Potrebbero piazzare direttamente i regali sotto l’albero di Natale, un magnifico abete rosso arrivato alla Camera dei deputati dalle foreste «certificate» del Cuneese. E non potevano che essere col bollino di garanzia. Nicola Fratoianni, Dario Franceschini, Gilda Sportiello potrebbero piazzarli direttamente lì gli orologi con il battito cardiaco, le card per un weekend nella Spa, i pullover con le renne, incartati e infiocchettati per mogli e mariti. Francesco Boccia no, perché la partner Nunzia De Girolamo non è stata rieletta. Montecitorio come il focolare, l’Aula come il tinello di mammà, dove va in onda il «tengo famiglia» (Leo Longanesi dixit) del terzo millennio.
Poiché lo sport preferito di redazione è quello di indignarsi per la parentela governativa assoluta (Giorgia Meloni, premier, e l’ex cognato Francesco Lollobrigida, ministro) vale la pena guardare meglio la foto di gruppo, utilizzare il microscopio da terza media per scoprire quanto Camera e Senato siano profondamente condizionati dall’amichettismo di sinistra, che negli anni e nelle legislature si è trasformato in una debordante famiglia allargata. Il vizietto ha un atto fondativo: la storica liaison di Palmiro Togliatti, plenipotenziario del Pci con accesso diretto al Pcus staliniano, con Nilde Iotti, l’ex partigiana emiliana ascese alla presidenza della Camera nel 1979 e lì rimase fino al 1993 in barba ai ribaltoni. Dodici anni e 307 giorni, il vero compromesso storico con la Dc, un primato paragonabile a quello di Bob Beamon nel salto in lungo, laddove «l’alternanza democratica» riguardava solo gli altri.
Quello non fu un caso ma una tendenza, visto che anche Giancarlo Pajetta fu a lungo compagno di vita e di partito della giornalista comunista Miriam Mafai, tra i fondatori de La Repubblica, che ereditò il suo scranno a Montecitorio nel 1994. Aveva la terza media, ma anche il corso di studi diventa una discriminante solo quando riguarda chi non canta Bella Ciao. L’esempio è stato seguito nel tempo da altre coppie celebri: Monica Cirinnà ed Esterino Montino, Anna Serafini e il marito Piero Fassino, Anna Maria Carloni in Bassolino. Il club dei parenti è sempre stato un punto di forza del Pd. E non c’è strapuntino che non interessi. In mancanza d’altro, Michele Emiliano in Puglia ha nominato la compagna Elena Laterza portavoce. «Una scelta conforme alle regole di legge e fondata su un curriculum ineccepibile». Sull’opportunità nessuno osa fiatare.
Anche oggi il parentismo è ben rappresentato, con la punta di diamante Michela Di Biase, moglie (dal 2014) del leader cattodem Dario Franceschini, grande galleggiatore nel mar dei Sargassi del potere. Entrata in Parlamento nel 2022, ha preso l’ascensore e in tre anni è diventata capogruppo in commissione Infanzia e Adolescenza nonché membro della commissione Giustizia. Nessuno è più contrario di lei alla separazione delle carriere, in tutti i sensi. E quando le si fa notare il combinato disposto, lei si offende. Parla di gavetta in consiglio comunale al Campidoglio, riparla di gavetta da consigliera regionale del Lazio con Nicola Zingaretti. Parafrasando Antonello Venditti, di gavetta in gavetta arriveremo a Roma. E infatti, ecco Montecitorio. Di Biase non ci sta: «Il marchio è profondamente ingiusto e frutto di una cultura maschilista che vuole raccontare le donne non attraverso il loro lavoro, la loro storia, ma attraverso l’uomo che hanno accanto».
