quando si è vista rispondere dal 34% degli intervistati che lo smartphone occupa oggi troppo tempo delle loro vite, mentre vorrebbero dedicare maggior spazio ad altro, pur sempre contenuti digitali ma fruiti in maniera diversa.

La vecchia guardia sopravvive

Paradossalmente, l’alto grado di digitalizzazione che la telefonia mobile ha contribuito a far esplodere (dalla musica ai film), si sta rivelando per essa stessa un boomerang. La fruizione liquida, cioè di prodotti conservati sotto forma di file sempre accessibili, ha finito con il dare nuova linfa a oggetti considerati oramai sorpassati, come il televisore e la radio. E invece le Smart TV, gli apparecchi audio connessi e altri aggiornamenti del genere (il Cinema in 3D ad esempio) mantengono ancora la loro leadership in certi settori, aiutati dal telefonino più che rimpiazzati.

Saturazione evidente

Per Statista, il 67,9% di italiani avrà uno smartphone nel 2018. La fetta salirà al 68,5% nel 2019. Una volta guidavamo classifiche così mentre adesso siamo nel mezzo di un ranking che, in media, vede gli europei con il 91% di possesso di un cellulare intelligente, qualche punto in meno della Cina che è al 97%. In generale, è come se ogni persona al mondo, in proporzione ovviamente, avesse un terminale Android (la maggior parte), iOS o Windows Phone (sempre meno).

Non c’è spazio per altro, se non in fase di un ricambio generazionale, più lento del ciclo sostitutivo di tre anni fa e dunque meno evidente. Il comparto dell’Internet degli Oggetti (IoT) fa la sua parte: speaker, orologi, braccialetti, auricolari, sono tutti connessi e continuamente al lavoro per produrre dati e dircelo in continuazione, quasi fossimo robot costantemente in movimento.

Forse è arrivato il momento di fermarci un attimo.

Per saperne di più

I più letti

avatar-icon

Antonino Caffo

Nato un anno prima dell’urlo di Tardelli al Mondiale, dopo una vita passata tra Benevento e Roma torno a Milano nel cui hinterland avevo emesso il primo vagito. Scrivo sul web e per il web da una quindicina di anni, prima per passione poi per lavoro. Giornalista, mi sono formato su temi legati al mondo della tecnologia, social network e hacking. Mi trovate sempre online, se non rispondo starò dormendo, se rispondo e sto dormendo non sono io. "A volte credo che la mia vita sia un continuo susseguirsi di Enigmi" (Guybrush Threepwood, temibile pirata).

Read More