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Calcio

Lukaku e Cuadrado, perché hanno ragione i tifosi che protestano

La storia dice che le società che si sono fatte influenzare dagli umori delle curve hanno sbagliato. Però c'è un limite, Inter e Juventus lo stanno superando

Se la Juventus avesse dato retta ai tifosi nel torrido luglio del 2014, forse non avrebbe vinto cinque scudetti di fila con in panchina Massimiliano Allegri. O forse sì. Di sicuro chi si era presentato ai cancelli di Vinovo ancora sotto choc per l'addio improvviso di Antonio Conte, il tecnico livornese pescato da Marotta sulle spiagge toscane non lo voleva. Sbagliando. E sbagliava anche chi, quindici anni prima, contestava Carlo Ancelotti scelto da Luciano Moggi ("Un maiale non può allenare" il pensiero più dolce) anche se poi Carletto se ne sarebbe andato senza tituli prima di iniziare la sua vertiginosa scalata al libro dei record. O, ancora, sbagliò di sicuro la Juventus a non prendere Stankovic perché i tifosi non gradivano e mille altre storie di intrecci tra mercato e pulsioni popolari.

In generale, insomma, è giusto che i tifosi facciano i tifosi e le società non si lascino influenzare perché sono più le volte che questo crea un cortocircuito malevolo che benefico. Sarebbe arrivato, ad esempio, Simone Inzaghi a Istanbul se l'Inter non l'avesse accontentato imbarcando Acerbi last minute mentre i social vomitavano insulti a causa di una presunta risatina a un gol del Milan di un paio di mesi prima? No. Forse. Certamente Acerbi è stato una delle fortune dell'Inter dell'ultima stagione e alla fine tutti si sono ricreduti.

Esiste, però, un limite oltre il quale è difficile spingersi. Non è quello delle offerte indecenti che hanno spinto il Milan e Tonali nelle braccia degli arabi di Newcastle; in quel caso sarà sufficiente reinvestire quanto incassato per togliere ogni dubbio, poi il campo darà il suo verdetto. Il limite è il doppio e triplo salto carpiato cui questa estate folle e rovente di calciomercato condanna i tifosi di Juventus e Inter. L'ultimo week end è stato da KO tecnico. I nerazzurri ci sono entrati sicuri di ritrovare a breve la figura rassicurante di Lukaku, smaltendo la delusione per l'addio al nuovo idolo Onana (a proposito, un anno fa si sprecavano ironie sul suo conto...) e ne sono usciti con Lukaku che va alla Juventus (forse) e Cuadrado, il simbolo più odiato dei rivali, pronto a vestire nerazzurro. E quelli della Juventus hanno scoperto che l'attaccante belga - quello dei fischi e degli ululati - nei piani della nuova dirigenza deve diventare l'idolo di domani dopo essere stato il nemico di ieri.

Difficile, impossibile, far digerire l'incrocio sull'asse Milano-Torino. Chi ha ragione? Seguendo la testa i dirigenti, ma ogni tanto andrebbe ricordato a tutti che il calcio rimane sempre e comunque una questione di cuore. E che la pazienza dei tifosi-clienti ha un limite. Al campo l'ultima parola, come sempre, ma non c'è modo di dar torto a chi si indigna sui social e fuori: Lukaku con la '9' bianconera e Cuadrado a sbattersi su è giù per la Curva Nord sono davvero troppo. Possibile che non ci sia un finale diverso?

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Giovanni Capuano