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Ora che ha perso le elezioni, la sinistra si riscopre anti Nato

Ora che ha perso le elezioni, la sinistra si riscopre anti Nato

Lo spostamento dell’asse verso la Cgil e gli storici anti atlantisti mette il Pd in ulteriore difficoltà. Anche se sperasse in un ribaltone o un una crisi di governo farà fatica a giustificare nuove alleanze grilline.


Lo scenario internazionale e le trasformazioni interne hanno completamente cambiato il quadro italiano. A farne le spese ne è la sinistra: sia sul piano del consenso elettorale che su quello dell’affidabilità politica internazionale. Il Pd ha perso male le elezioni ed è entrato nel rituale della faida interna che durerà fino al Congresso. Nella definizione delle posizioni ai fini della competizione interna si iniziano ad intravedere i vecchi tic della sinistra: anti-americanismo, pacifismo, fascinazione verso la Cina. Il Pd rischia di essere comunque il male minore in quel campo dove lo spazio politico viene occupato dall’espansione del Movimento 5 Stelle di Conte. L’altro giorno il leader pentastellato era in piazza con la Cgil, a manifestare contro un governo di destra che deve ancora nascere. Una manifestazione in cui emergono slogan anti-americani e pacifisti, si chiede di forzare con l’UE per spendere di più, di trattare con Putin. Questa dialettica in sé non ha nulla di problematico, ma se allarghiamo lo sguardo complica la situazione. Media e istituzioni nazionali e internazionali guardano con sospetto una destra vittoriosa che ha in Salvini e Berlusconi due degli ex alleati esterni più fedeli di Putin, ragion per cui il leader della Lega sarà tenuto lontano da certi ministeri. L’esplosione dei consensi di Fratelli d’Italia rispetto agli alleati ammorbidisce il sospetto, soprattutto sul lato dell’Atlantico, poiché Meloni si è collocata saldamente a favore del supporto all’Ucraina. Il fatto nuovo è che nel frattempo l’affidabilità internazionale della sinistra sta evaporando. Se la coalizione di destra fallisse o si sbriciolasse in Parlamento, Il Pd potrebbe tornare in gioco soltanto con una coalizione larga da Berlusconi a Conte. I numeri non permettono altro. Ammesso che una coalizione alternativa all’attuale sia possibile nel caso di crisi di governo nel prossimo futuro, comunque sarebbero coinvolti partiti, come il Movimento 5 Stelle, che risultano indigesti ai principali alleati internazionali. Ma lo stesso Pd tra qualche mese potrebbe essere molto più spostato a sinistra, e dunque più anti-americano e pacifista, da generare scetticismo a Washington. In conclusione, chi prefigura ribaltoni non ha probabilmente chiaro il fatto che al momento sul piano internazionale oggi nessuno riesce ad offrire garanzie migliori della coalizione di centrodestra, nonostante le ambiguità di quest’ultimo. Il passaggio nella prevalenza del vincolo esterno, da quello europeo a quello americano, sta ridisegnando gli equilibri della politica italiana.

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