Ora si sfidano i calciatori robot
Dopo i Mondiali in Brasile tocca agli automi. Che scendono in campo con un obiettivo: esercitarsi a fare gol per competere, in futuro, con gli atleti umani
I vincitori non esulteranno, gli sconfitti non ne faranno un dramma. I loro mondiali, privi di emozioni umane, sono piuttosto una sfida dell’intelligenza artificiale: dal 21 al 24 luglio, nel centro congressi di Joao Pessoa, stato di Paraiba (nord del Brasile), sei squadre di robot calciatori parteciperanno alla coppa Robocup, competizione annuale che coinvolge una trentina di laboratori di ricerca del mondo. I robot, divisi per taglia, si sfidano in piccoli campi (da sei metri per quattro, fino a 18 per 28), in gruppi da cinque o sei ma anche uno contro uno, calciando la palla verso la porta.
L’obiettivo è arrivare, nel 2050, a una squadra di calciatori artificiali che sfidino avversari umani. Strada lunga: le partite della categoria humanoids (gli antropomorfi) sono al rallenty, una sorta di moviolone dove a spingere centravanti e centrocampisti è un computer collegato via wifi. Le cose sono più semplici con i modelli più piccoli come i middle e gli small size, che ricordano il Wall-e del cartone Pixar e si muovono con la velocità di un aspirapolvere, tirando verso la porta anche da due metri. Se la gara sul campo di calcio è un grande evento di promozione della robotica, per il resto dell’anno i robot sono i protagonisti di ricerche quotidiane sull’intelligenza artificiale. Non a caso giganti come Sony e Oracle sponsorizzano l’evento puntando all’aspetto scientifico, interessati soprattutto all’avanzamento meccatronico.