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La favola del Como e i conti (economici) che non tornano

La favola del Como e i conti (economici) che non tornano

Il Como vola in campo ma a quale prezzo? Il bilancio economico dell’ultima stagione svela la strategia dei fratelli Hartono, miliardari che stanno investendo sul club in una situazione di nessun equilibrio.

In campo il Como di Fabregas è un laboratorio di talento, gioventù e voglia di fare. Una delle realtà più belle del calcio italiano con vista su una qualificazione alle coppe europee che sarebbe storica per un club che solo sette anni fa vivacchiava tra i dilettanti (stagione 2018/2019) e che si è riaffacciato alla Serie A nel 2024. Una storia bellissima della provincia che sa farsi strada nel calcio dei grandi, senza bacino d’utenza ma con idee e progetti meravigliosi. Il Chievo degli anni Duemila, impossibile da non amare.

La realtà, invece, è meno romantica. Il Como di Fabregas è un’astronave calata nel calcio italiano come negli ultimi decenni lo sono stati in Europa il Chelsea di Abramovich e Manchester City o Psg degli sceicchi. Prodotti alimentati da proprietà ricchissime, interessante a farsi strada nell’industria del football senza badare a spese e senza dare conto a nessuno. Investimenti a pioggia, nel caso del Como soldi ben spesi, ma nessun equilibrio finanziario con buona pace di un qualsiasi criterio minimo di bilanciamento competitivo con le altre.

Como, tutti i numeri del bilancio della scorsa stagione

A svelarlo i numeri del bilancio chiuso lo scorso 30 giugno 2025, compimento della prima stagione in Serie A chiusa con il decimo posto in classifica dopo un girone di ritorno quasi da… scudetto. Il Como ha registrato perdite per 105 milioni di euro da sommare a quelle del biennio precedente, il triplo di quanto fatturato (55 milioni). Nessun problema di solidità, visto che alle spalle ci sono i fratelli indonesiani Hartono accreditati di un patrimonio personale da oltre 50 miliardi di dollari, ma anche un inquietante bug nelle regole.

Se e quando il Como sbarcherà in Europa, la Uefa chiederà conto e pretenderà il rispetto del fair play finanziario che non consente di spendere per stipendi e cartellini più del doppio di quanto si incassa. In Italia non succede e se una proprietà può ripianare è in regola, il che risponde a una logica economico finanziaria ma non rispetta criteri di equità sportiva. Cosa dovrebbe dire chi un anno fa è partito competendo con i lariani per la salvezza e si è visto travolto da un mercato da 115 milioni e un monte ingaggi che da solo copre il 150% del fatturato?

Schema ripetuto anche questa estate tanto che gli Hartono, gli sceicchi (indonesiani) sbarcati in Serie A, hanno messo una settantina di milioni nel club da luglio a ottobre per evitare problemi, da aggiungere ai 134 della scorsa stagione per un totale di poco meno di 400 in pochi anni. Obiettivo dichiarato: mettere in moto un progetto legato alla valorizzazione di Como e del suo lago con il calcio come volano. E restando al pallone, generare futuri ricavi da premi Uefa e plusvalenze di mercato per sopperire alle ristrettezze fisiologiche della piazza di Como.

Per questo al Sinigaglia da mesi si alternano star del jet set, della musica e del cinema. Anche per questo quello del Como è un laboratorio di artigiani competenti, ma anche un monito per tutto il sistema: vivere al di sopra delle proprie possibilità è un lusso, immaginare che possa essere per sempre una pericolosa illusione.

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