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'Augustus', ritratto di un imperatore, capolavoro di narrativa – La recensione

Attraverso la storia del primo imperatore romano, John E. Williams, il padre di 'Stoner', ci regala un romanzo senza tempo sulla grandezza dell'uomo normale

40 anni di età e non sentirli, per questo romanzo eccezionale di John E. Williams, autore del celebre Stoner (Fazi). Parliamo di Augustus, ultimo lavoro di narrativa di Williams, datato 1972 e finalmente arrivato quest'anno anche in Italia sempre per Fazi, con la traduzione di Stefano Tummolini.

LA STORIA DI OTTAVIANO AUGUSTO

La trama di per sé è semplice. Williams ripercorre la vita del primo imperatore romano, Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, più spesso chiamato semplicemente Ottaviano o Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare, che dal 44 a.C. fino alla sua morte nel 14 d.C. governò Roma e i suoi territori, realizzando la più importante svolta politica della storia romana: il passaggio dalla Repubblica al principato.

NON È UN SAGGIO STORICO

Ma l'intento dell'autore non è di restituire un saggio storico. Augustus è un romanzo e in quanto tale, come precisa lo stesso Williams nell'introduzione, contiene numerose libertà narrative: non tutto quello che vi si trova è esattamente aderente ai fatti, ma è sempre verosimile e soprattutto accuratissimo nelle ricostruzioni del contesto storico. La tecnica scelta è quella del romanzo epistolare: si susseguono con un ritmo ben congegnato le lettere degli uomini e delle donne che sono stati accanto a Ottaviano o che si sono resi testimoni delle sue gesta, con salti temporali azzeccati che non confondono la narrazione. I grandi nomi come Marco Agrippa, Mecenate, Cicerone, Orazio, Marco Antonio, Tito Livio e Cleopatra si affiancano a personaggi minori ma altrettanto fondamentali per la riuscita del ritratto dell'imperatore e dell'uomo. Figure come Giulia, l'unica figlia di Ottaviano, o Irzia, la vecchia nutrice, con le loro parole aiutano a tratteggiare i caratteri più umani e più vicini al lettore di quello che è stato il padrone del mondo allora conosciuto.

Ottima anche la ricostruzione delle dinamiche politiche e delle trame di potere. Non poi così diverse dai giorni nostri, si presentano come sovrastrutture capaci di plasmare, talvolta snaturare e spesso far smarrire l'uomo, sempre più diviso fra ciò che è e ciò che deve essere.

stoner-williams-fazi-1Particolare della copertina di 'Stoner'Fazi

LA FUGA NELLA REALTÀ

Augustus è il quarto e ultimo (penultimo se si conta l'incompiuto The Sleep of Reason) romanzo di John E. Williams. Gli altri sono, in ordine, Nulla, solo la notte, del 1948, che narra le vicende di un ragazzo borghese alle prese con le ossessioni, le paure e i sogni in una Los Angeles oscura; l'incantevole e duro western Butcher's Crossing (1960) e il celebre Stoner (1965), grazie al quale Williams è stato giustamente riscoperto e consacrato a più di vent'anni dalla sua morte.

nulla-solo-la-notte-williams-faziCopertina di 'Nulla, solo la notte'Fazi

Si tratta di romanzi molto diversi fra loro per ambientazione e soggetti, ma che presentano un'importante linea condivisa. Williams punta la lente di ingrandimento sui gesti, i sentimenti, le scelte e le fragilità di personaggi umanamente veri. La sua abilità sta nel saper restituire al lettore l'emozione di essere normale (anche se si è diventati imperatori), l'eroismo di vivere nonostante il peso della realtà. E qualcuno ha definito tale processo comunicativo fra scrittore e lettore proprio come “fuga nella realtà” (John McGahern, parlando di Stoner), un modo per riconoscersi e ritrovarsi grazie al potere della narrativa.

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Andrea Bressa