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(Ansa)
Calcio

Milan e Juventus, il tempo è finito

La crisi di risultati di Thiago Motta e il ritorno alla realtà di Conceicao, dopo il trionfo della Supercoppa Italiana, segnano per i due tecnici la necessità di correre per non fallire l'obiettivo minimo della stagione

Il tempo delle mele è finito da un pezzo e anche quello della benevolenza. Juventus e Milan, ciascuna con i propri problemi e margini di crescita, entrano nella seconda parte della stagione con l'imperativo di dover correre per non fallire quello che non si può fallire e cioè la qualificazione alla Champions League. Solo il rallentamento di chi sta davanti (Lazio e Fiorentina oltre al Bologna) aiuta in questo momento Thiago Motta e in parte Sergio Conceicao a guardare con un pizzico di fiducia al futuro. Non fosse così, ci sarebbe da aprire alle riflessioni in anticipo sui tempi canonici del calcio moderno.

Il pareggio della Juventus nel derby contro il Torino - numero 12 in campionato su 19 partite giocate - non ha smosso le coscienze bianconere. Le spiegazioni del tecnico sono le solite: squadra giovane, progetto a lungo termine, infortuni e avanti così. I conti, però, non tornano. Un anno fa di questi tempi Allegri aveva messo insieme 13 punti in più di Thiago Motta con a disposizione una squadra su cui il club aveva investito praticamente nulla, con enormi carenze ereditate da episodi (Pogba e Fagioli) e la necessità di gettare nella mischia tanti ragazzi della Next Gen. Oggi i ragazzi ci sono ancora ma in più si è aggiunto un mercato da 200 milioni di euro che non sta rendendo.

Colpa di chi? Qualche domanda va girata certamente a Cristiano Giuntoli, l'architetto del progetto, ma come sempre accade nel mondo del calcio il primo a risponderne è il tecnico. Thiago Motta non rischia anche se la pazienza dei tifosi è ai minimi, almeno quanto esagerate erano le aspettative degli anti allegriani. Però c'è un numero che deve far riflettere: nelle ultime 10 panchine di campionato al Milan Paulo Fonseca, poi cacciato, ha fatto 14 punti. Thiago Motta è più o meno sulla stessa linea: 16.

A proposito dei rossoneri, la bolla della Supercoppa Italiana è scoppiata non appena Conceicao è atterrato nella realtà della Serie A. La furia con cui l'allenatore portoghese ha definito la prestazione dei suoi contro il Cagliari deve preoccupare perché assomiglia agli sfoghi del predecessore, divenuti poi una delle ragioni del logoramento nei rapporti con parte della squadra. Sul piano numerico non c'è più spazio per sperimentare: con 28 punti in classifica e 20 gare da disputare, fotografia dell'inizio di stagione, il Milan deve immaginare da qui alla fine di metterne insieme non meno di 42 per arrivare a quota 70 e sperare nella Champions League. Significa fare un girone a velocità scudetto con un gruppo che fin qui ha funzionato solo a strappi. Se non è un miracolo, si chiama impresa ed è senza rete e senza possibilità di fallimento.

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Giovanni Capuano