I collaboratori dei 76 deputati italiani al parlamento dell’Unione formano una schiera nutrita. A differenza dei loro colleghi di Camera e Senato a Roma, vengono ben retribuiti e assommano vari incarichi che, strano ma vero, risultano in alcuni casi trasversali ai vari partiti. Eppure la fedeltà ai loro assistiti pare indiscussa.
Chi si ricorda più di Davide Zoggia? Prima presidente della provincia di Venezia, poi deputato del Partito democratico dal 2013 salvo poi diventare uno dei fondatori di Articolo 1-Mdp, il movimento guidato da Pier Luigi Bersani. Finita la legislatura, ha mancato la rielezione in Parlamento. Nel frattempo, però, forte della sua esperienza, dal Pd, la stessa forza da cui si era allontanato sotto la gestione Renzi, è arrivata un’occasione di riscatto, un incarico da collaboratore a Bruxelles. Zoggia, infatti, oggi compare nella lista degli assistenti accreditati degli eurodeputati dem.
Lavora, tra gli altri, anche per Pietro Bartolo, il medico-eroe di Lampedusa eletto nella Circoscrizione Sud, che di assistenti (tra accreditati, locali e «prestatori di servizi») ne conta addirittura 11. C’è da stupirsi? Probabilmente no. Esattamente come accade nei palazzi romani del potere anche nell’Europarlamento, il costume pare grosso modo simile e trasversale: una marea di fedelissimi, ex onorevoli, consiglieri e militanti selezionati nel ruolo di assistenti parlamentari. Con l’unica differenza che, quasi quasi, conviene di più fare il portaborse a Bruxelles che a Montecitorio o a Palazzo Madama. Il motivo è semplice: innanzitutto la posizione degli assistenti europarlamentari è regolamentata e, a quanto pare, pure il budget a disposizione è molto corposo. Basta consultare il sito istituzionale: riferisce che per gli assistenti ogni deputato ha a disposizione la bellezza di 25.442 euro al mese. Per assumere chiunque si voglia tra assistenti accreditati a Bruxelles e Strasburgo, e locali.
Il calcolo è significativo. Tenendo conto che gli eurodeputati italiani sono in tutto 76, parliamo di un monte mensile di 1,9 milioni. All’anno fanno 23,2 milioni. E ci fermiamo qui, perché se volessimo fare un calcolo complessivo, sommando tutti i 705 parlamentari, arriveremo alla strabiliante cifra di 215 milioni di euro di budget. Non proprio una stretta alla cinghia.
Torniamo ai conti e ai nomi di casa nostra, che già bastano e avanzano. A spiccare, analizzando nel dettaglio i tanti assistenti, non c’è solo Zoggia. Il capo delegazione del Pd, Brando Benifei, annovera tra i suoi collaboratori un ex consigliere municipale di Genova e orlandiano di ferro, Federico Tanda, e il consigliere comunale dem in carica a Milano, Angelo Turco. La votatissima Simona Bonafè, ex renziana che è rimasta con i dem, ha scelto quale collaboratore Marco Leonardi, fino al 2018 consigliere economico a Palazzo Chigi di Paolo Gentiloni.
Curioso anche il caso di Giuseppe Ferrandino, ex sindaco di Ischia: tra gli assistenti locali spiccano Mimino Ricciardi, che nel frattempo è anche capogruppo Pd al Comune di Lauria (Potenza), e Paolo Andrea Paparo il quale si divide tra Bruxelles e Roma essendo – come si apprende direttamente dal suo profilo Linkedin – anche nella segreteria politica del senatore Gianni Pittella.
La vicepresidente dem, Irene Tinagli, invece, tra gli altri si è affidata a Ronny Mazzocchi che di Europa ed europeismo è esperto, dato che nel suo passato spiccano collaborazioni con la fondazione Italianieuropei, il think tank fondato da Massimo D’Alema, sacro tempio di politici di sinistra della prima e della seconda ora.
Il caso più emblematico di questo incredibile valzer di nomi, però, è quello riguardante Beatrice Rutiloni: giornalista di due progetti editoriali renziani, Democratica e Unita.tv, ma già nell’orbita del Pd ai tempi della leadership di Walter Veltroni, risulta a oggi (stando a quanto riportato nei siti istituzionali) sia nello staff dell’eurodeputata dem Alessandra Moretti, sia in quello della ministra renziana alle Pari opportunità Elena Bonetti (stipendio in questo caso da 45 mila euro lordi annui). Ecumenica.
La pioggia di incarichi non è solo un’attitudine del Pd, ci mancherebbe. Un esempio? Quello di Isabella Adinolfi è singolare: nonostante sia di recente passata dal Movimento 5 stelle a Forza Italia si avvale ancora dell’ausilio di Luigi Nave e Rosario Albano, entrambi consiglieri comunali in carica e portavoce pentastellati a Villaricca (Napoli). Ovviamente avviene anche il contrario: nello staff della leghista Francesca Donato troviamo tra gli altri Monia Benini, il cui curriculum annovera tra le altre cose un’esperienza da segretaria provinciale del Partito dei Comunisti Italiani a Ferrara e poi un altro periodo nello staff comunicazione del Movimento cinque stelle in Europa.
Salti notevoli, che uniscono spesso le piccole realtà locali e la mastodontica struttura europea. Interessante anche lo staff del leghista Matteo Adinolfi: tra i suoi assistenti gli ultra-fedelissimi Marco Maestri, coordinatore provinciale Lega Giovani Latina, e Marilena Sovrani, ex assessore alla Cultura del Comune pontino, ovviamente in quota Lega. E le solite abitudini non cambiano. A lavorare con Isabella Tovaglieri c’è Riccardo Francesco Guzzetti il quale, nel frattempo, è pure consigliere a Saronno, manco a dirlo con il Carroccio.
Esattamente come lo è – ma a Treviso – Riccardo Barbisan, che verosimilmente si dividerà tra impegni locali ed europei essendo assistente di Gianantonio Da Re. Se non sono consiglieri comunali, provinciali o ex onorevoli, quantomeno bisogna che gli assistenti siano iscritti al partito.
Questo è quello che sembra guardando al team di Nicola Danti, l’unico eurodeputato in quota Italia Viva: tra i suoi collaboratori spiccano due ragazzi entrambi iscritti a Iv Firenze. In altri casi, invece, non necessariamente serve militare nella stessa forza politica. Così Sergio Berlato, di Fratelli d’Italia, conta – a meno che non si tratti di un’improbabile omonimia – sulla collaborazione di Sergio Salmè che risulta essere, tra le altre cose, anche segretario provinciale a Udine della Fiamma Tricolore.
Ma non è tutto. Oltre al tema «qualitativo» c’è anche quello quantitativo. Alcuni staff, infatti, contano su un numero pressoché sterminato di collaboratori che fa impallidire quello dei colleghi che lavorano a Montecitorio o a Palazzo Madama. Restando in casa Fratelli d’Italia troviamo il record-man del partito: Nicola Procaccini, i cui «assistenti locali» sono addirittura dieci.
Tra di loro, manco a dirlo, tanti fedelissimi, come Ilaria Marangoni, consigliera comunale a Terracina, città amministrata proprio dall’esponente meloniano prima del suo passaggio a Bruxelles. D’altronde, è comprensibile, un amico in Europa vale un tesoro.
