Caffarel esporta cioccolato in 50 Paesi, ora si concentra sull'Italia
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Caffarel esporta cioccolato in 50 Paesi, ora si concentra sull'Italia

La società sforna 50 milioni di gianduiotti all'anno e l'export cresce a doppia cifra. Nuovi prodotti in arrivo per il mercato domestico

La via italiana al cioccolato di chiama “Gianduiotto” e il gianduiotto è stato inventato da Caffarel, azienda nata nel 1826 a Torino per intuizione di Pier Paul Caffarel e di suo figlio. Qui, in una ex conceria trasformata in chocolaterie è stata creata nel lontano 1865 l’antica formula che ancora oggi caratterizza il prodotto, fatto di cacao di altissima qualità e nocciole rigorosamente Igp Piemonte. Da ormai quasi vent’anni, la Caffarel appartiene al gruppo svizzero Lindt & Sprüngli, leader mondiale nella produzione di cioccolato premium, ma il gianduiotto torinese continua a uscire dagli impianti dello stabilimento di Luserna San Giovanni e fa della sua “artigianalità” la caratteristica vincente. “Qualità e artigianalità sono oggi un fattore importante di distinzione sul mercato” spiega il nuovo amministratore delegato Marco Peter (foto) “e pertanto Caffarel non ha mai abdicato alla caratteristica della sua produzione, lenta e basata su un antico procedimento chiamato “estrusione”. Consiste nell’utilizzo di una macchina capace di trasformare il processo manuale del pasticcere in un gesto meccanico in grado però di colare una goccia densa e vellutata. Ed è questo che rende ancora oggi il nostro prodotto speciale”.

L’azienda punta a consolidare nei prossimi cinque anni la crescita in Italia. “Vogliamo concentrarci sul mercato domestico, consolidando e rafforzando il canale di vendita tradizionale” continua l’amministratore delegato. “Lo faremo migliorando la visibilità della marca nei punti vendita, sviluppando nuovi packaging, merchandising e anche lanciando nuovi prodotti”. Di cui il primo è atteso a breve, quale perfetta celebrazione dei 190 anni dell’azienda del cioccolato.

Caffarel realizza oltre 30 milioni di gianduiotti l’anno e in occasione della Pasqua riesce a mettere sul mercato circa 700 mila uova. L’export raggiunge 50 Paesi e il Giappone è quello  dove la presenza è più consolidata: “Siamo in Giappone dal 1994 dove abbiamo 5 negozi monomarca” continua Marco Peter. “I nostri prodotti sono molto apprezzati e l’export in generale sta crescendo molto bene”, a due cifre. Di certo anche l’export resta un asset strategico e dopo aver consolidato il mercato Italiano, che resta un punto di di riferimento indiscusso, l’azienda non trascurerà di esplorare altre vie per la crescita sui mercati esteri, sempre più interessati al food italiano di altissima qualità e tradizione artigiana. E ancora nuovi business come quello dei semilavorati di cioccolato per ristoranti e pasticcerie.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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