Home » Attualità » Opinioni » Ambientalisti tragical-chic

Ambientalisti tragical-chic

Ambientalisti tragical-chic

Dopo le apocalittiche alluvioni in Emilia-Romagna, emerge l’inadeguatezza e le ipocrisie di chi governa la regione da sempre. Ma che oggi, con le nuove parole d’ordine «alla Schlein», diventano addirittura nefaste.


Le lontre, dunque. Pare fossero solo due, riferiscono gli annali. Eppure, bastarono a scatenare la furia ambientalista che nel 1988 fermò i lavori della diga di Vetto. Doveva nascere sul fiume d’Enza, nella Bassa modenese. Se ne parla dal lontanissimo 1960. Potrebbe evitare piene, devastazioni, morti. E dissetare i terreni lì attorno. Insomma, interrompere il deleterio susseguirsi: esondazioni e siccità. Già, ma quelle lontre… Adesso però, dopo l’apocalisse in Emilia-Romagna, si possono ridefinire le urgenze? Giammai. L’inarrestabile Angelo Bonelli, leader di Europa verde, ha presentato un’interrogazione contro l’indecoroso stanziamento di 3,5 milioni per uno studio di fattibilità sulla diga di Vetto: «Bisogna finanziare soluzioni alternative, anziché utilizzare ingenti risorse economiche per progetti velleitari e dannosi».

L’ex ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, li definisce «ambientalisti radical chic», assai «peggiori della catastrofe climatica». Il suo successore, Gilberto Pichetto Fratin, aggiorna il repertorio: «Ambientalisti da loft». Vista la drammatica continenza, ci permettiamo di riformulare: sono i sinistrati. Mentre i poveri cristi guardano inermi la piena, loro si crucciano per l’infausto destino delle lontre. O delle nutrie: quelle che trasformano gli argini dei fiumi in gruviera. «Le norme tutelano più i roditori e gli alberi che le persone» compendia Michele De Pascale, il sindaco di Ravenna, epicentro dell’alluvione che ha causato 15 morti, 40 mila sfollati e 7 miliardi di danni.

L’Emilia-Romagna è governata dal Pd. Da sempre. Negli ultimi anni, dalla premiata coppia che si è fronteggiata alle ultime primarie. Il presidente in carica da otto anni, nonché commissario straordinario al dissesto idrogeologico, è Stefano Bonaccini. La sua inarrivabile vice è stata invece Elly Schlein, diventata nel frattempo la più scoppiettante segretaria dem della storia. Due fuoriclasse. Solo a parole, però. Mentre il martoriato Veneto costruiva i bacini di laminazione e il Mose, nella regione più rossa d’Italia la metà delle casse di espansione, destinate a evitare le esondazioni, continuavano a non funzionare. I sinistrati però, e non c’è prolusione che tenga, imputano al «cambiamento climatico» ogni disastro.

A partire da Elly: quasi governatrice con delega alla transizione ecologica da febbraio 2020 a ottobre 2022, quando lascia per entrare in parlamento. Prima, però, la Ocasio-Cortez del Canton Ticino non s’era risparmiata: per anni non ha smesso di professare il granitico credo. Da Piacenza a Rimini, risuonano ancora le sue inderogabili promesse: «Serve una nuova legge sul consumo di suolo zero. Bisogna dirottare gli investimenti della mobilità su treni e bus, non sulle autostrade. Se il green new deal non parte dall’Emilia-Romagna, da dove deve partire?». Qualche mese fa l’Ispra, ente ministeriale di ricerca ambientale, certifica quindi gli strepitosi progressi dell’impareggiabile duo. La regione è sul podio per incremento di suolo consumato tra il 2020 e 2021: 658 ettari. E nella classifica nazionale delle città più cementificate, c’è proprio Ravenna al secondo posto. Sarà il motivo per cui la straripante segretaria s’è eclissata nei giorni successivi all’alluvione? Chissà. Di sicuro, ha contenuto il profluvio di fumisterie con maggiore abilità di quella dimostrata con i corsi d’acqua.

Carola Rackete e Greta Thunberg sono le supereroine. I Fridays for future sono il faro nella notte. Elly adora perfino gli ecoterroristi di Ultima generazione: «Non dobbiamo fare l’errore di guardare troppo il dito e non la luna. Stanno solo chiedendo di ascoltare la scienza». Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria Schlein, chiarisce: «La protesta non va criminalizzata». Mentre il progenitore Achille Occhetto, già segretario del Pds, commenta la catastrofe in Romagna elevando gli imbrattatori ad apostoli: «Il Signore vedeva questi giovani che si arrabattavano a verniciare i muri per far capire alla gente. E non succedeva niente. E allora ha detto: “Ma poveri ragazzi, adesso ve lo faccio vedere io!”. Invece delle cavallette, in tre giorni ha mandato la pioggia di sei mesi».

