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Bombardamenti italiani in guerra: foto di un secolo di storia (1911-2011)

Bombardamenti italiani in guerra: foto di un secolo di storia (1911-2011)

Dal conflitto Italo-turco, alla Grande Guerra. Dalla Spagna al Mediterraneo, fino all’intervento in Libia del 2011

Bombardamenti italiani in guerra: foto di un secolo di storia (1911-2011)

Libia, 1 novembre 1911. Il tenente GIulio Gavotti lancia una bomba a mano Cipelli sull’accampamento nemico di Ain Zara. E’il primo bombardamento aereo della storia.

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Il generale Luigi Cadorna in tenuta da aviatore prima di un volo di ricognizione a bordo di un bombardiere Caproni nel 1915.

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Imperial War Museum

Caproni Ca.40 in decollo durante la Grande Guerra. Il bombardiere triplano volava a 135km/h e poteva portare 1450kg. di bombe.

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Imperial War Museum

Un Caproni Ca.1 in versione idroplana. Il bombardiere italiano sarà usato per missioni su Istria, Isonzo e Carso.

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Un bombardiere Caproni Ca.33 su un campo di aviazione in Albania nel 1917. il trimotore biplano poteva trasportare sino a 450kg. di bombe.

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Un Caudron G-3 di fabbricazione francese in dotazione al Servizio Aeronautico italiano durante la Grande Guerra

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SM81 “Pipistrello” in azione contro l’esercito repubblicano in Spagna. E’scortato da caccia Fiat CR-32

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S79 con le insegne dell’aviazione legionaria in appoggio all’esercito franchista sul cielo di Spagna.

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Spagna, 1937. Il volo in formazione dei bombardieri S79 dell’Aviazione Legionaria

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Un S79 italiano lascia la costa iberica durante la Guerra Civile (1936-39). Il conflitto in Spagna fu un test per la capacità operativa dei reparti da bombardamento.

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Quasi mimetizzati dai brulli rilievi spagnoli, i bombardieri italiani dell’aviazione legionaria volano in formazione durante la Guerra civile Spagnola. (1936-39)

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Etiopia, 1936. La fusoliera di un Caproni ca.133 utilizzato durante la guerra coloniale. Quello appoggiato alla carlinga è Alessandro Pavolini

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Aeroporto di Roma Ciampino, 1940. Mussolini ispeziona un reparto di bombardieri SM85

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Bombardieri Fiat BR20 in Belgio durante le operazione contro l’Inghilterra condotte assieme alla Luftwaffe.

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Albania, Natale 1940. Gli auguri di un bombardiere italiano.

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Ufficio Storico Aeronautica Militare

Dettaglio della prua di un trimotore Savoia-Marchetti S79 “Sparviero”. E’ben visibile il siluro ventrale.

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Il relitto del bombardiere italiano Fiat BR20 ancora oggi visibile sul fondale ligure di fronte a S.Stefano al Mare. Fu abbattuto da caccia francesi il 13 giugno 1940.

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Volo di S79 della 193a Squadriglia sul Mediterraneo

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Azione di bombardamento contro un convoglio inglese al largo dell’isola di Malta.

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Imperial War Museum

Mediterraneo, 1941. L’attacco degli aerosiluranti italiani S79 visto dal ponte di una nave della Royal Navy

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In questo fotogramma inglese un S79 italiano è colpito dal fuoco dei caccia RAF.

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Formazione di bombardieri medi Fiat BR20 “Cicogna”. All’inizio della guerra i bimotori italiani erano già obsoleti.

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Junkers Ju-87 “Stuka” in servizio con la Regia Aeronautica. Il bombardiere in picchiata era detto “picchiatello” dai piloto italiani.

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Il puntatore all’interno del vano bombe di un S79 “Sparviero” della Regia Aeronautica

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Formazione di S79 della 193a Squadriglia in volo sul mediterraneo durante una missione. Il bombardiere trimotore fu chiamato il “gobbo maledetto” per la caratteristica sporgenza dorsale.

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L’asso italiano degli aerosiluranti, il novarese Carlo Emanuele Buscaglia ispeziona un siluro destinato ad un S79

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Italia meridionale, 1944. Un CANT Z1007 con le insegne dell’Aeronautica Co-belligerante in volo verso i Balcani in appoggio agli alleati.

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Uno dei pochi S79 ancora in servizio con le insegne dell’Aviazione Nazionale Repubblicana (ANR) sul campo di Lonate Pozzolo (Varese)

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Ansa

Il maggiore dell’AMI Gianmarco Bellini al suo arrivo a Ciampino dopo la prigiionia in Iraq. Il 18 gennaio 1991 fu abbattuto durante una missione in solitaria assieme al compagno Maurizio Cocciolone.

