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Processo Ruby, lo sgambetto ad personam della Bocassini

Processo Ruby, lo sgambetto ad personam della Bocassini

Negare all’ex premier il legittimo impedimento, sostenendo che non è né segretario di partito né candidato premier, è un evidente segno di inimicizia nei confronti dell’imputato

Pare un po’ capziosa la giustificazione dei giudici di Milano, che ieri hanno negato a Silvio Berlusconi il legittimo impedimento a presenziare alle udienze del processo Ruby. Il leader del Pdl aveva avanzato la richiesta di sospendere per un mese il procedimento perché impegnato nella campagna elettorale per il voto del 24-25 febbraio. I giudici milanesi hanno risposto con un no, perché Berlusconi ufficialmente non corre in qualità di premier e quindi l’ipotesi «non rientra in alcuna delle ipotesi di sospensione obbligatoria o facoltativa tassativamente previste dalla legge».

Ilda Boccassini, pubblico ministero nel processo, ha avuto gioco facile nell’ottenere quel responso: il pm ha ricordato le «manovre dilatorie della difesa», ha poi sottolineato che «l’imputato Berlusconi non è segretario del partito né candidato premier» e quindi non sussistono le condizioni per prendere in considerazione la questione campagna elettorale.

Tutto vero, dal punto di vista di un formalismo giuridico. Ma è altrettanto vero che Berlusconi, comunque, resta il leader del Pdl, come dimostrano l’intensità della sua campagna elettorale e anche i suoi risultati sui sondaggi; ed è sicuramente vero che il processo Ruby, fin dall’inizio (era il gennaio 2011), ha avuto un ruolo più indebitramente mediatico che giudiziario. Da questo punto di vista, si permetta un paradosso-provocazione, il legittimo impedimento dovrebbe riguardare il processo in sé per la gogna che ne deriva a un candidato che, per quanto controverso, resta centrale nella politica italiana.

Quanto al rispetto formale dei tempi della giustizia e i suoi effetti su una camopagna elettorale, la procura di Milano non sempre è immune da critica: se si vuole, è piuttosto esemplare la questione dell’inchiesta sui presunti abusi nei  rimborsi spese alla Regione Lombardia. La procura ha prima affrontato i conti dei partiti di maggioranza, e i relativi documenti giudiziari sono da tempo finiti su tutti gli organi d’informazione con ovvio (e in molti casi giustificato) impatto negativo per gli indagati del Pdl e della Lega. Mentre ha avviato soltanto in un secondo tempo le indagini sui conti dei partiti d’opposizione. Ed è prevedibile che i risultati appariranno soltanto a campagna elettorale terminata.

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