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Milan l’era un gran Milan…

Milan l’era un gran Milan…

Era il luogo dell’Italia all’avanguardia per antonomasia, sfavillante e portato sempre a esempio. Ora anche gli ex elogiatori seriali del sindaco Beppe Sala – intellettuali di sinistra, superchef, «ambrogini d’oro» – scoprono che la città tanto amata è insicura, isterica, troppo cara. In una parola, invivibile.


Urca, perfino la sciura s’è desta. Uè, anche al cumenda cominciano a girare. Hanno scoperto, ahiloro, che la sfavillante Milano è come la mefitica Gotham City. Violenta, insicura, degradata. Ma pure elitaria, esosa, indifferente. Anni di narrazioni entusiastiche, celebrazioni planetarie, primazia continentale. E adesso lo sbotto generale. Basta un giretto alla Stazione centrale, sempre più ostaggio di clandestini: spaccio, risse, degrado. E non è la soffice «percezione» che ci propinano da sinistra, con le solite fumisterie. Persino il sindacato di Polizia rintocca l’allarme sicurezza, a corredo di inequivocabili dati: la città primeggia in Italia per denunce ogni 100 mila abitanti, guida l’indice di criminalità, declina nelle classifiche sulla qualità della vita.

Addio, Milano. Si rivoltano i lodatori del sindaco arcobaleno, Beppe Sala. Non è Batman, né Robin e nemmeno il maggiordomo Alfred. È un ricco ex manager progressista, che sembra uscito da un video del «Milanese imbruttito»: caricatura dell’arrembante indigeno, aperitivino e weekendino, appartamento a Brera e casa in Liguria. Giornalisti, scrittori, intellettuali, imprenditori. Persino il Corriere della sera, dell’arcimilanesone acquisito Urbano Cairo, non può esimersi dalle critiche. Si ribellano nientemeno gli insigniti dell’Ambrogino d’oro, massima onorificenza cittadina, premiati da Sala.

Come i Ferragnez. In una delle sue «stories» su Instagram, Chiara già denunciò una città fuori controllo: «Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa. Piccoli negozi al dettaglio del quartiere, svuotati dell’incasso giornaliero. Persone fermate per strada con armi e derubate di tutto. La situazione è fuori controllo. Per noi e i nostri figli, abbiamo bisogno di fare qualcosa». Le case delle colleghe influencer, intanto, venivano alleggerite di borse, gioielli e abiti. Come quella di Martina Maccherone, migliore amica della Ferragni. O l’appartamento di Chiara Biasi, fashion blogger da quattro milioni di follower.

Milan l’era un gran Milan. Lo chef Filippo La Mantia aveva aperto il suo ristorante al Mercato Centrale, dentro lo scalo ferroviario milanese. Tre settimane fa, lo ha chiuso. Mestamente ricorda: «La situazione si sta deteriorando anno dopo anno, fino a un punto di non ritorno. Di notte, qui attorno, nessuno è al sicuro». E il decorato collega Andrea Berton, che ha uno stellato in centro, ammette che le strade sono «sempre più sporche».

Tralasciamo il figliolo di Matteo Salvini, leader della Lega, alleggerito del cellulare. O Francesco Facchinetti, manager dello spettacolo, che denuncia scippi in pieno giorno. Simpatizzano a destra. Un po’ se lo meritano, dài. Che dire però di un’implacabile fustigatrice come Selvaggia Lucarelli? Avvilita per l’impossibilità di cambiar casa, scrive l’epitaffio: il suo affetto per la metropoli è ormai consunto. Non c’è solo la Stazione centrale, l’aumento dei biglietti dei mezzi pubblici, i taxi introvabili e il primato di città occidentale più inquinata al mondo. La giornalista denuncia la «gentrificazione»: «Uno dei più grandi inganni a cui sto assistendo da quando vivo qui». Nota per gli smarriti lettori. Dicesi gentrificazione: «Trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni». Insomma: prima era inaccessibile il centro, adesso pure la semi periferia. Amara conclusione: nemmeno la benestante Selvaggia può permettersi di cambiar alloggio.

