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Il magico obiettivo di Michel Haddi

Il magico obiettivo di Michel Haddi

David Bowie e la nascita del suo grande amore per la top model Iman. I Red Hot Chili Peppers e quella foto iconica mentre crolla il Muro di Berlino. E poi Naomi Campbell, Kate Moss, Cameron Diaz e tanti altri. Il fotografo delle star racconta a Panorama aneddoti inediti e curiosi delle celeb che ha immortalato. E annuncia due mostre a Milano con i suoi scatti più famosi. Eccone alcuni, in anteprima.

Mettere a fuoco gli occhi di David Bowie è stata una delle imprese più complicate della mia carriera. Avevano colori diversi, uno azzurro e l’altro tra il verde il marrone… Rimasi spiazzato e colpito dalla naturalezza con cui si calava nel personaggio che voleva essere davanti all’obiettivo. Non era solo una rockstar, ma un camaleonte dell’arte» racconta a Panorama Michel Haddi, fotografo, che da più di quarant’anni cattura con un approccio intimo e non convenzionale lo spirito del tempo attraverso le celebrità della moda, del cinema e della musica.

«Dietro gli scatti con David c’è una storia divertente. Un giorno, all’inizio degli anni Novanta, ricevo una telefonata dalla top model Iman: “Michel, amico mio, devo parlarti perché sono molto confusa. Mi sono innamorata di una rockstar e non so davvero che cosa fare”. Chi è quest’uomo? “David Bowie, ma tienilo per te”. A quel punto le consiglio di non aver paura, di vivere fino in fondo quel che provava per David e che insieme sarebbero stati una coppia sensazionale. Il resto è storia. Fatto sta che un mese dopo quella conversazione mi viene chiesto di fotografare David a Los Angeles per Interview Magazine. Un’ora indimenticabile: si presenta agghindato come un personaggio del neorealismo italiano. “Sembri uscito da un film di Luchino Visconti” gli dico. E lui: “Ah, lo conosci? Adoro i suoi film”. E si mette in posa» ricorda Haddi.

Il magico obiettivo di Michel Haddi
Kanye West e Amber Rose (Michel Haddi)
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LL Cool J (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
David Bowie (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
John Frusciante, RHCP (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
James Brown (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
Will Smith (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
The Stone Roses (Michel Haddi)
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Reece Whiterspoon (Michel Haddi)
Il magico obiettivo di Michel Haddi
Michel Haddi (Sarah Coldron)

«A Berlino, nel novembre 1989, stavo immortalando i Red Hot Chili Peppers quando in studio inizia a levarsi un brusio sempre più forte da parte dello staff. A poche centinaia di metri da noi i tedeschi dell’Est avevano iniziato ad attraversare il Muro. In due minuti ho convinto i Red Hot a farsi fotografare davanti al simbolo della Guerra Fredda che si stava letteralmente sgretolando. In mezzo a quell’impazzimento generale non c’erano mezzi pubblici o taxi per tornare in albergo. Fermo un ragazzo in auto e gli faccio: “Cosa ne dici di dare uno strappo ai Red Hot Chili Peppers?”. Incredulo, ci prende a bordo. Solo che eravamo troppi, così uno della band si è fatto tutto il viaggio appollaiato sul tetto dell’auto».

E prosegue: «Il giorno dopo, ebbi una pessima idea: mi feci portare da un taxi a Berlino Est. Un deserto glaciale, sembrava che la città fosse disabitata e abbandonata. Scesi dall’auto per immortalare quel momento surreale e in pochi secondi mi trovai circondato da soldati dell’Est, minacciosissimi, con i kalashnikov spianati. Non li presi sul serio tanto che urlai al taxista: “digli di andarsene, la loro storia è finita ieri!”. Mi intimò di stare zitto e risalire in auto. Con un incredibile sangue freddo, nonostante fosse spaventato, si mise a trattare con i militari che miracolosamente ci lasciarono andare. Poi, sulla strada del ritorno a Ovest, dopo un silenzio interminabile, mi disse: “La loro ferma intenzione era portarti in un parco e fucilarti”. Ecco, sono vivo grazie a quell’uomo».

Non ha mai voluto essere un classico fotografo di moda, Haddi. «Lo testimoniano le scelte ironiche, sensuali e controcorrente dei miei scatti e il mood stesso dei miei set. E, aggiungo, anche il titolo delle due exhibition, Beyond Fashion, che presenterò a Milano (Galleria 29 Arts In Progress, via San Vittore 13, dal 19 ottobre al 22 dicembre e dal 16 gennaio al 16 marzo, ndr). La prima sarà dedicata alla mia produzione in bianco e nero, la seconda a quella a colori».

Spiazzare e mischiare i contesti è uno dei suoi giochi preferiti: «Reese Witherspoon, che è un’attrice di talento, bellissima ed elegante, venne nel mio studio dopo che avevo appena terminato la session con un gruppo rock. Mi guardai intorno e le dissi: perché non ti siedi alla batteria e inizi a percuoterla selvaggiamente?».

La Marilyn Monroe della sua carriera è stata Debbie Harry, frontwoman dei Blondie, icona della musica e personaggio da copertina. «In lei convivono estrema dolcezza, sensualità ed erotismo. Il giorno della nostra prima session non ho fatto una gran bella figura: mi sono presentato in studio dopo una rasatura andata male, con il viso completamente graffiato e segnato come se avessi incontrato una tigre. Mi guardò stupita e iniziammo a lavorare. Per molto tempo siamo stati vicini di casa a New York e spesso siamo usciti insieme» racconta.

A fine settembre Haddi pubblicherà Tupac – The Legend un «Maxi Coffee Table Book», figlio di una session con Tupac, il rapper più iconico e talentuoso degli Anni Novanta, ucciso a colpi di pistola a Las Vegas l’8 settembre del 1996. «Tra le foto che ho scattato ce n’è una che, vista con il senno di poi, sembra profetica: Tupac che punta il dito con il braccio teso verso l’alto. Ecco, quell’immagine richiama con forza quella delle persone tra la folla che indicano il punto da dove è partito il colpo di fucile che ha ucciso Martin Luther King. Tra l’altro, per quella session, avevo chiesto a Tupac di vestirsi proprio come il leader dei diritti civili». Tutt’altra storia lo shooting di Janet Jackson. «Volevo immortalare una leggenda della musica evitando gli stereotipi tipici del look da popstar. Da qui la scelta del total white, elegante e carismatico. In quell’immagine Janet ha il piglio e lo stile del ceo di una grande azienda che guarda al futuro davanti al panorama sterminato di Los Angeles» spiega. «Dietro il personaggio che si mette davanti alla macchina fotografia, c’è la persona. Naomi per esempio è assolutamente fantastica e appartiene a quel tipo di star che hanno il totale controllo su chi sono e quello che fanno e attuano una disciplina ferrea nei confronti del proprio corpo e della forma fisica» sottolinea.

Debbie «in stile Marilyn», Janet «top manager» e poi l’inimitabile «The Butterfly». «Kate Moss, proprio come una farfalla, ha il dono di trasformarsi e reinventarsi. È una sirenetta di Copenhagen, incredibilmente sensuale ed erotica al naturale, senza nemmeno un filo di trucco. Una volta a New York, su un set, era circondata da modelle tutte più alte di lei. Le dissi: “Non ti preoccupare, fai quello che sei”. Si mise semplicemente a camminare e conquistò tutta l’attenzione come se sotto i riflettori ci fosse solo lei».

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