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L’abbaglio di Don Vincenzo sul diabete

L’abbaglio di Don Vincenzo sul diabete

La Regione Campania ha acquistato congegni hi-tech per monitorare la glicemia, al posto della puntura sul dito. Costo: 25 milioni di euro. Peccato che la «meraviglia» digitale non sia affidabile.


Napoli la macchina della propaganda del presidente Vincenzo De Luca l’aveva celebrata come una rivoluzione per i 410 mila diabetici campani: uno strumento digitale acquistato dalla Regione Campania e dalle Asl molisane con una gara da 25 milioni di euro avrebbe aiutato chi fa almeno 4 iniezioni di insulina al giorno a controllare la glicemia con un congegno hi-tech, mandando in pensione il metodo della puntura al dito e delle striscette reattive.

Il salto nel futuro, però, si è dimostrato un pasticcio colossale. Alla gara per la fornitura del «Sistema Flash» per controllare il glucosio, partecipano due aziende (poi finite per scontrarsi a colpi di ricorsi): Abbott e Alpha Pharma. La prima ha presentato una proposta più convincente per l’aspetto tecnico, la seconda un maggior ribasso economico. Nella commissione, presieduta dal dirigente della stazione appaltante della sanità campana (Soresa), Virgilio Barbati, c’erano anche Michele D’Orazio, direttore del dipartimento di Medicina e di laboratorio dell’Asl Napoli 3, e Pasqualina Memoli, dirigente medico dell’ambulatorio di Diabetologia di Pastena oltre che vicesindaco di Salerno e dirigente provinciale del Pd (nonché punto di riferimento di De Luca nella città che ha amministrato per anni prima di diventare governatore); fatti i conti, sommando il punteggio tecnico al ribasso, la maxi fornitura è stata affidato ad Alpha Pharma. Lo strumento per i diabetici è il Glunovo, che, per la Soresa, supera la valutazione qualitativa. A supporto, puntualizza la Soresa, ci sono «certificazione di qualità» e «letteratura scientifica».

Ma come funziona il congegno? «Passando il cellulare accanto a un sensore applicato sulla pelle si ottiene il dato glicemico». Facile e veloce. «Consente la sincronizzazione delle misure mediante un trasmettitore, l’archiviazione dei risultati, il diario glicemico classificato in base ai momenti della giornata, e i grafici sull’andamento» spiegano gli esperti. Ma bastava leggere bene la scheda illustrativa, dove si spiegava «l’impossibilità di assumere decisioni terapeutiche in base al valore rilevato dal sensore», per capire che qualcosa non funzionava.

«Non sarà possibile stabilire quanta insulina assumere senza riscontro capillare, ossia la puntura nel dito» dice Fabiana Anastasio, che in Campania presiede il coordinamento delle associazioni di pazienti diabetici. «Nella grande maggioranza delle altre regioni, la gara non è stata espletata perché i prodotti per monitorare la glicemia, quello in uso e quello nuovo, sono stati ritenuti non sovrapponibili». Questa situazione oltretutto sta allungando la definizione della questione, «e i malati non possono aspettare i tempi della burocrazia».

La fornitura è stata definita dal leader regionale della Cisl Funzione pubblica Lorenzo Medici «un esborso ingiustificato di soldi, con il rischio di costruire un ulteriore tassello verso lo smantellamento della sanità pubblica». E il consigliere comunale di Napoli libera, Nino Simeone, ha scritto al ministro della Salute Orazio Schillaci. Insomma, la bomba è scoppiata. Ed è arrivata dritta in Parlamento con un’interrogazione del deputato della Lega Gianpiero Zinzi: «In Campania il diabete ha un’incidenza del 7,9 per cento rispetto alla media nazionale del 5,9». Zinzi ha chiesto al ministro iniziative «d’intesa con le Regioni» per «una maggiore uniformità nell’accesso ai sistemi di monitoraggio».

Non è finita. Specialisti e medici di base hanno iniziato a contestare la Regione, sottolineando la necessità «di garantire la continuità assistenziale con il precedente sistema di monitoraggio». Meglio la puntura quindi. E la Regione come ha risposto? «Essendo stati considerati i due sensori equivalenti dalla commissione tecnica e non essendo più possibile acquistare quelli vecchi con gara regionale, si invitano i medici a rivedere i piani terapeutici in corso, indicando solo la descrizione del nuovo dispositivo per consentirne la distribuzione». E l’impossibilità di assumere decisioni in base al valore rilevato? La burocrazia campana ritiene di aver messo una pietra tombale sulla faccenda: «Risulta evidente l’assoluta correttezza delle operazioni di gara svolte dalla centrale di committenza della Regione in attuazione delle indicazioni fornite dalla Direzione per la tutela della salute e il Coordinamento del sistema sanitario regionale». Più della scienza medica potè la procedura d’appalto.

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