Francesco Acerbi non sarà a disposizione di Luciano Spalletti per le sfide di qualificazione al Mondiale 2026 contro Norvegia (soprattutto) e Moldavia. Ha rifiutato la convocazione che lo avrebbe riportato in azzurro un anno dopo l’ultima volta. Lo ha fatto mandando un messaggio al commissario tecnico il giorno dopo la disfatta dell’Inter nella finale di Champions League di Monaco di Baviera contro il Psg. Un “no, grazie” che apre un caso, oltre che creare problemi alla nazionale che a Oslo si gioca una fetta importante del destino nel girone che porta alla rassegna iridata.
A chiarire cosa è accaduto è stato Spalletti: Acerbi non ha risposto alla convocazione. Me lo ha scritto per messaggio stamattina. Gli ho telefonato e me l’ha confermato”. Le ragioni non sono da cercare in un infortunio o nello choc per la dura sconfitta nell’atto conclusivo della Champions League: “No, ha ripensato a ciò che è successo attorno a lui. Io lo avevo convocato per quanto fatto vedere in questo periodo. È vero che in fondo al campionato ci arriviamo tutti col fiato tirato, fare queste convocazioni non è stato facile ma dobbiamo mettere insieme tante di quelle cose…”.
Acerbi aveva vestito la maglia azzurra l’ultima volta nel novembre 2023 contro l’Ucraina. Poi il caso dei presunti riferimenti razzisti contro Juan Jesus dal quale il difensore dell’Inter era uscito pulito dopo inchiesta della giustizia sportiva. La Figc non aveva chiuso le porta, ma Spalletti non lo aveva più inserito tra le sue scelte e la scorsa primavera aveva risposto caustico a chi gli chiedeva se non fosse il caso di richiamarlo: “Lo sa di che anno è Acerbi? Secondo me i vari Bastoni, Calafiori, Buongiorno e Di Lorenzo sono importanti uguali. Che poi Acerbi sia fantastico e sta facendo benissimo sono d’accordo ma io credo in questo gruppo. Grazie del consiglio…”.
Le prestazioni nella seconda parte della stagione in maglia nerazzurra e la prospettiva di poter schierare un marcatore già capace di fermare il centravanti norvegese Haaland, lo spauracchio di un girone in cui conta solo arrivare primi per non complicarsi la vita ancora una volta sulla strada del Mondiale, aveva cambiato le cose per il ct. Non, evidentemente, per Acerbi che ha scelto di dire no – il modo e il tempismo assolutamente discutibili -, chiudendo di fatto per sempre con la nazionale.
Cosa accadrà adesso? “Per il momento non lo andiamo a sostituire. Comunque dobbiamo ancora approfondire tutto con calma e serenità. È chiaro che con uno come Acerbi avevo parlato prima, poi ci sono stati messaggi e telefonate. Io non voglio pensare niente, io voglio pensare a ciò che devo fare. Lui stamani mi ha detto per messaggio che non partecipa, io ho risposto e poi ci ho parlato per telefono e si va avanti. Ci sono tanti giocatori meritevoli”.
La risposta di Acerbi a Spalletti: “Pretendo rispetto”
Dura la risposta del difensore al ct. Un messaggio pubblicato su Instagram nel quale Acerbi lascia intendere le ragioni del suo diniego, pur senza entrare nel dettaglio: “Dopo una profonda riflessione, ho comunicato oggi al ct di non accettare la convocazione in Nazionale. Non è una scelta presa a cuor leggero, perché vestire la maglia azzurra è sempre stato un onore e un orgoglio per me. Tuttavia, ho ritenuto che, alla luce degli ultimi avvenimenti non esistono ad oggi le condizioni proseguire serenamente questo percorso. Io non cerco alibi né favori, ma pretendo rispetto. E se questo rispetto viene a mancare da parte di chi dovrebbe guidare un gruppo, allora preferisco farmi da parte”.
E ancora: “Non sono uno che si aggrappa a una convocazione: ho sempre dato tutto, ma non resto dove non sono più voluto davvero ed è chiaro che non faccio parte del progetto del ct. Questa è la mia decisione, e come ho detto stamattina al ct, non è definitiva né dettata dalla rabbia, né tanto meno dalla “depressione” per una finale Champions persa, ma solo da un bisogno di fare un passo indietro”. Poi la chiusura: “Auguro il meglio alla Nazionale e come ai miei compagni: continuerò a tifare per loro con lo stesso attaccamento che ho sempre dimostrato in campo”.