L’inclinazione è vincente anche per la dichiarazione dei redditi. Due anni fa lady Franceschini fu al centro di due controversie. La prima per la partecipazione al 25 per cento nella società Obiettivo Cinque, che vende consulenze sul raggiungimento della parità di genere. Quando gli ideali politici coincidono con il business. La seconda per essere stata nella fondazione Sorgente, la cui holding gestisce il patrimonio immobiliare della Siae (Società italiana autori editori), vigilata dal ministero dei Beni Culturali, per otto anni santuario del marito. Il polverone fu sollevato da Fedez che accusò la coppia di conflitto di interesse fra polemiche e minacce di querele. L’inclinazione è vincente e pure contagiosa. Nel senso che se lo sguardo si posa un po’ più a sinistra, ecco un’altra family vincente, con un succulento doppio stipendio che consente di girare in Tesla. È quella costituita da Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana e Alleanza Verdi Sinistra, e la moglie Elisabetta Piccolotti, ex Rifondazione comunista, deputata dello stesso partito e oggi componente di Commissione Cultura e Commissione Antimafia. La signora in rosso è salita alla ribalta per la diatriba sull’acquisto dell’auto di Elon Musk, venduta con estrema riluttanza quando il miliardario digitale è diventato consigliere di Donald Trump. Qualcuno le ha fatto notare che la battaglia per la patrimoniale del marito non andava d’accordo con una vettura da 50 mila euro, accusandola di fighettismo di sinistra. «L’avevo scelta perché è un’auto elettrica, coerente con le nostre politiche ecologiste». Anche la Dacia Spring e la Leapmotor sono elettriche, ma vuoi mettere il lato cool della faccenda?
La scorsa settimana Piccolotti si è ripetuta, difendendo il canto di Natale in arabo in una scuola di Milano e giustificando il sequestro dei bambini dalla casa nel bosco perché «non sanno l’italiano». Senza preoccuparsi del dettaglio che una buona quota di loro coetanei immigrati sono nelle stesse condizioni.
Per coerenza con il campo largo, il «tengo famiglia» parlamentare riguarda anche il Movimento 5 stelle, con la relazione fra il fumantino capogruppo a Montecitorio, Riccardo Ricciardi, e la deputata Gilda Sportiello. Lei viene ricordata solo per una foto pubblicata anche sul Washington Post, che la raffigurava in Aula mentre allattava il piccolo Federico, nato dalla loro unione. Da sempre grillismo fa rima con familismo. Non tanto perché Beppe tentò invano di far eleggere il suo commercialista e neppure perché Davide Buffagni, fratello dell’ex viceministro Stefano, ha fallito l’ultima scalata al Parlamento. Ma per la paradigmatica vicenda dell’infermiera di Latina e del figlio. Ivana Simeoni, operatrice sanitaria messa in lista per mancanza di candidati, entrò in Senato nel 2013 con la prima ondata pentastellata e portò con sé il figlio Cristian Iannuzzi, eletto deputato. Dopo un anno si accorsero di far parte del parco buoi e se ne andarono nel gruppo misto, lasciando tutto tranne la pensione.
Nel nome del padre e dello zio, altro giro altro capitolo. La sindrome del Trota (Renzo, il figlio di Umberto Bossi, ndr), coinvolge tutti. Perché «La Costituzione non lo vieta», come ripetono i professionisti della politica. Effettivamente non vieta neppure il doppio mandato presidenziale, e infatti Sergio Mattarella si è infilato nel vulnus. Quindi è difficile prendersela con Giovanni Crosetto, europarlamentare di Fdi e nipote del ministro Guido, senza ricordare che anche in questa sezione la ferrea tradizione di sinistra continua a dominare. Nel recente passato Simone Valiante (Pd) ha preso il posto di papà Antonio alla Camera e Daniela Cardinale quello del genitore Totò, superministro nel governo di Massimo D’Alema. Il padre aveva raggiunto il massimo dei mandati parlamentari e non volendo regalare il collegio a sconosciuti lo consegnò alla figlia, allora studentessa universitaria.
Fulgidi esempi di comédie humaine, direbbe Honoré de Balzac, ai quali si è ispirato Vincenzo De Luca. Lasciando il trono della Regione Campania per via della dismissione dei cacicchi voluta da Elly Schlein, lo Sceriffo ha preteso che il figlio Piero (già deputato e vicecapo dem alla Camera) diventasse segretario regionale del partito. E gli elettori? Nessun problema, è stato presentato alle primarie come candidato unico. È andata decisamente peggio a Pellegrino Mastella, figlio di un altro vicerè borbonico della politica ed entrato in consiglio regionale grazie alle truppe mastellate dell’evergreen Clemente, grande elettore di Roberto Fico. Il neogovernatore ha immediatamente escluso il rampollo dalla giunta. «Se lo avessi saputo non l’avrei candidato, così si parte male», ha commentato il genitore. Non si deludono le famiglie, specie a Natale.
