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Vaccini: tanti acquisti e tanti misteri

Vaccini: tanti acquisti e tanti misteri

In un passaggio di fiale del 2021 tra Italia e Albania avrebbe avuto un ruolo chiave l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Mentre anche la quantità di dosi anti-Covid acquistate dal nostro Paese ora pare eccessiva… Sono circostanze che alimentano i dubbi. Su cui, tra l’altro, si sta indagando a Bari.


C’è una misteriosa storia legata ai vaccini che fa avanti e indietro tra Italia e Albania. Si è sviluppata in tre tappe che sembrano scene di un film da intrigo internazionale. La prima: in una borsa frigo caricata su un’auto con targa tedesca, pronta a imbarcarsi al porto di Bari con destinazione Durazzo, c’erano 30 fiale di Astrazeneca. La prima relazione di servizio della Guardia di Finanza che collega i vaccini a un probabile traffico illecito porta una data stampata sul primo foglio, in alto a destra: 19 maggio 2021. Nel documento giudiziario viene poi descritto in modo meticoloso il materiale sequestrato: «Vaccine Astrazeneca 5 ml», tre fiale provenienti tutte dallo stesso lotto, ABW4330, con scadenza luglio 2021. Gli investigatori valutano che quella quantità può servire per preparare 30 dosi. I proprietari, due iraniani con cittadinanza tedesca e residenza a Berlino, che erano quasi riusciti a far salire la loro auto sul traghetto Aurelia diretto in Albania, non hanno fornito una spiegazione convincente. I due, stando alle ricostruzioni investigative, erano degli insospettabili: Abdolrahim Orangui Asr, 70 anni, e Ghassem Farhadi, 73. Si presentavano come due attempati signori distinti. Sono stati denunciati per «concorso in ricettazione». La seconda scena dell’intrigo vede come protagonista una toga. Si chiama Luisiana Di Vittorio e lavora in Procura a Bari. È nel suo ufficio che sono arrivati i documenti del sequestro al molo, insieme a una comunicazione «urgente» con cui veniva informata che i due iraniani avevano lasciato il territorio nazionale. La magistrata inizia a ragionare sulle carte dell’inchiesta. E cerca subito di rispondere a una domanda: le fiale hanno attraversato tutta l’Europa da Berlino a Bari? E poi c’è da accertare se l’Albania è la meta o solo una tappa di passaggio di un viaggio più lungo.

Più gli investigatori mettono il naso in questa faccenda, più la storia si complica. Le informazioni che arrivano da Tirana sono scarne. Per l’Albania la questione è molto sensibile. Da qualche tempo i rapporti con l’Iran sono tesi a causa di sospette intrusioni nei sistemi digitali. Finché il premier Edi Rama il 15 luglio scorso denuncia un massiccio attacco cibernetico sull’infrastruttura digitale del suo paese e dichiara interrotto qualsiasi tipo di rapporto «con la Repubblica islamica dell’Iran». Nel frattempo le gravi difficoltà di approvvigionamento vaccinale albanese vengono certificate dall’Europa. Il sospetto che per una buona parte della prima ondata della pandemia qualcuno abbia sfruttato l’occasione per trafficare con i sieri ha continuato a far riflettere gli investigatori pugliesi.

Finché la terza e ultima scena del romanzo vaccinale italo-albanese viene girata durante un convegno a Bergamo. Rama racconta di aver fatto insieme all’ormai ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio «un’operazione di contrabbando» di un numero imprecisato di dosi del vaccino anti Covid della Pfizer partite dall’Italia e dirette in Albania, in violazione degli accordi con il produttore. Con molta probabilità l’indagine barese e la piratesca operazione di Rama non hanno nulla a che vedere. Ma quelle parole squarciano il velo di mistero che ha finora accompagnato gli acquisti dei vaccini da parte dell’Italia. Rama racconta così la vicenda: «Pfizer aveva un contratto imperialista, capitalista: io do i vaccini a te ma tu non li puoi dare a nessuno (…). Luigi ha detto: non possiamo farlo perché facciamo una cosa gravissima. Ma l’abbiamo fatto tramite un’operazione con i servizi segreti. Una cosa incredibile, il ministro degli Esteri dell’Italia e il premier dell’Albania che passavano merce di contrabbando per salvare delle persone».

Potrebbe non essere stata un’operazione isolata. Dai dati forniti a giugno dal successore di Francesco Figliuolo, il generale Tommaso Petroni, emerge come per quest’anno il governo italiano si sia accaparrato 137,9 milioni di dosi che si sommano agli oltre 180 milioni del 2021 e alle 479.700 del 2020. Nel dettaglio, tra le dosi acquistate dall’Italia per il 2022 scompare Astrazeneca (40 milioni di dosi nel 2021); ma ci sono 73,1 milioni di dosi Pfizer (89,2 nel 2021), 34,6 milioni di Moderna (27,3 nel 2021), 13,2 del monodose di Johnson & Johnson (26,5 nel 2021). A questi si aggiungono i nuovi vaccini, Novavax (5,9 milioni di dosi) e Valneva (1 milione di dosi). Del vaccino sviluppato da Sanofi-Gsk, pensato come booster, sono state invece acquistate 9,9 milioni di dosi. Ma a destare curiosità erano state soprattutto le 108 milioni di dosi di Pfizer e Moderna: due vaccini attualmente utilizzati quasi solo come booster o quarte dosi (a giugno effettuate solo da 1,1 milioni di persone).

Complessivamente, a giugno l’Italia aveva comprato addirittura 318,4 milioni di dosi. Una cifra che va ben oltre i dati sulla vaccinazione. Da inizio estate, risultavano 39,7 milioni di persone che avevano completato il ciclo vaccinale con la terza somministrazione. Ma anche prendendo in considerazione i dati di coloro che hanno completato il ciclo primario di due dosi (49 milioni di italiani) a questi basterebbero 10 milioni di fiale per ottenere il booster. Meno del 10 per cento dei 137 milioni acquistate per il 2022. Con costi spropositati. In base all’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, è stato possibile farsi un’idea dei prezzi dei vaccini, teoricamente riservati: «Per gli acquisti effettuati dall’Ue i prezzi per dose del vaccino Pfizer sono stati in media pari a 15,5 euro (18,9 dollari) nella prima fase degli acquisti, per poi aumentare a 19,5 euro (23,15 dollari) per le forniture successive». Mentre per Moderna, ci sarebbe stato «un aumento da 19,9 euro (22,5 dollari) per le prime forniture a 22 euro (25,5 dollari) per quelle successive». Prendendo come parametro di riferimento le stime di Cpi, la sola fornitura 2022 di Pfizer costerebbe ai cittadini fino a 1,42 miliardi di euro, quella di Moderna fino a 762,4 milioni di euro. Figliuolo, prima di lasciare l’incarico, aveva inviato alle Regioni una comunicazione con la quale spiegava che le dosi in esubero sarebbero state donate ai Paesi in difficoltà.

La vicenda svelata del premier albanese apre però una serie di inquietanti interrogativi. Questa fornitura «di contrabbando» (parola poi definita da Rama «un paradosso») è avvenuta all’inizio della campagna vaccinale, quando i centri in cui venivano somministrate prime e seconde dosi erano in affanno con le scorte? È stata coincidente con il mix di vaccini delle terze dosi? Questi acquisti, apparentemente sconsiderati, nascondono in realtà l’intenzione di compiere operazioni come quella raccontata da Rama? Ma, soprattutto, i vaccini sono stati ceduti gratuitamente o a pagamento? Domande che aprono il sipario sull’ultima scena dell’intrigo del vaccino. Che non è ancora stata girata.

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