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Zinga, le elezioni e la «carica» dei seicento

Zinga, le elezioni e la «carica» dei seicento

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si prepara al prossimo voto delle Politiche (nonostante un mandato che si conclude nel 2023) grazie a cui entrerà in Parlamento. Intanto, però, sistema un po’ di pendenze dal ruolo che si appresta a lasciare. Per esempio, un’infornata di centinaia di assunzioni e un sapiente trasferimento di poteri al collega di partito Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, in previsione di tempi magri per i democratici.


E’ tutto pronto per il trasloco dalla scrivania di presidente della Regione Lazio al seggio alla Camera. I dettagli sono stati limati e Nicola Zingaretti ha ottenuto dal segretario del Pd, Enrico Letta, un posto blindato da capolista a Roma centro. Solo che il governatore si è guardato bene dal mollare l’incarico prima dell’elezione ufficiale a Montecitorio, restando in carica durante la campagna elettorale. Così nel frattempo tira la volata al suo partito in vista delle Regionali che arriveranno verosimilmente tra gennaio e febbraio. Anche perché all’interno del suo Pd e, più in generale della coalizione, la situazione è tesa, a partire dal candidato alla presidenza.

E a ridosso del voto, è scattata una delle più classiche azioni pre-elettorali: la pubblicazione di bandi per reclutare personale. Certo, la proposta di legge era nota. Ma la tempistica assume un significato particolare, sospetta secondo il giudizio delle opposizioni. In pieno agosto, la Regione Lazio ha previsto un maxi piano di assunzioni per un totale di quasi 600 posti, con scadenza fissata al 30 settembre.

Il concorso più corposo riguarda l’immissione in organico di «295 unità di personale a tempo pieno e indeterminato, con il profilo professionale di esperto mercato e servizi per il lavoro». Sono risorse umane da destinare al «potenziamento dei centri per l’impiego e le politiche attive del lavoro». Nel caso specifico lo stipendio iniziale previsto si aggira intorno ai 1.800 euro. Al gradino superiore si trova il bando per 249 assunzioni relative al profilo di «assistente mercato». Qui, il salario di base raggiunge i 2.200 euro. Le mansioni più rilevanti sono quelle di far incrociare «domanda-offerta promuovendo i relativi servizi presso i datori di lavoro e ricercando offerte idonee per i lavoratori utenti del servizio». A questi nuovi dipendenti, destinati ai centri per l’impiego, si sommano 40 posti, principalmente in un servizio di call center per gestire le chiamate del numero per emergenze, il 112.

L’infornata di fine consiliatura non è l’unico atto che sta portando avanti il futuro onorevole Zingaretti. Sempre a inizio agosto è stata avviata un’ampia opera di trasferimento dei poteri al Comune di Roma, amministrata dall’altro dem Roberto Gualtieri, diminuendo fino quasi a svuotare il ruolo della Regione che potrebbe passare al centrodestra. Sotto l’ombrello delle «procedure di semplificazione e reingegnerizzazione dei processi amministrativi» vengono cedute «funzioni amministrative a Roma Capitale e ai comuni capoluogo di provincia della Regione». Una razionalizzazione legittima, ma anche in questo caso stabilita solo con l’approssimarsi della tornata elettorale.

E, secondo i rumors di Palazzo, l’architetto di questa operazione è stato Albino Ruberti, in uno degli ultimi atti compiuti. Del resto è stato prima braccio destro di Zingaretti e poi è passato al Campidoglio, nel ruolo di capo di gabinetto, da cui ha dato le dimissioni, estromesso per il noto video in cui minaccia un interlocutore. «Zingaretti si vanta di essere stato l’unico a governare nel Lazio per due mandati consecutivi. Bene, chiedo perché non abbia provveduto a fare questa riforma in questi cinque anni su cui chiediamo un confronto vero perché non siamo pregiudizialmente contrari» dice a Panorama Massimiliano Maselli, consigliere regionale di Fratelli d’Italia. «Forse non lo ha fatto perché prima a Roma c’era la Raggi? Faccio poi notare che la proposta di legge, nel titolo, richiama anche gli altri capoluoghi della regione. Solo che nel testo a questi ultimi non viene conferito alcun potere».

In dettaglio finiscono nelle mani del Campidoglio la gestione dei parchi, delle attività turistiche all’aperto, come i campeggi, fino all’attività estrattiva nelle cave e al controllo su tutti gli impianti di distribuzione del carburante presenti nel grande raccordo anulare. Tra le misure previste dalla delibera c’è inoltre la soppressione dell’Ente regionale Roma Natura, finora responsabile delle procedure urbanistiche e autorizzative sulle operazioni da compiere. Per capire quanto conti, il passaggio al Comune di Roma dei poteri significa avere un controllo su un’area grande un terzo della Capitale, in cui vivono circa 300 mila persone. Praticamente l’ampiezza di una città media italiana. «I tempi sono sospetti» conclude Maselli. «È una questione di opportunità politica e anche di etica, per cui non si affrontano questi argomenti a ridosso di una campagna elettorale».

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