Bildungsroman/2

«Avevo una volta – vi parlo della mia vecchia parrocchia – una sacrestana stupefacente, una buona suora di Bruges secolarizzata nel 1908, un cuore coraggioso. Gli otto primi giorni, strofina tu che strofino anch’io, la casa del buon Dio si …Leggi tutto

«Avevo una volta – vi parlo della mia vecchia parrocchia – una sacrestana stupefacente, una buona suora di Bruges secolarizzata nel 1908, un cuore coraggioso. Gli otto primi giorni, strofina tu che strofino anch’io, la casa del buon Dio si era messa a luccicare come un parlatoio di convento; non la riconoscevo più, parola d’onore! Eravamo all’epoca del raccolto, devo dire; non veniva un gatto e quella satanica vecchietta esigeva che mi levassi le scarpe: io, che ho orrore delle pantofole! Credo persino che quelle le avesse pagate di tasca sua. Ogni mattina, beninteso, trovava un nuovo strato di polvere sui banchi, uno o due funghi del tutto freschi sul tappeto del coro, e delle tele di ragno… ah, piccino mio!, delle tele di ragno da farci un corredo da sposa.

Mi dicevo: continua a strofinare, figlia mia, domenica vedrai. E la domenica è venuta. Oh! Una domenica come le altre, una festa senza scampanii, con la solita clientela. Inezie! Insomma, a mezzanotte ella dava la cera e strofinava ancora, a lume di candela. Qualche settimana dopo, per Ognisanti, venne una missione da fracassar tutto, predicata da due Padri redentoristi, due valentuomini. La disgraziata passava le notti a quattro zampe, tra il suo secchio e la catinella – annaffia tu che annaffio io – tanto che la muffa cominciava ad arrampicarsi su per le colonne e l’erba spuntava tra le giunture delle lastre. Non c’era mezzo di farle intender ragione, a quella buona suora! A darle retta, avrei messo alla porta tutti quanti perché il buon Dio avesse i piedi all’asciutto, capite? Le dicevo: “Mi rovinerete in medicine!” poiché tossiva, povera vecchia! Ha finito per mettersi a letto con una crisi di reumatismo articolare, il cuore non ha resistito e pluf! ecco la mia buona suora davanti a San Pietro. In un certo senso è una martire, non si può sostenere il contrario. Il suo torto, certo, non è stato di voler combattere la sporcizia, ma d’averla voluta annientare, come se fosse possibile. Una parrocchia è forzatamente sporca. Una cristianità è ancora più sporca. Aspettate il grande giorno del Giudizio, e vedrete quel che gli angeli dovranno tirar via dai monasteri più santi, a palate – che vendemmia! – E allora, piccolo mio, questo prova che la Chiesa dev’essere una buona massaia, solida e ragionevole. La mia brava suora non era una vera donna di casa: una vera donna di casa sa che una casa non è un reliquiario. Sono idee da poeta, tutte queste.»

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Marco Beccaria

Marco Beccaria è nato a Milano nel 1967. Sa fare passabilmente tre cose:  insegnare filosofia e storia al liceo, discutere oziosamente di massimi  sistemi e il master di Dungeons & Dragons. Meno bene riesce a  giocare a pallacanestro e ad andare in bicicletta, il che non gli  impedisce di trarre godimento da entrambe le attività. È sposato con  Raffaella e vive tra i colli piacentini e Milano.

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