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Inchiesta urbanistica, Milano e il parere del Municipio manipolato: la città partecipata mai esistita

Inchiesta urbanistica, Milano e il parere del Municipio manipolato: la città partecipata mai esistita

Dallo Scalo Romana all’ex Pirellino, l’inchiesta su Coima svela pareri municipali manipolati e un sistema che esclude i territori dalle scelte urbanistiche

Milano la «città partecipata» promessa da Beppe Sala e dalla sua giunta di centrosinistra non è mai esistita. Doveva essere il simbolo del Pd: quartieri ascoltati con un ruolo centrale, trasformazioni urbane condivise. Invece i Municipi sono rimasti senza potere, relegati a comparse nelle grandi partite immobiliari. Le carte dell’inchiesta su Coima di Manfredi Catella, nelle memorie depositate al Riesame dai pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini, lo mostrano con chiarezza: pareri municipali ignorati o addirittura rovesciati nei verbali, Commissioni che decidono al posto dei territori, interlocuzioni private tra imprenditori e amministratori che guidano la rotta delle trasformazioni. Altro che partecipazione: il modello Milano ha funzionato escludendo chi avrebbe dovuto rappresentare i cittadini. C’è un episodio che racconta più di molte dichiarazioni pubbliche. Il 7 marzo 2024 la Commissione comunale per il Paesaggio esamina un intervento allo Scalo Romana, dentro il Villaggio olimpico. Quel giorno il rappresentante del Municipio formula un parere negativo, dettagliato e severo. Nel verbale ufficiale quella valutazione compare invece come positiva. Gli inquirenti parlano di errore, ma sembra quasi una manipolazione. Tanto che sarà corretta solo nella seduta successiva, dopo le proteste di chi l’aveva espresso. Nel frattempo il progetto ottiene il via libera, «nonostante grossolane lacune», scrivono i pm. Per gli inquirenti è la prova plastica di un sistema che non solo marginalizza i Municipi, ma li svuota persino della possibilità di lasciare traccia fedele del loro dissenso. Il copione si ripete più volte. In via Crescenzago 105, Municipio 3, il rappresentante territoriale si oppose «con forza», ma il suo voto non venne nemmeno verbalizzato: la pratica passò lo stesso, salvo poi la Corte dei conti criticare i dirigenti per essersi «adagiati acriticamente» sui pareri tecnici senza valorizzare i rilievi dei cittadini.

In via Stresa, la «Torre Milano» del Municipio 2 avanzò nonostante richieste di compensazioni e un parere municipale contrario: oggi quell’edificio è al centro di un processo. In piazza Aspromonte, Municipio 3, l’«Hidden Garden» proseguì pur tra contestazioni fino al sequestro del cantiere. In Valtellina/Lepontina, Municipio 9, residenze e studentati ricevettero il via libera dalla Commissione, mentre le obiezioni locali sono rimaste lettera morta. Lo schema emerge con forza anche a nord della città, a Bruzzano, nell’area di via Senigallia. Qui nella primavera del 2023 approda in commissione Paesaggio il progetto Unipol per un hub multifunzionale, firmato dall’architetto Giacomo De Amicis

In Commissione ci furono opposizioni e critiche messe a verbale anche da parte del rappresentante del Municipio 9. Ma poi alla fine il progetto è stato approvato.

Un dettaglio? Non proprio. Perché il progettista, De Amicis, non era solo autore dell’intervento: era anche membro della stessa Commissione Paesaggio (mandato 2022-24, poi riconfermato nel 2025 e successivamente dimissionario). E amico stretto dell’ex presidente Giuseppe Marinoni, al centro dell’inchiesta. Una rete di relazioni che getta ombre sull’indipendenza dei pareri e sull’effettiva funzione dell’organo comunale. La memoria dei pm ricostruisce anche il livello politico. Nelle chat tra Manfredi Catella e l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, a proposito dell’ex Pirellino (P39), l’imprenditore scrive: «Buongiorno Giancarlo, possiamo sentirci o incrociarci per questione Pirellino. Anche oggi se più semplice». Poi insiste con un messaggio articolato, citando norme regionali per sostenere la dismissione dell’edificio e impedire l’esclusione del progetto. È la fotografia di una pressione diretta sul decisore pubblico.

Con l’ex direttore generale Christian Malangone il dialogo è altrettanto esplicito: «Sinceramente da profano mi sembrano quella della durata della convenzione e dell’occupazione suolo… Tanto alla fine varranno 3 400 mila. Non so se». Catella risponde: “Spig (Spazi o Servizi di interesse generale) sono quelli dove possiamo attribuire maggiore compensazione. Vediamo come possibile». Infine Tancredi mette il sigillo: «Sugli spig occorre sempre una convenzione. Che, come sai, è punto complesso. Ad ogni modo ci mettiamo subito al lavoro». Una catena di richieste, traduzioni tecniche e promesse operative che fotografa un meccanismo consolidato. Non incontri sporadici, ma un flusso costante. Lo confermano le agende: «Cari grazie per l’incontro… proporrei di programmarci un incontro bisettimanale per i prossimi due mesi», scrive Catella nel 2025, mentre si discute di Porta Romana, del Villaggio Olimpico e del Pirellino.

Fino al 2024 i Municipi potevano mandare in commissione Paesaggio anche un loro consigliere eletto. Non aveva diritto di voto, ma contava come presenza politica: un canale attraverso cui i quartieri facevano sentire la propria voce su grattacieli e immobili che avevano un impatto diretto su di loro. Era una particolarità non da poco, perché spesso quei consiglieri appartenevano allo stesso colore politico della maggioranza in Comune, cioè il Pd. Succedeva così che i progetti di rigenerazione urbana sostenuti da Palazzo Marino venissero criticati da rappresentanti dello stesso centrosinistra.

Un cortocircuito politico che non deve essere passato inosservato, anche perché molti progetti approvati dalla commissione paesaggio venivano proprio contestati da esponenti dem. E questo forse spiega perché, con la riforma del regolamento approvata nell’ottobre 2024, questa possibilità sia stata cancellata. Da quel momento i Municipi devono essere rappresentati solo da «figure tecniche».

Col nuovo regolamento l’amministrazione centrale si cautela da ogni possibile obiezione da parte dei municipi e impedisce agli stessi anche di valutare l’utilizzo degli oneri di urbanizzazione.

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