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Calcio

Chi è Mateo Retegui, l'argentino che deve salvare l'Italia

Senza attaccanti e con sempre meno italiani che giocano, il ct Mancini ha scovato dall'altra parte del mondo l'uomo che deve fare i gol necessari per andare all'Europeo 2024. Anche se molti storcono il naso...

Un fisico possente, discreta tecnica, carta d'identità che lo colloca ancora nella categoria giovani con un talento da sviluppare e, soprattutto, con un bisnonno di Canicattì. Sicilia. La carta vincente valsa a Mateo Retegui la chiamata in nazionale di Roberto Mancini, commissario tecnico alla disperata caccia di gol per una squadra che ha cancellato l'onda euforica dell'Europeo vinto a Wembley tornando ai vizi del recente passato. E che si deve misurare in maniera ormai patologica con l'assenza di giocatori tra i quali scegliere i migliori per comporre l'attacco, a maggior ragione ora che il logorio dell'età e della stagione ha messo fuori gioco Immobile e gli altri.

Può non piacere ai puristi della maglia azzurra - infatti non piace - ma è così. Retegui è convocabile per l'Italia grazie al bisnonno e tanto basta perché la Figc abbia assecondato la scelta di Mancini che potrà sembrare una scorciatoia eppure alla fine l'unica cosa che conta è che sia funzionale ad ottenere il risultato. Perché la qualificazione europea non va data per scontata in un girone con Inghilterra, Ucraina, Macedonia del Nord e Malta anche se passano le prime due con il paracadute del rendimento nella Nations League in caso di flop. Lo dice la storia recente, dolorosa, da cui l'Italia è passata mancando l'approdo al Mondiale del Qatar dopo aver bucato quello in Russia.

Retegui porta in dote i gol segnati nell'ultimo anno e mezzo nella Liga Profesional argentina: 25 in 35 patite con la maglia del Tigre, il club dove lo ha messo il Boca Juniors dopo averlo fatto girare in prestito a Estudiantes e Talleres. Ha debuttato nel novembre 2018 entrando al posto di Carlos Tevez ed è esploso un anno fa. Chi lo conosce, descrive il suo modo di stare in campo come molto moderno: forte di testa, vede la porta ma è capace anche di arretrare di qualche metro per cucire il gioco, aiutare i compagni e far salire la manovra. Inutile cercare paragoni, Retegui non ha ancora nemmeno iniziato la sua storia azzurra e non ne avrà una con la maglia dell'Argentina dove non è mai stato convocato. Bisogna fidarsi del fiuto di Mancini e sperare che abbia pescato bene.

Mateo viene da una famiglia di sportivi. Il padre è stato giocatore e poi selezionatore della nazionale maschile argentina di hockey su prato, con la quale da ct ha vinto l'oro ai Giochi di Rio del 2016. Stesso sport in cui la madre si è laureata campione del mondo juniores nel 1993. La sorella ha nel palmares l'argento preso alle Olimpiadi di Tokyo 2021. Lui ha provato il calcio da bambino, è passato alla disciplina di famiglia per poi tornare a inseguire un pallone.

La sua chiamata ha riacceso ovviamente il dibattito su quanto sia giusto cercare fuori un prodotto che non si riesce a formare in casa. La Figc studia da tempo la situazione ma non ha ancora trovato le contromosse al calo di vocazioni tra i bambini italiani. I numeri sono impressionanti: i settori giovanili sono pieni di ragazzini pescati altrove e alla cima della piramide non c'è spazio, almeno nei club di prima fascia. Inter e Milan non hanno un solo attaccante italiano, la Juventus schiera Chiesa e Kean, il Napoli Raspadori, Politano e Zerbin. Lazio e Roma non si distinguono: Zaccagni, Immobile e Cancellieri in biancoceleste, Belotti ed El Shaarawy in giallorosso. Poi c'è Zaniolo in Turchia e Sottil nella Fiorentina. Questi fanno l'Europa delle coppe.

Anche altrove qualche segnale di criticità emerge, ma Mancini ha veramente il serbatoio vuoto. E' giusto chiamare un argentino il cui unico legame con l'Italia è un bisnonno? Forse no, però è anche il segnale di un pragmatismo cui il ct non può rinunciare se vuole tentare di restituire al nostro calcio la ribalta di una grande manifestazione senza la quale diventa tutto difficile. Anche immaginare di battere la Turchia nella corsa all'assegnazione dell'edizione del 2032 dello stesso Europeo.

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Giovanni Capuano