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Il Jobs Act passa alla Camera, senza 40 voti PD

Il Jobs Act passa alla Camera, senza 40 voti PD

Il testo approvato con 316 voti favorevoli, 6 contrari e 5 astenuti. 40 deputati del Pd decidono di non partecipare al voto finale. Si apre la scissione?

Il testo del Jobs Act viene approvato alla Camera con 316 sì, 6 no e 5 astensioni e ora può tornare al Senato. Poco prima della votazione finale, tutti i deputati dell’opposizione hanno lasciato l’Emiciclo, non partecipando dunque alla votazione sul jobs act. Con loro la minoranza Pd: 30 deputati che hanno firmato un documento in cui spiegano le ragioni di tale gesto. Nonostante le modifiche apportate alla Camera, l’impianto della delega sul lavoro (viene spiegatonel documento) non è soddisfacente. Tra i firmatari figurano Cuperlo, Bindi, Boccia, Zoggia, D’Attorre.

Ma alla fine sono stati in 40 (su un gruppo di 307 componenti) a non votare il Jobs act, in 2 hanno detto no al testo, altri 2 si sono astenuti. È quanto risulta dai tabulati del voto in Aula. I no
sono quelli di Giuseppe Civati e Luca Pastorino mentre gli astenuti sono i civatiani Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini. Che sia l’inizio della tanto temuta scissione?

Inizialmente, soltanto la Lega aveva annunciato la sua non partecipazione al voto finale sul Jobs Act. È stata, dunque, una sorpresa vedere oltre ai deputati del Carroccio e di M5s anche quelli di FI e di Sel abbandonare l’emiciclo poco prima della votazione finale.

Ora dunque il testo passa al Senato.

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