Berlino punta agli Stati Uniti come meta del suo export. Per questo lavora a un nuovo Trattato europeo. Ma sull’altro versante, l’Indo-Pacifico, maturano alternative.
La Commissione europea ha appena proposto agli Stati Uniti un trattato commerciale per tecnologie green. A fornire diversi retroscena e dettagli sulla vicenda è il tedesco Handelsblatt. Il principale quotidiano economico tedesco chiarisce che Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, sta coordinando gli sforzi di diplomazia economica europea su questo cruciale dossier, che secondo prassi consolidata ha già un acronimo: Tist, che sta per «Iniziativa transatlantica sul commercio sostenibile».
Rispetto all’ambizioso accordo al Ttip (Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti) «defunto» nel 2018, è cambiata la sigla, e soprattutto il perimetro dell’intesa. Che il Tist abbia la strada spianata è ancora da vedere. Manca un anno alle elezioni europee, che ridisegneranno completamente la geografia del potere di Bruxelles, e anche negli Usa sta per partire la poderosa campagna per le prossime presidenziali. Gli spazi per un blitz, inoltre, sono risicati anche a causa della composizione del Congresso americano, dove non c’è una maggioranza netta, fondamentale per accordi internazionali. I segnali, però, contano eccome.
L’accordo euro-atlantico di libero scambio, a cui a lungo aveva lavorato Barack Obama durante la sua presidenza, era abortito durante la permanenza di Donald Trump alla Casa Bianca. L’idea originaria di Obama era imperniata su una strategia di creazione di un mercato integrato amerocentrico (Ttpi e Ttip) che escludesse e condizionasse, dominando gli accessi, Cina e Russia. Trump ha interrotto questo tentativo e ha confermato la trasformazione degli Stati Uniti da impero in regno, non riuscendo ancora a definire la propria area d’influenza regionale. Da allora, molto è cambiato. Procediamo con ordine.
Dietro Dombrovskis sono soprattutto i tedeschi a spingere. Gli strateghi economici di Berlino sono infatti consapevoli che il mercato americano per l’export tedesco è quello più profittevole e sicuro, considerando la futura instabilità della Cina e quella endemica della Russia, esacerbate dall’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Pertanto la Germania ha l’interesse primario a essere il terminale europeo di un’alleanza sistemica con l’America. Per questo, nonostante la conflittualità della coalizione di governo tedesca, Berlino sta portando l’Ue verso posizioni allineate con l’America. Un Atlantico più stretto, dunque. È una tendenza, quella tedesca, diversa se non opposta rispetto alla «terza via» propugnata dal presidente Emmanuel Macron, molto criticata da stampa ed establishment tedeschi.
L’impostazione tedesca non è una novità delle ultime ore. Già un anno fa era stato il ministro delle finanze di Berlino, il liberale Christian Lindner, a proporre di rimettere in campo il Ttip. Già un anno fa era chiaro che la Germania non propone di resuscitarequel Trattato tale e quale, ma ha in testa alcuni correttivi essenziali. Il primo ha a che fare con il formato. Il Ttip pensato da Obama era eccessivamente complesso e abbracciava ambiti molto più ampi dei soli scambi. L’accordo pensato dalla Germania post-Merkel sarebbe, in apparenza, più essenziale. Ciò non toglie, che alcune tra le tecnologie individuate dagli strateghi tedeschi siano a dir poco strategiche (basti pensare alla pervasività dei semiconduttori, alle pompe di calore, alle pale eoliche, ecc…).
Nel frattempo, la macchina della diplomazia economica europea lavora senza sosta anche sul versante Indo-Pacifico. Nel Vecchio continente, infatti, è in vigore dal primo gennaio 2019 l’accordo di partenariato economico Ue-Giappone, un autentico gioiello di diplomazia commerciale. A conti fatti, la terza economia mondiale (Tokyo) può dirsi artefice di un piccolo miracolo, cioè di aver messo in osmosi tra loro le due dimensioni dell’impero americano: quella pacifica e quella atlantica. Ed è di pochi giorni fa la visita in Europa di Piyush Goyal, ministro indiano del Commercio estero e una figura-chiave all’interno del governo Modi. Goyal viaggiava con un nutrito seguito di imprenditori e capi azienda del Subcontinente, e nei suoi colloqui ha affrontato il tema del Trattato di libero scambio India-Ue (India-Eu Free trade agreement) in corso di negoziato, discutendo delle aree di interesse. Qualcosa di importante si sta muovendo.
L’autore, Francesco Galietti è un esperto di scenari strategici, fondatore di Policy Sonar
