L'Inter e lo scudetto, cosa deve fare se non vuole perderlo
Il crollo di Firenze fa suonare l'allarme sulle prospettive della squadra di Inzaghi. Stanca, svuotata e molle come mai prima, l'unica strada è la selezione degli obiettivi stagionali?
Molle, lenta, svuotata come mai nell'ultimo anno e mezzo. L'Inter di Firenze ha messo in scena la peggiore versione di se stessa da quando Simone Inzaghi siede sulla panchina e ha aperto il dibattito: rischia una stagione da zero titoli, consumata da fatica fisica e mentale? La risposta isterica dl giorno dopo il ko contro la Fiorentina in emergenza è unanime: sì. Anzi, c'è chi si porta oltre leggendo nel calendario del mese di febbraio una sorta di porta scorrevole al di là della quale c'è la possibile fuga del Napoli in campionato, un percorso accidentato in Champions League e una Coppa Italia tutt'altro che semplice se è vero che sulla rotta dei nerazzurri potrebbero materializzarsi i derby numero 4 e 5 della stagione.
Come sempre, non è detto che la prima impressione sia quella corretta. Se è vero che a Firenze si sono sommati errori e omissioni che in altre occasioni erano stati sparsi qua e là, dando però a Inzaghi la chance di correggere in corsa, alcuni numeri raccontano una realtà differente. Intanto, al Franchi l'Inter ha perso meritatamente ma è stata anche punita oltre i demeriti nella quantità della sconfitta. "Non c'è nulla da salvare" ha detto Inzaghi e ha ragione. Semmai c'è da analizzare le ragioni per correre ai ripari.
Quella più evidente è la stanchezza che ha annebbiato gambe e cervello dei suoi giocatori. Non può essere un problema di condizione fisica in termini assoluti, visto che la stessa squadra ha giocato un derby di grande impeto fino all'ultimo secondo, ma è certamente spia della difficoltà di mantenere la stessa intensità sempre e comunque. Non deve sorprendere, essendo stata la 34° partita giocata da metà agosto da una rosa ampia ma anche di età media avanzata e nella quale ci sono state assenze che hanno costretto Inzaghi a modificare il turn over scientifico su cui ha sempre basato la sua organizzazione stagionale.
Se poi Calhanoglu viaggia a motori mezzi spenti, la luce non si accende. Ma il turco è atteso in crescita nelle prossime settimane e dovrebbe risolvere almeno parzialmente il problema della qualità della costruzione del gioco. Il resto, invece, dovrà farlo l'allenatore cominciando a dare delle priorità per evitare di disperdere energie preziose e scarse. Ad esempio, a fine mese la Lazio salirà a San Siro per inseguire la semifinale di Coppa Italia contro il Milan. Accadrà alla vigilia della trasferta a Napoli che sarà decisiva per lo scudetto, sarebbe un autogol non tenerne conto. Sarà più difficile con la Champions League dove pure il sorteggio della seconda fase qualche indicazione dovrebbe averla data. Per arrivare a Monaco di Baviera (31 maggio, finalissima) serve un'impresa storica, può restare l'obiettivo principale di tutti?
Chiarito lo scenario, per Inzaghi sarà più semplice muoversi di conseguenza partendo da una considerazione che è ormai scritta nella pietra di questi mesi di partite: può contare solo su due attaccanti - la ThuLa - che sono straordinari ma anche molto pochi per tirare fino a giugno. Taremi è il flop più doloroso della campagna estiva, Arnautovic e Correa non sono stati mai utili e, dunque, tutto pesa sulle spalle dei due titolari. Uno sforzo enorme che rischia di bruciare tutte le ambizioni.
Presi gli ingredienti e miscelati con un Napoli che viaggia a ritmo record, ecco perché per non perdere la possibilità di giocare per lo scudetto l'Inter di Firenze sarà obbligata a fare scelte e darsi delle priorità. Avvertenza per i pessimisti in servizio permanente ed effettivo: tra il derby d'andata perso a settembre a Firenze, secondo ko in campionato, ci sono state 13 vittorie e 4 pareggi più un percorso ottimo in Champions League. Inzaghi sta firmando una stagione più che ottima, insomma. Chi lo mette in discussione ha perso il senso della realtà.