La settimana appena trascorsa ha segnato un nuovo punto di svolta nel caso del delitto di Garlasco. A quasi diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, l’inchiesta riaperta nel 2025 continua a produrre elementi che, almeno sul piano mediatico e investigativo, sembrano ridisegnare lo scenario. Al centro ci sono nuove letture di vecchie prove, perizie genetiche rivalutate e una pressione crescente sull’impianto che ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi.
Il dettaglio del telefono e il tentativo di chiedere aiuto
Uno degli aspetti più discussi riguarda la presenza di una traccia di sangue sotto il telefono fisso della villetta di via Pascoli. Un dettaglio che, secondo alcune ricostruzioni, suggerirebbe un possibile tentativo disperato di Chiara di chiedere aiuto durante l’aggressione. Un elemento che non cambia la brutalità del delitto, ma che potrebbe incidere sulla ricostruzione dei tempi e dei movimenti all’interno della casa.
L’incidente probatorio a Pavia e la presenza di Stasi
In settimana si è conclusa a Pavia una fase cruciale dell’incidente probatorio. In aula era presente anche Alberto Stasi, la cui comparsa ha riacceso tensioni e polemiche. I legali della famiglia Poggi hanno chiesto che fosse escluso dall’udienza, ritenendolo estraneo al nuovo procedimento, ma il tribunale ha respinto l’istanza, riconoscendogli la qualifica di soggetto interessato. Una decisione che ha contribuito a rendere il clima ancora più teso.
Il nodo del DNA sotto le unghie di Chiara
Il cuore del dibattito resta il DNA maschile rinvenuto sotto le unghie della vittima. Le consulenze tecniche hanno acceso uno scontro frontale tra accusa e difese: da un lato chi sostiene la compatibilità del profilo genetico con Andrea Sempio o con soggetti della sua linea familiare, dall’altro chi contesta la qualità del campione, giudicato parziale e non utilizzabile come prova certa in un eventuale processo. Un confronto tecnico che, inevitabilmente, ha forti ricadute giudiziarie e mediatiche.
Le reazioni della famiglia Poggi
La famiglia di Chiara Poggi segue con attenzione e sofferenza ogni passaggio. I legali hanno ribadito più volte la necessità di evitare spettacolarizzazioni e letture forzate di elementi già valutati nei processi precedenti. La sensazione è che, a ogni nuova udienza, il confine tra ricerca della verità e riapertura del dolore resti estremamente sottile.
Il dibattito pubblico e il peso mediatico
Il caso Garlasco continua a dividere l’opinione pubblica. C’è chi vede nelle nuove indagini l’ultima occasione per chiarire definitivamente i punti rimasti oscuri e chi teme che si stia alimentando una spirale di dubbi senza sbocchi giudiziari concreti. In mezzo, un sistema mediatico che ogni settimana rilancia dettagli, ipotesi e retroscena, contribuendo a mantenere il caso sotto i riflettori.
Una vicenda che non si chiude
La settimana appena conclusa conferma una certezza: il delitto di Garlasco non è solo una vicenda giudiziaria, ma un nodo irrisolto della cronaca italiana. Tra nuove perizie, vecchie prove rilette e scontri in aula, la verità resta contesa. E mentre la giustizia cerca risposte definitive, il caso continua a interrogare tribunali, media e opinione pubblica.
