Gli esponenti del Movimento sono prolifici sul fronte memoriale. Ma in libreria, come alle urne, i risultati deludono un po’. A partire dal pasionario Di Battista. E, nonostante ospitate e interviste, anche le fatiche letterarie dei «big»…
Da Alessandria a Pozzallo, una presentazione via l’altra, è l’ennesimo grande ritorno. Lucia Azzolina, memorabile ex ministra dell’Istruzione, ha dato alle stampe la sua opera prima: La vita insegna. Dalla Sicilia al ministero, il viaggio di una donna che alla scuola deve tutto. Toccante titolo deamicisiano. Epica prefazione di Liliana Segre, senatrice a vita. Così recita: «Donna, giovane, siciliana e col rossetto rosso. Sincera, fino a risultare scomoda in una politica che preferisce di gran lunga i silenzi. Azzolina racconta il viaggio che la porta dalla provincia di Siracusa fino al ministero di viale Trastevere, sempre zaino in spalla».
L’autrice, tra Dad e banchi a rotelle, ripercorre dunque il suo anno al dicastero che fu di Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Un indispensabile lascito ai posteri. La verità finalmente ristabilita. Gli italiani avrebbero letto e capito. A riprova, ci siamo consumati gli occhi scorrendo, nella settimana successiva all’uscita, la graduatoria GfK dei libri più venduti: dalla posizione numero uno alla duemila e cinquecento, che registra appena 149 copie. Eppure, niente: ex ministra non classificata.
La vita insegna chiude comunque un anno formidabile per i memoir politici. E straordinariamente prolifici sono stati proprio i pentastellati, a dispetto dei trascurabili esiti commerciali. Persino le memorie di un titano come Luigi Di Maio sono rimaste impilate sui tavoloni delle librerie. Un amore chiamato politica, a oltre un mese dal pirotecnico lancio, vantava 2.953 copie comprate, prima di uscire dall’elencone stilato ogni sette giorni da GfK. Immeritato.
Malgrado strafalcioni come quello su John Bolton, ex consigliere di Trump, ribattezzato Michael, al pari del cantante americano. Il ministro degli Esteri ripercorre la sua fulminea e generosa carriera. Uscito il volumetto, tra l’altro, non s’è certo risparmiato. Ha promosso la sua fatica appollaiandosi negli studi tv per un mesetto, tanto da fare vacillare gli editor: era meglio intitolare Un amore chiamato televisione?
Tredici ospitate in solitaria, contando solo i talk show, con doveroso battesimo da Lilli Gruber, nel salottino di Otto e mezzo. E poi presentazioni in mezza Italia. Stringere mani. Firmare copie, pochine in realtà. A Firenze c’era persino il sindaco dem, Dario Nardella. Non è servito. Pochi hanno colto la grandezza dell’opera.
È capitato del resto anche a Enrico Letta, segretario del Pd: pubblicato lo scorso 27 maggio, il suo Anima e cacciavite, dopo 10 settimane contava 4.389 esemplari venduti, per poi sparire pure dall’includente classifica. Tanto per capirci: la concomitante biografia della leader di Fratelli d’Italia, Io sono Giorgia, inteso Meloni, ha sbancato: 130 mila copie, fino a oggi, secondo i dati Gfk. Fresco d’uscita è invece Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia di Luca Zaia, governatore del Veneto: 17 mila copie in appena tre settimane.
Se negli altri partiti si adoperano i capintesta, nei Cinque stelle si dilettano un po’ tutti: ex maggiorenti, scalpitanti e dissidenti. Persino a Danilo Toninelli, già poliedrico ministro dei Trasporti, era così venuto il dubbio: «In troppi ormai scrivono libri. In Italia basta essere transitati per qualche minuto davanti a una telecamera per sentirsi accreditati a farlo. Si vive una bulimia di scrittura commerciale senza precedenti. Questo mi scoraggia». Superato lo scoramento, ha autopubblicato su Amazon l’attesa autobiografia: Non mollare mai. La storia del ministro più attaccato di sempre. Duecentonove pagine, vergate «in un grazioso monolocale con vista sui tetti di Trastevere, dove il silenzio veniva rotto solo dai rintocchi delle campane della basilica».
