La Champions League delle solite note: la superlega esiste già
Nei quarti di finale nel primo anno del nuovo format ci sono 6 delle 8 squadre che c'erano anche nella scorsa stagione. E 5 delle prime 7 del ranking Uefa per club - VOLATA CHAMPIONS, IL RANKING UEFA AGGIORNATO
La roulette dei rigori che ha premiato il Real Madrid, spedendo all'inferno l'Atletico del Cholo Simeone, epilogo di un derby di intensità emotiva unica, ha iscritto la squadra di Carlo Ancelotti ai quarti di finale e consente un primo bilancio degli effetti del nuovo format della Champions League. "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" scriveva Tomaso di Lampedusa e la citazione è perfetta anche per provare a leggere cosa è accaduto fin qui nella manifestazione vetrina del calcio europeo.
Allargare a 36 squadre, mischiare le carte con la classifica unica della prima fase, affidarsi alla buona sorte nella compilazione di calendari asimmetrici e scrivere regole perfettibili (ad esempio la differenza reti come primo criterio in caso di parità di punti) non ha prodotto alcun cambiamento apparente. Nelle magnifiche 8 della Champions League di questa stagione ci sono più o meno sempre le stesse. Ben 6 erano presenti in tabellone anche un anno fa: Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Paris Saint-German, Arsenal e Borussia Dortmund. E chi non c'è è perché è stato buttato fuori in scontri diretti anticipati, visto che Manchester City e Atletico Madrid hanno avuto la sventura di incrociare il Real Madrid implacabile di Carlo Ancelotti rispettivamente nei playoff e negli ottavi.
Non solo. Gli assenti sono stati rimpiazzati dall'Inter, che c'era anche nel 2022/2023, mentre l'Aston Villa rappresenta l'unico outsider capace di infilarsi nel quadro d'autore da cui uscirà la vincitrice del trofeo. Villans che hanno approfittato di un regalo della buona sorte, avendo sfidato il Bruges arrivato a sorpresa fin lì dopo aver messo fuori l'Atalanta detentrice dell'Europa League. Insomma, il prodotto del caso dentro un bilancio che complessivamente conferma come qualsiasi riforma del format per provare ad aprire la competizione oltre le solite big serva a poco.
C'è un altro dato che impressiona. Ben 5 delle 8 squadre che si giocheranno la Champions League da qui alla fine di maggio occupano la Top7 del ranking Uefa per club. Sono saltate solo il già citato Manchester City, che nella classifica per rendimento è al secondo posto alle spalle del Real Madrid che lo ha eliminato, e il Liverpool (4°) cacciato dal Psg (5°). Tradotto: per quanto a Nyon si siano impegnati a rendere aleatorio il percorso verso la finale di Monaco di Baviera, il risultato è che non è successo nulla.
Non è detto sia una cattiva notizia. In fondo nello sport è giusto che a vincere e andare avanti sia il più forte e non il più fortunato. La ripetitività di questi risultati, però, dice anche che la polarizzazione del calcio internazionale è ormai una realtà e ben difficilmente si potrà tornare indietro. Banalizzando, la superlega (con la s minuscola) è già tra noi, tutto il resto è battaglia del grano tra club e confederazioni che vogliono avere il controllo del business. In campo non ci sono novità: tutto deve cambiare perché nulla cambi.