Home » Attualità » Economia » Nuvole nere sul mercato del lavoro italiano

Nuvole nere sul mercato del lavoro italiano

Nuvole nere sul mercato del lavoro italiano

La rubrica: Portugal Street

In attesa di dati aggiornati sulla disoccupazione in Italia, è necessario intervenire per rafforzare gli ammortizzatori sociali.


Oggi sono stati pubblicati i dati mensili del mercato del lavoro in Italia e il tasso di disoccupazione in Europa. Dati che si collocano a qualche giorno dalla pubblicazione dei dati sui sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti. Purtroppo, i dati italiani ed europei non tengono conto della crisi innescata dal Covid-19, mentre quelli americani ne sono il risultato più immediato.

Ciò spinge a una prima riflessione di carattere analitico. Mentre negli Stati Uniti vi è un chiaro indicatore immediato delle dinamiche del mercato del lavoro, questa stessa informazione in Italia è assente. O perlomeno non è elaborata. E sarebbe, invece, molto importante disporre di un indicatore quasi reale dello stato del mercato del lavoro. La fotografia italiana di oggi appartiene ci dice che nel mese di febbraio 2020 l’andamento della occupazione era sostanzialmente piatto, dopo due mesi di calo a inizio anno, con una leggera perdita di occupati, dovuta alla caduta di contratti a tempo indeterminato e lavoro indipendente.

La disoccupazione rimaneva anch’essa stabile con un live ribasso percentuale, ma la distanza con i tassi di disoccupazione europei rimaneva invariata a oltre due punti percentuali. In sostanza il nostro gap con l’Europa non si chiude. Rimaniamo il terzo peggior mercato del lavoro in termini di tasso di disoccupazione. Ancora più significativa è la distanza in termini di tasso di disoccupazione giovanile. Non buoni risultati ma d’altra parte, con un Pil che arretra e norme che in questi ultimi anni sono state rese rigide, non ci si può aspettare molto di meglio. Sarà interessante attendere i dati di marzo e aprile per comprendere come il mercato del lavoro reagirà alla chiusura delle attività produttive, anche se i dati statistici in questa situazione possono solo raccontare una parte della storia.

Ben diverso è il racconto che proviene dagli Usa, dove nel giro di una settimana il dato amministrativo dei sussidi di disoccupazione è aumentato di quasi 3 milioni, frantumando ogni record negativo. Una testimonianza di quanto sia fuori dall’ordinario la pandemia che stiamo vivendo. La rapida reazione del dato amministrativo ha mostrato chiaramente l’impatto del lockdown e ha messo sotto forte pressione tutto il sistema dei centri per l’impiego americani. Senza dimenticare che quel numero sottostima una parte dei disoccupati. Inoltre, ha anche mostrato quali settori sono andati più rapidamente in crisi (alberghi, ristoranti, industria dello spettacolo, servizi alle famiglie, oltre al manifatturiero e ai trasporti). In una settimana sono stati completamente cancellati i posti di lavoro creati in un anno e mezzo.

Secondo alcune stime ci potrebbe essere una perdita di posti di lavoro tra 15 e 20 milioni. In Germania una prima stima parla di un aumento di 1 / 1,5 milioni di disoccupati. Stime preoccupanti circolano anche per Regno Unito e Irlanda. Una preoccupazione che ha spinto tutti i governi a varare forti piani di sostegno alla disoccupazione (negli Stati Uniti circa mille miliardi di dollari si stima andranno ai meccanismi nazionali e federali di sostegno alla disoccupazione). Come ha detto Mario Draghi, la velocità è un fattore dirimente. Per questo in Italia bisogna accelerare e destinare maggiori risorse alla cassa integrazione, all’indennità di disoccupazione, alle nuove indennità per il lavoro autonomo e per tutti coloro che hanno perso un posto di lavoro (e che in questa fase difficilmente potranno trovarne uno nuovo).

Non dobbiamo più procedere a passi graduali ma con un’azione-choc. D’altra parte (e questa è una buona notizia) su tale fronte l’Europa sembra riuscire a muoversi meglio e più in fretta dell’Europa monetaria. È di oggi l’importante annuncio della creazione di un fondo per sostenere uno schema europeo contro la disoccupazione. Un meccanismo che potrà beneficiare di un fondo fino a 100 miliardi di euro da dividere tra tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e che rappresenta un meccanismo stabilizzatore contro choc simmetrici e asimmetrici. Per l’Italia è una notizia ancora più importante perché è una storica battaglia di questi anni, il coronamento di uno sforzo che mostra che è possibile un’Europa sociale. Certo, è un meccanismo sperimentale e vedremo come funzionerà, ma è significativo che l’Unione Europea inizi ad avere meccanismi di stabilizzazione.

E infine una nota. Lo scambio di buone pratiche è necessario per capire quanto possiamo mutuare da una esperienza nazionale all’altra. In questi giorni si parla molto del modello italiano di contrasto alla pandemia, replicato in tutto il mondo. Bene, se avessimo guardato all’esperienza americana avremmo saputo che tutti i siti dell’amministrazione a seguito dell’aumento esponenziale delle richieste di sussidio di disoccupazione avevano fatto crash. E forse avremmo evitato di replicare il crash dell’Inps di oggi, utilizzando un diverso sistema per erogare soldi alle persone.

© Riproduzione Riservata