In copertina si staglia Toninelli stesso: lo sguardo sognante scruta l’indefinito orizzonte. L’opera si apre con dedica dell’autore: «A chi non si vende, a te che acquistando questo libro dichiari guerra al sistema che opprime gli onesti!». L’ex ministro si sofferma sulla «macchina del fango» che l’ha investito. Lo chiamavano «Toninulla» o «Tontinelli». E «lo stesso Di Maio iniziò a vedermi secondo la lente deformata creata dai media». L’amaro convincimento intride ogni pagina. Fu un complottone: massacrato dal solito sistema mentre operava «per il bene del Paese».
L’opera, insomma, narra di un gigante della politica finito nel «tritacarne della gogna mediatica». Un integerrimo marchiato con «il metodo Boffo». Apprezzare tali indigeste realtà non è mai facile. Non mollare mai, sei mesi dopo l’uscita, campeggia alla posizione 43.094 nella classifica di Amazon, l’unica che ne contempla l’esistenza.
Avrebbe meritato di più anche Angelo Tofalo, ex sottosegretario alla Difesa: Intelligence collettiva. Appunti di un Ingegnere rapito dai Servizi Segreti langue al posto 61.266 della medesima graduatoria. A dispetto, va detto, di una sinossi promettente: «Un libro che coniuga l’accuratezza del saggio e lo stile e il linguaggio divulgativo del romanzo: appassiona sia per il tema sia per i numerosi richiami a problemi di stretta attualità».
Persino un gigante del governo Giuseppi quale Vincenzo Spadafora, ex ministro alle Politiche giovanili e allo Sport, non ha avuto i meritati allori. Eppure, stavolta, non si tratta della solita agiografia: Senza riserve. In politica e nella vita sembra molto di più. Certo, il grillino riferisce della sua giovinezza ad Afragola, costellata dai pressanti inviti dei compagnetti di scuola a «fare politica». D’altronde, «penso sia stato per il mio impegno nel sociale, iniziato a dodici anni, o perché avevo una buona parlantina e riuscivo ad attirare l’attenzione di parenti, amici o conoscenti quando iniziavo i miei discorsi».
L’autore si toglie però anche un macigno dal cuore. Svela la sua omosessualità, per la verità già nota a chiunque. Poco importa: la rivelazione merita un lancio coi fiocchi, in diretta tv da Fabio Fazio, a Che tempo che fa. Spadafora si commuove. Momento toccante, purtroppo non prolifico: 316 copie vendute la settimana dopo l’uscita. Poi, l’oblio.
Non necessitava analoghi disvelamenti Alessandro Zan, deputato del Pd e autore dello sfortunato Ddl sulla lotta all’omotransfobia. Titolo assonante, ugualmente privativo: Senza paura. La nostra battaglia contro l’odio. Esito ben più sostanzioso: oltre 5 mila copie.
Rocco Casalino, un altro che non ha bisogno di coming out, s’è buttato sul melodrammatico. L’ex portavoce di Conte è stato tra i primi, in questo anno segnato da virus pandemico e memoir pentastellati, a raccontare gli irripetibili trascorsi governativi. Il portavoce esce lo scorso marzo. Copertina, tanto per capirsi, stile House of cards, serie che tracima di politici farabutti. Storia potente, quella dell’ex viceré di Palazzo Chigi: figlio di emigranti, rapporto tribolato con il padre, trionfa nel mondo dei grandi. In sei settimane, all’inizio dell’estate, raggiunge 15 mila copie, rivelano i dati. Fino a oggi, assicura però l’autore, ne avrebbe vendute più di 20 mila.
Vecchio collega è Claudio Messora, in arte Byoblu, che ha scritto Il disallineato. Tutto quello che accade dietro i riflettori della politica, quasi 5 mila copie smerciate. Dipinge Roccobello, come lo chiama ancora Giuseppi, quale impareggiabile arrivista. Il saggio narra di un blogger che scala il Movimento, per poi abbandonarlo schifato. Filone fortunatissimo. È un po’ quello che verga e riverga il reuccio dei dissidenti: Alessandro Di Battista, autore di notevoli reportage per Il Fatto quotidiano. Con la casa editrice del giornale metà giuseppino e il resto grillino, Paperfirst, ha scritto cinque libri. L’ultimo, uscito lo scorso maggio, è Contro! Perché opporsi al governo dell’assembramento, quasi 8 mila copie. Atto d’accusa, ma pure manifesto politico.
Dibba resta l’ultimo dei mohicani: «Potevo fare il ministro con la Boschi, invece dissi di no». Vorrebbe fondare un nuovo e ribaldo partitino. Comunque vada, l’opera sesta pare già inevitabile.