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Ansa
Calcio

Serie A, ecco le squadre che si sono ridotte lo stipendio per Coronavirus

Dall'accordo della Juventus alle scelte dei giocatori di Roma e Parma. Cosa sta succedendo mentre lo scontro tra Lega e Aic è fermo - QUANTO GUADAGNANO I CALCIATORI DI SERIE A

Con la trattativa tra Lega Serie A ed Assocalciatori ferma allo scontro su posizioni inconciliabili, le società e le rose delle squadre della Serie A ferma per Coronavirus si stanno muovendo in ordine sparso. L'accordo capostipite è stato sottoscritto il 28 marzo dalla Juventus: rinuncia a un mese e mezzo di stipendio e spalmatura sulle stagioni successive di altri due e mezzo con risparmio sul bilancio 2019-2020 quantificato in 90 milioni di euro. Ossigeno puro per le casse del club di Andrea Agnelli che ha così potuto guardare con maggiore serenità al dibattito sulla ripresa dei campionati per limitare i danni economici del lockdown.

La Juventus non è rimasta sola in questa rincorsa al risparmio. Mentre i vertici del calcio italiano si sono messi a litigare sulla quantificazione dei taglio (un potenziale risparmio da 225-450 milioni di euro su un monte stipendi complessivo stimato in circa 1,4 miliardi di euro ma probabilmente superiore), altri club hanno lavorato in silenzio per far quadrare i conti. In tutti i casi si tratta di accordi temporanei, che consentono minimizzare i problemi di liquidità derivanti dai mancati ricavi ciclici da stadio.

E' il caso del Parma i cui calciatori hanno accettato di rinunciare alla mensilità di marzo: 40 tesserati tra giocatori, staff tecnico, direttore sportivo e collaboratori. Soldi che, insieme ad altre iniziative di condivisione, aiuteranno il club a non dover ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti con stipendi normali, fermi fino a nuovo ordine.

tratto da Twitter @officialAsRoma

Alla Roma è stato lo spogliatoio a presentare la propria offerta a Pallotta: rinuncia a 4 mensilità di cui una (marzo) definitiva e le altre (aprile, maggio e giugno) eventualmente spalmate sulle prossime stagioni nel caso si dovesse tornare in campo per terminare il campionato in estate. Taglio di una mensilità anche per i vertici societari e contributo per garantire stipendio pieno ai dipendenti messi in cassa integrazione. Risparmio stimato sul bilancio, esangue, della Roma: circa 50 milioni di euro.

In altre piazze siamo alla fase degli intenti. A fine marzo, ad esempio, i giocatori dell'Inter si sono seduti virtualmente al tavolo con la società per concordare la disponibilità alla riduzione dei compensi in modi e forme da stabilire con calma. Dipenderà dalla ripartenza e dalle esigenze di far quadrare i conti al 30 giugno per Zhang e il gruppo Suning.

Il Cagliari è sulla strada giusta ma il taglio non dovrebbe riguardare marzo bensì il mese di aprile dopo trattativa singola con gli atleti. Altrove si ragiona su tempi e modalità. L'Udinese ha annunciato la scelta dei dirigenti di rinunciare alla busta paga per un mese in attesa dell'accordo con lo spogliatoio. C'è chi, come l'Atalanta, potrebbe derogare dall'idea del 33% in meno effettuando un taglio più soft. Molti preferiscono rinviare al momento in cui si avrà la certezza sul ritorno in campo o meno. Anche perché si tratta sempre e comunque di intese da perfezionare con ogni calciatore, in una ricerca di equilibrio molto complessa. E se si dovesse finire il campionato, verrebbe meno anche parte del presupposto sulla mancata prestazione lavorativa dell'atleta. Resterebbero i danni, seppure minori rispetto allo stop definitivo, ma sarebbe più difficile per proprietari e dirigenti scaricarli in gran parte sui propri tesserati.

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Giovanni Capuano