Roberto Gualtieri preferisce trattarli da ladroni. S’è costituito parte civile nel processo contro gli attivisti che, lo scorso 2 gennaio, hanno spruzzato vernice sul palazzo del Senato. Un «atto dovuto», spiega il sindaco piddino di Roma. Non l’avesse mai fatto. I più fedeli alleati di Schlein si scatenano. Bonelli, anzi BonElly vista l’ammirazione, azzarda la reprimenda: «Quello che manca alla politica è la volontà di ascoltare le loro ragioni e le loro preoccupazioni. Nessuno ci parla e si confronta. Sono classificati incredibilmente come criminali».

Pure l’alleato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, attinge dal giustificazionismo: «Non c’è violenza, non ci sono danni permanenti, non mi pare che il problema sia un po’ di vernice. Criminalizzare chi denuncia la crisi climatica mi pare abnorme». Insomma: Robertino caro, chiudere un occhio, anzi tutti e due, è un imperativo morale. Si ritiri dal processo e rifornisca i vandali di vernice e pennelli. D’altronde, il sindaco capitolino deve già fronteggiare i malumori degli schleineiani sul termovalorizzatore. La più arcigna è Rossella Muroni, già presidente di Legambiente, amica del cuore di Elly e sua vessillifera: «È un errore per Roma» giura. «Si punti su differenziata, porta a porta e impianti di recupero in un’ottica di economia circolare». Ma la lotta al termovalorizzatore romano è il cavallo di battaglia pure di Giuseppe Conte. Un altro sinistrato incallito.

La capitale è sommersa dai rifiuti, ma lui è stentoreo: «Non è ecocompatibile. In Europa progetti così li considerano obsoleti». Dunque, cosa propone il leader grillino? Anche lui, come Muroni, sfodera la supercazzola green: «Abbiamo bisogno di una vera economia circolare». Ovvio: la raccolta casa per casa. Magari in groppa ai cinghiali, che assediano la capitale per ravanare monnezza. Del resto, i Cinque stelle si sono per anni abbeverati dell’ambientalismo più deleterio e ideologico. No a tutto. A partire da trivelle, gasdotti e rigassificatori. Quelli che ci hanno permesso di affrancarci della Russia. Nell’incuria del territorio resta insuperabile, però, l’impresa realizzata da Giuseppi mentre era premier: smantellare Italia sicura, la struttura di missione governativa contro il dissesto idrogeologico.

Avrebbe fatto comodo anche per prevenire l’ultima alluvione. In Emilia-Romagna, oltre alla cementificazione da primato, hanno imperato inerzia e la scarsa lungimiranza, temibili nutrie comprese. «Negazionisti!» si sfoga BonElly. Tutta colpa dei barbari, invece, che si ostinano a non comprare auto elettriche e case in classe energetica A+. I sinistrati sono riusciti a indispettire persino il nobilissimo padre dell’Ulivo, Romano Prodi: in suo nome, vista la mancata elezione del «Professore» al Quirinale, una giovane Schlein inscenò la corografica protesta «Occupy Pd». Eppure, persino il nume tutelare della Parolaia arcobaleno, ora eccepisce: altro che riscaldamento globale, mancano investimenti e manutenzione. Rimanendo in famiglia, è del fratello Franco, esimio fisico dell’atmosfera, l’attacco più sferzante alla vulgata: «L’affermazione secondo cui il cambiamento climatico è colpa dell’uomo è una bufala. È connaturato: dipende dal sole, dall’astronomia, dall’effetto gravitazionale degli altri pianeti…».

Per i sinistrati, invece, diventa il dogma che legittima l’immobilismo. Dighe, vasche, argini. C’è sempre un però. Come nel caso del fiume Seveso, in Lombardia: 116 esondazioni negli ultimi 47 anni. Quando diluvia, allaga i quartieri a nord di Milano. La soluzione? Costruire cinque casse di espansione, che evitino al Seveso di tracimare. La più importante, al confine tra Bresso e Milano, sarà completata entro l’anno. Nonostante le funeste ire di Eleonora Evi, deputata di Europa verde e co-portavoce del partito insieme a BonElly: «Un’opera che non risolve il problema della messa in sicurezza del fiume, ma contribuisce al degrado ambientale e minaccia gravemente la salute dei cittadini». «È un progetto scellerato» assalta furibonda la leader. Invece, informa ancora Evi, «la vera opera di cui abbiamo bisogno è un piano straordinario di disinquinamento delle nostre acque». Idea eccellente. Certo, il genere umano sarebbe penalizzato: alluvioni, disastri, danni. Ma le voraci nutrie potrebbero finalmente sguazzare felici.

© Riproduzione Riservata