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Il generale inverno spaventa sia Russia che Ucraina

Il generale inverno spaventa sia Russia che Ucraina

Putin e Zelensky alle prese con l’avvicinarsi del freddo: a entrambi conviene guadagnare terreno prima che arrivino neve e temperature rigide

Dovrebbe essere chiaro, soprattutto a Bruxelles, che dal punto di vista russo il modo più utile per continuare la guerra è acuire la crisi energetica dell’Occidente in vista dell’inverno e preparare un fronte militare stabile per trascorrere il periodo del freddo e del fango. Per noi si tratta di portafogli, per gli ucraini di colpi continui portati a segno da droni e missili sulle centrali e infrastrutture elettriche, senza le quali la popolazione si ritroverà al freddo e al buio proprio nel momento climaticamente peggiore dell’anno. La stima attuale è che sia già stato reso inutilizzabile i 30% delle infrastrutture energetiche del Paese, motivo per il quale Zelensky avrebbe chiesto a Biden (e agli israeliani), la fornitura di sistemi di difesa adeguati.

Al contempo il presidente ucraino e il suo entourage si rendono conto che un conflitto prolungato su larga scala e non più concentrato nel Donbass solleva innumerevoli pericoli, non soltanto per la sua leadership, quanto per il futuro della nazione, per la quale si intravvede una ricostruzione sempre più lunga e costosa. I successi sul campo di battaglia sono costantemente festeggiati perché la popolazione crede che ognuno di essi avvicini la fine della guerra; così il successo più atteso in questa fase sarebbe la cacciata delle forze russe dalla capitale provinciale meridionale di Kherson, vicino alla Crimea occupata.

In questo scenario Zelensky avverte l’urgenza di stabilizzare il fronte prima del pieno inverno accelerando i combattimenti per tre ragioni: deve ridurre i pericoli della stanchezza occidentale dovuta alla guerra; minimizzare il danno economico e sociale; deve prevenire gli effetti di una possibile deriva politica che potrebbe minacciare il sostegno degli Usa. Del resto, seppure i leader europei e gli Stati Uniti continuino a rassicurare Kiev sul loro supporto, il sostegno pubblico, soprattutto degli americani, potrebbe erodersi e uscire molto ridimensionato qualora l’8 novembre, dopo le elezioni di medio termine, i democratici fossero sconfitti. Ecco, allora, che una profonda e potenzialmente lunga crisi energetica potrebbe mandare in frantumi il consenso politico fuori e dentro l’Ucraina.

Dal punto di vista strategico e geografico, come già gli analisti militari pensavano mesi fa, il fiume Dnipro sarà probabilmente il nuovo confine tra territori occupati dai russi e Ucraina libera ma sottoposta a continui attacchi, mentre riguardo la Crimea, oggi le possibilità di Kiev di liberarla sono minime, potendo contare al suo interno soltanto sulla comunità tartara. Ora a capo delle forze russe c’è il generale Sergej Vladimirovič Surovikin, classe 1966, personaggio che ha la fama di essere un esecutore senza scrupoli, come ha già dimostrato durante la battaglia di Aleppo, città che ha quasi totalmente distrutto costringendo la popolazione ad evacuarla, pur di interrompere lo stillicidio di attacchi ucraini.

Sebbene alcune recenti azioni belliche di Mosca non possano essere attribuite a lui, come la decisione di effettuare frequenti attacchi con i droni iraniani, il generale sta eseguendo manovre difensive che prevedono l’abbandono di posizioni avanzate, ma anche esposte, per evitare inutili perdite mentre ancora l’esercito di Mosca attende nuovi soldati freschi di addestramento. La ritirata strategica è un fatto inedito, in quanto ai precedenti comandanti delle forze russe questa tattica era espressamente vietata da Putin in persona. Osservando la carta dell’Ucraina e la posizione del fronte, il pensiero non può che andare in primis alla situazione di Kherson, dove i russi sono stati messi all’angolo e non hanno altra scelta se non quella di portarsi sulla sponda est del fiume Dnipro per rimanerci almeno fino a metà febbraio, ma anche alla parte settentrionale della provincia di Luhansk, come farebbe pensare la ripresa dei lavori di recupero delle fortificazioni realizzate nel 2014 e poi abbandonate.

Intanto le autorità ucraine di Leopoli hanno acquistato migliaia di bruciatori a legna in ghisa da distribuire in tutta la città che si trova vicino al confine con la Polonia, come ha confermato Serhiy Kiral, vicesindaco, aggiungendo che agli abitanti sarà distribuita anche la legna distribuirà anche legna per alimentarli. Oleksii Riabchyn, consigliere per l’energia del governo ucraino ed ex viceministro dell’energia, ha affermato “La Russia vuole spezzare il morale del popolo ucraino, per alimentare un conflitto interno e cercare di far chiedere alla gente che le autorità negozino con Mosca, Vogliono che le famiglie dei soldati soffrano al freddo e incolpino l’Ucraina per questa sofferenza. Ma questo non accadrà. Vinceremo, ma ci stiamo tutti preparando per una stagione fredda molto difficile”.

Martedì 4 ottobre il governatore della regione di Dniepropetrovsk, Valentyn Reznichenko, aveva dichiarato l’entrata in vigore del regime di economia totale dell’energia elettrica, in modo che gli ospedali, i trasporti e altre infrastrutture sociali critiche possano continuare a funzionare perché prioritarie. Per mitigare gli effetti degli attacchi russi agli impianti energetici l’Ucraina ha organizzato squadre di tecnici in grado di effettuare interventi rapidi, e l’iniziativa ha trovato grande risposta nella società civile. La scorsa settimana Serhiy Gaidai, il governatore della regione orientale di Luhansk, ha affermato che i residenti dei suoi territori, che spera vengano liberati nelle prossime settimane, non potranno comunque tornare alle loro case. “È impossibile attivare gli impianti di riscaldamento, in città è tutto distrutto”, ha twittato. Così, con l’impossibilità di far avanzare i carri armati al di fuori delle strade, poiché sprofonderebbero, e di far presidiare per lungo tempo grandi porzioni di territorio ora freddo e inospitale alla fanteria, resta da vedere come le decisioni prese fuori dal campo di battaglia quest’inverno influiranno sul corso di una guerra che, salvo eventi straordinari, riprenderà in primavera.

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