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Inter, nel muro della difesa il segreto del successo di Inzaghi

Inter, nel muro della difesa il segreto del successo di Inzaghi

Cosa c’è dietro i record di Lautaro Martinez e l’esplosione di Thuram? Rosa profonda, meccanismi mandati a memoria e un pacchetto di retroguardia con numeri invidiabili in Italia ed Europa

Della notte di San Siro in cui l’Inter si è presa di forza la vittoria sul Benfica, issandosi in testa al suo girone di Champions League insieme alla Real Sociedad, restano impressi nella memoria i 21 tiri verso la porta lusitana. Quasi un’orgia di produzione offensiva che non è nuova alla squadra di Inzaghi, secondo miglior attacco della scorsa Serie A dopo essere stato il più prolifico per distacco nel 2021/2022 dello scudetto sfumato. C’è, però, il lato B della medaglia che è meno appariscente ma non per questo poco importante nel decodificare l’ottimo comportamento dei nerazzurri in questo avvio di stagione e non solo.

La cavalcata fino a Istanbul nella passata stagione è stata costruita soprattutto su questo. Ai più forse sfugge, ma nella seconda fase della Champions League per 5 volte su 6 prima della finale Onana ha chiuso senza incassare reti. Un record a livello europeo.

Quello contro il Benfica è stato il 6° clean sheet di Sommer su 9 partite giocate. Merito del portiere che ha preso il posto di Onana (in crisi a Manchester), ma soprattutto dell’organizzazione della fase difensiva e del muro che la compone. Un valore aggiunto spesso sottovalutato perché coperto dai numeri dell’attacco, tra le prodezze record di Lautaro Martinez e l’esplosione di Thuram oppure, per tornare indietro nel tempo, la solidità di Dzeko e l’esplosività di Lukaku.

L’Inter ha incassato 4 gol in oltre 13 ore di partita. Uno ogni 202 minuti, recuperi esclusi. In due occasioni si è trattato di errori individuali da matita blu (Bastoni a San Sebastian e Sommer contro il Sassuolo). Tutte le statistiche fotografano l’esistenza del “muro nerazzurro” capace in campionato di essere il meno sotto pressione per tiri concessi all’avversario (10,6 a partita) e parate effettuate (2,5 di cui solo 1,5 dall’interno dell’area di rigore secondo i dati Who Scored.

Non è un caso. Pur avendo perso Skriniar e Onana, la rosa consegnata da Marotta e Ausilio a Inzaghi per il reparto difensivo non ha quasi eguali in Italia ed è competitiva anche in Europa. Mourinho polemicamente sottolineava come invidiasse Allegri e la sua possibilità di mettere Rugani per sostituire l’infortunato Bremer a partita in corso. Inzaghi va oltre: nel gioco delle coppie ha quasi due titolari per ciascuna delle tre posizioni difensive con un mix di esperienza e freschezza invidiabile.

Acerbi o De Vrij centrali, Parard e Darmian a sinistra, Bastoni e Bisseck a destra sommano, insieme a Sommer, 204 presenze in Champions League e 329 complessive nelle coppe europee. Più altre decine con le rispettive nazionali. Garcia, Pioli, Sarri, lo stesso Mourinho e Allegri non hanno a disposizione nulla di paragonabile per profondità. A questo si aggiunge la conoscenza ormai totale del sistema di gioco che Inzaghi ha voluto quando è sbarcato ad Appiano Gentile nel luglio 2021.

Nelle sue 118 panchine non ha mai tradito la difesa a tre e solo in manciata di occasioni che si contano sulle punta delle dita di una mano ha fatto qualcosa di diverso dal 3-5-2, suo vero marchio di fabbrica. Movimenti ormai mandati a memoria di un gruppo progressivamente rinnovato senza, però, rivoluzioni. Della prima Inter inzaghiana restano Bastoni, De Vrij e Darmian come zoccolo duro, il resto si è rinfrescato. I risultati si vedono e sono le fondamenta su cui si regge l’esplosione di gol di Lautaro e compagni.

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