La sobrietà meneghina è offuscata dai lustrini. D’altronde Sala era Mister Expo, vetrina universale che l’ha lanciato in politica. Ottenuta la cadrega, s’è adoperato per il glamour e il fashion, sostituendo i gran borghesi con le grandi influencer. Abitano in fortilizi ultramoderni come CityLife, da 15 mila euro al metro quadro. Non è tornata la Milano da bere, quella delle occasioni. È la Milano da annusare, guardare e non toccare. Dentro ricconi e forestieri, fuori proletari e provinciali. Tornino nell’hinterland: magari a Varedo, dove il sindaco è nato e cresciuto. Da ottobre 2022, i motori Euro 4 ed Euro 5 non possono più entrare in città, pena una multa al giorno. E non si tratta di veicoli del mesozoico, ma spesso di appena sette anni fa. Poco importa. I plebei del contado, che ogni giorno calano dai dintorni per buscarsi la pagnotta, devono rinnovare il loro fatiscente parco auto. Inutile genialata, a uso degli zetatiellini con l’elettrica superaccessoriata: i veicoli transitati sono scesi appena dello 0,8 per cento.

Se ne vanno pure gli scrittori. Il Premio Strega, Paolo Cognetti: «È una città per ricchi. Le periferie sono trascurate, lasciate a loro stesse, non cambiano». Il finalista Premio Strega, Jonathan Bazzi: «Il mio futuro non sarà più qui, nella mia città. In periferia prezzi da 800 euro per un bilocale. Molta gente è costretta a condividere la casa con estranei. È questa l’indipendenza?». Anche l’acclamata storica Eva Cantarella, pur vivendo nella snobissima zona Magenta, denuncia ammirevolmente la suddetta gentrificazione: «L’aumento dei prezzi degli immobili, e non solo, impedisce ai più giovani e ai meno abbienti di abitare la nostra città». Sala ha premiato anche lei con l’ambitissimo Ambrogino d’oro. Eppure, l’accademica non si sottrae: «Negli ultimi anni le cose sono cambiate in peggio, e non poco. Per cominciare, non è più sicura. Nelle strade non esiste un vigile o una guardia che tuteli i cittadini» dice Cantarella al Corrierone. Persino Ornella Vanoni, sciura inarrivabile, è stata intervistata dal quotidiano: «A Carnevale in città sfilano tre maschere: quella di Berlusconi, del cardinal Martini e la mia» premette la cantante. Però Milano non le piace più: «È isterica. Per viverci bisogna essere dei nababbi. E non si aggiunge un posto a tavola se non è previsto».

Le celebrità insorgono ugualmente a Roma, avviluppata da monnezza, degrado e pistolettate. Anche la capitale è guidata da un campione della sinistra progressista: il piddino Roberto Gualtieri, già rivedibile ministro dell’Economia nel governo giallorosso. I vipponi de’ sinistra sono in ambasce da mesi. L’attrice Claudia Gerini, furente: «Perché nessuno pulisce la città?». Il collega Alessandro Gassmann, gretino militante: «Certo che però porca zozza Roma, Europa, centro storico». L’ultima vivace protesta è della pugnace giornalista Myrta Merlino, autrice di un’indimenticabile intervista in cui il futuro primo cittadino stornellava «Roma non fa’ la stupida stasera». Dopo non aver più trovato l’auto del figliolo in strada, causa estemporaneo set cinematografico, deflagra: «La città versa in uno stato di incuria e disagio». Esemplifica: «Piccole vessazioni quotidiane accomunano nella rabbia milioni di residenti: trasporti pubblici inadeguati, cantieri perennemente aperti, buche assassine, eventi gestiti a danno di chi lavora, assenza di regole e di indicazioni».

Se Roma è Suburra, Milano è Gotham. Dopo l’account Twitter Roma fa schifo, sottotitolo «Chi ha ridotto così la città più bella del mondo», adesso furoreggia MilanoBellaDaDio, che denuncia le nefandezze meneghine. Mal gliene incolse. Per esempio: come si permettono questi ideologici debosciati di diffondere video che riprendono le borseggiatrici rom in azione sulla metro? «È violenza» s’indigna Monica Romano, prima consigliera comunale transessuale a Palazzo Marino. Fedelissima del sindaco arcobaleno, ovviamente. Che, intanto, minimizza: «Milano non è in emergenza». Sembra di risentirlo, ai tempi in cui cominciava a dilagare la pandemia: «Milano non si ferma». Così, pure i patimenti di sciure, cumenda e intellò passeranno. Dimentichino angoscia, violenza, discriminazioni. Un’altra patinata primavera sta per cominciare.

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