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Padel: più che un gioco è un affare

Padel: più che un gioco è un affare

Con 2 milioni di appassionati, la sua crescita in Italia è stata esponenziale, al punto che dai 600 campi attrezzati del 2018 si è ora passati a 5.100. E già rappresenta il 25 per cento del business del settore sportivo amatoriale. Una crescita straordinaria, che attira aziende e capitali.


Da un’idea banale può nascere un grande business. Tutto ha inizio alla fine degli anni Sessanta, dalla stravagante iniziativa di un milionario messicano, Enrique Corcuera. Il magnate, appassionato dei giochi con le racchette, un giorno decide di utilizzare una delle pareti esterne della sua villa ad Acapulco per giocare a squash. Per impedire alle palline di finire nella proprietà del vicino, delimita il campo con delle mura e mette una rete da tennis al centro. Era nato un nuovo gioco, un po’ squash un po’ tennis, il padel. Ben presto i tornei nella villa diventano l’attrazione del jet set locale e di lì conquistano il mondo.

Oggi il padel si gioca in 95 Paesi per un totale di oltre 15 milioni di persone, con 51 Federazioni nazionali affiliate alla Fit – quella del tennis – e si avvicina a toccare anche il sogno olimpico. Di recente, infatti, è stato ufficialmente inserito tra i Giochi olimpici europei di giugno 2023.

In Italia, secondo il monitoraggio del sito Mr Padel Paddle, un’autorità in materia, ci sono oltre 5 mila campi di cui 1.560 al chiuso e 2 mila strutture (circoli sportivi, club esclusivi e villaggi turistici) con spazi ad hoc. La crescita è stata esponenziale. Si è passati da 600 campi nel 2018 a 4.600 nel 2021. Ora se ne contano già 5.100. «Nessun altro sport ha avuto uno sviluppo simile, in così poco tempo. Ci sono quasi 2 milioni di appassionati e con questi arrivano gli investitori e le aziende pronte a scommettere sul nuovo business» dice Carlo Ferrara, ideatore del sito e conoscitore del settore.

Il mondo del calcio è stato il primo a intuire le potenzialità economiche del gioco. «Il padel ha appassionati sportivi quali Vieri, Zidane, Totti, Materazzi, Albertini. Ibrahimovic è proprietario di cinque Padel Zenter in Svezia e Joe Lewis del Tottenham ha creato un campo sul suo yacht Aviva». Stanno anche emergendo partnership finanziare di peso. La Fip, Federacion internacional de padel, ha stretto un accordo strategico con la Qatar Sports Investments che fa capo alla Qatar Investment Authority, fondo sovrano e braccio economico del governo di Doha, per la creazione di un nuovo circuito internazionale di tornei. Cupra, produttore di automobili di alta gamma della Seat, ha sponsorizzato nel 2021 in Italia il Cupra Padel Tour, uno dei maggiori eventi, per dimensioni, dello sport.

Spuntano ovunque realtà giovani come Playtomic, un’app spagnola che riunisce una rete di club per facilitare la prenotazione dei campi: in quattro anni ha totalizzato oltre un milione di utenti in 34 Paesi anche grazie a una serie di acquisizioni come l’omologa italiana PrenotaUncampo. In Italia il mercato, secondo una stima degli operatori, vale oltre 300 milioni di euro. I campi hanno una redditività molto alta. Il montaggio costa tra i 15 e i 20 mila euro e il fatturato medio dei circoli è tra i 3 e i 6 mila al mese come spiega il presidente della Federazione internazionale di padel, Luigi Carraro. Il Lazio è la regione con più campi, con Roma al vertice, ma a Milano il fenomeno è in crescita rapida con strutture sofisticate.

A oggi il padel rappresenta il 25 per cento del business del settore sportivo amatoriale, con la più alta percentuale di crescita rispetto ai suoi rivali. Lo sa bene Claudio Galuppini, imprenditore bresciano che già nel 2015, intuendone le potenzialità, aveva riconvertito la sua Forgiafer, azienda leader nella costruzione di cancelli in ferro, nella Italian Padel, per entrare in questo mercato. «L’idea è nata per caso. Il mio gruppo aveva già sperimentato due riconversioni» racconta Galuppini, prima da fabbro a produttore di semilavorati forgiati poi, colpito dall’invasione di prodotti cinesi a basso costo, il passaggio ai cancelli standardizzati, di cui diventa leader nazionale fino al 2008. «La crisi dell’edilizia minacciava di travolgermi. Un amico mi parla del padel e mi trascina su un campo. È subito amore mentre il mio commercialista mi sciorina i numeri di un settore in decollo. Così nel 2016 ho cominciato a convertire la mia Forgiafer nell’Italian Padel».

L’intuizione si è rivelata vincente. Ora è una realtà consolidata, leader in Europa, ha venduto oltre 1.900 campi in ben 19 Paesi del mondo e conta di arrivare a produrne 4 mila l’anno nel 2025. Nei suoi progetti c’è anche la creazione di una filiera made in Italy e di un consorzio di produttori per fornire le linee guida alle amministrazioni pubbliche che non sanno come trattare il padel. «Le norme ci sono ma pochi le rispettano perché mancano gli organi di controllo». Investimenti, acquisizioni, start-up, il business è servito, e le aziende italiane stavolta sono in pole position.

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