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Tornado dell’AMI nel 1991, come quelli che presero parte alle operazioni durante la prima Guerra del Golfo.

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ANSA/FILIPPO VENEZIA

24 novembre 2008, aeroporto militare di Ghedi (Brescia). Il saluto di un pilota prima del decollo per una missione in Afghanistan.

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Ansa

Due Panavia Tornado italiani in fase di atterraggio.

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Panavia Tornado del 6°Stormo in decollo da Ghedi.

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Panavia Tornado del 6° Stormo dell’AMI durante le operazioni in Afghanistan del 2008.

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Un Tornado ECR (dotato di apparecchiatura radar) in fase di decollo.

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ANSA/FILIPPO VENEZIA

I Tornado del 6°Stormo schierati. I cacciabombardieri Panavia sono in dotazione al gruppo dal 1982.

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Tornado del 50° Stormo di Piacenza sulla pista dell’aeroporto di Trapani-Birgi.assieme ai velivoli del 6°.

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Ansa

Ida Stefania Irmici, prima top gun italiana, nella base dell’aeronautica militare di Gioia del Colle. Prima donna pilota di caccia dal 2006.

Il primo bombardamento della storia dell’aeronautica lo hanno fatto gli italiani. Era il 1 novembre del 1911 durante la guerra di Libia. Il tenente pilota Giulio Gavotti portò con sè una bomba a mano Cipelli, che scagliò a mano contro un accampamento nemico.

Quattro anni più tardi l’Italia aveva le prime squadriglie da bombardamento, che operarono soprattutto sul fronte Italo-austriaco, ma anche in Albania e in Francia. La parte del leone la fecero i bombardieri trimotori bi o triplani costruiti dalla Caproni di Taliedo (Milano).

L’evoluzione tecnologica degli anni ’20 e ’30 è rapidissima. L’impiego dei bombardieri della Regia Aeronautica fu richiesto dalla guerra del fascismo in Africa Orientale e subito dopo nella Guerra Civile Spagnola quando Mussolini supporterà Franco con l’invio di un contingente di Bombardieri, tra cui i nuovi Savoia-Marchetti S79 “Sparviero“.

Il vantaggio italiano in termini produttivi e tecnologici si arresta bruscamente alla fine del decennio. I bombardieri Fiat e Savoia Marchetti segnano il passo, mentre i futuri nemici stanno già utilizzando  quadrimotori a lungo raggio (Lancaster e Fortezze Volanti). Allo scoppio della guerra il 6 giugno 1940 la Regia Aeronautica è impiegata contro i francesi. Il conflitto è breve ma le perdite tra i bombardieri italiani fanno già capire lo svantaggio dei bi e trimotori spesso costruiti ancora in legno e tela.

Non migliora la situazione quando Mussolini invia in Belgio il Corpo Aeronautico Italiano per prendere parte alla battaglia d’Inghilterra con i vecchi BR20, facile bersaglio di Spitfire e Hurricane della caccia RAF. È soprattutto il teatro del Mediterraneo che vede attiva la partecipazione dei bombardieri della Regia contro Gibilterra, Malta e il naviglio inglese, soprattutto nella specialità di aerosiluranti. Con la sconfitta in Nordafrica e l’invasione alleata, la capacità operativa dei bombardieri italiani è drasticamente ridotto.

Dopo l’8 settembre 1943 parte dei bombardieri superstiti è inglobata nel’ Aeronautica Co-Belligerante, integrati dai Baltimore ceduti dagli inglesi per operazioni sui Balcani. A Nord, pochi sono i bombardieri superstiti inquadrati nell’Aeronautica di Salò (ANR) .

I trattati di pace imposero alla rinata Aeronautica Militare Italiana sia la produzione che il possesso di bombardieri. Entrata a far parte della NATO, l’Aeronautica italiana ha partecipato a diverse missioni di peacekeeping e controllo dello spazio aereo, dalla Somalia ai Balcani, all’Iraq, all’Eritrea.

Durante la Guerra del Golfo l’Italia partecipa attivamente ai bombardamenti sulle postazioni irachene. Un Panavia Tornado del 6° Stormo pilotato dal Tenente Gianmarco Bellini assieme al navigatore Maurizio Cocciolone fu abbattuto durante una missione in solitaria da una postazione radar-asservita della contraerea irachena. Entrambi prigionieri, saranno rilasciati alla fine del conflitto.

Nel 2011 Tornado e gli Amx italiani hanno partecipato alle operazioni NATO in Libia, con il 6°, il 32° e il 51° Stormo contribuendo al bombardamento di obiettivi strategico-militari totalizzando oltre 7000 ore di volo.

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