In Romagna, a Fognano, il convento delle suore domenicane rischia di chiudere e una realtà importante, con scuole e asilo, di scomparire per una scelta vaticana molto discutibile. È un episodio di cronaca che ben racconta come le gerarchie della Chiesa s’impongano, trascurino, sfruttino e in alcuni casi abusino delle «sorelle». Papa Francesco, però, sembra non voler affrontare queste discriminazioni.
Fratelli tutti è il titolo dell’enciclica sociale di Francesco. Già, ma le sorelle? Jorge Mario Bergoglio, elevato dal dominante pensiero progressista, ecologista, mondialista a maestro del politically correct, deve essersi accorto della gaffe. E ha cercato di metterci una toppa. All’Angelus di recente ha annunciato: «Preghiamo affinché, in virtù del battesimo i fedeli laici, specialmente le donne, partecipino maggiormente nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti». Ma fermiamoci qui.
Il Papa va in Amazzonia e mette in conto che si possano far sposare i preti, si genuflette agli imam, accetta le unioni civili per i gay, ma di dare alle donne pari dignità nella Chiesa non se ne parla. Guarda cosa capita con la vicenda di Cecilia Marogna, la donna accreditata dall’ormai retrocesso cardinale Angelo Becciu a cui sono stati versati 500 mila euro. L’hanno arrestata a Milano. Era inseguita da un mandato di cattura internazionale spiccato dal Vaticano e la Procura generale lombarda ha detto che gli indizi per accusarla di peculato reggono.
La Santa Sede che ne ha chiesto l’estradizione vuole sapere tutto dei suoi traffici con Becciu. Che forse – guarda un po’ – è finito in disgrazia non per l’edificio di Sloane Avenue a Londra, ma perché ha parlato di abusi di un frate psicologo alle suore. Il collegamento tra i guai di Becciu e il caso del frate cappuccino Giovanni Salonia, assolto per prescrizione, l’ha sottolineato Lucetta Scaraffia, che ha diretto l’inserto dell’Osservatore Romano «Donne chiesa mondo» fino al marzo 2019 e che è stata costretta alle dimissioni proprio per aver denunciato gli abusi sessuali sulle religiose. Ma per una Marogna che trama, c’è una buona suora che trema.
È la madre superiora di un convento meraviglioso e famosissimo in Romagna. Si chiama suor Marisa Bambi alla quale hanno tolto d’imperio il titolo di «Superiora» e la funzione di legale rappresentante dell’istituto Emiliani delle suore domenicane del santissimo sacramento. La dipingono come una sorta di Becciu con il velo, per via dei bilanci asfittici dell’istituto. Lei sperava in un aiuto dal Vaticano, ma la risposta è stata «non debemus, nolemus».
Il caso finirà così nelle aule dei tribunali mentre i fedeli romagnoli insorgono a difesa della «badessa» e delle sue sorelle. Il caso di Fognano, un luogo incantevole nella valle del Lamone da cui si domina Brisighella, gioiello medievale incorniciato da millenari ulivi, è paradigmatico della sistematica opera che la Congregazione vaticana per gli Istituti di vita consacrata sta facendo per acquisire al patrimonio del Vaticano, sempre più a corto di quattrini, i beni degli ordini religiosi. Combinazione, si tratta quasi sempre di suore tenute alla muta obbedienza e sulle quali vengono fatte forti pressioni psicologiche. Figlie di un dio minore. E Fognano è un esempio fra i tanti.
La Congregazione ha messo infatti nel mirino la casa delle Clarisse del Monastero di santa Rosa di Viterbo, il Monastero della visitazione di Pistoia, i beni delle Suore olivetane di San Sepolcro, ha ordinato la chiusura forzata del monastero di Sant’Agata Feltria, della clausura delle clarisse di Montalto nelle Marche, del convento di Cavalese, di quello di Cles, del monastero delle clarisse di Falerone; il massimo si è avuto facendo sgombrare causa Covid le sette suore del monastero di Borgo San Pietro a Petrella Salto vicino a Rieti, ma lasciando in pace il parroco e i dipendenti del convento.
La cosa curiosa è che il segretario della Congregazione è il vescovo (creato da Francesco) José Rodríguez Carballo, implicato nel 2014 in uno scandalo economico gigantesco: quello dei Frati minori francescani di cui Carballo era ministro generale. I beni dei frati vennero confiscati in Svizzera perché l’Ordine aveva fatto affari con società coinvolte poi in traffici di armi e droga. Anche nel caso dei Minori c’era di mezzo un albergo: il Cantico di Roma, finito sull’orlo del fallimento. Ebbene, con questo curriculum il vescovo Carballo ha messo nel mirino i conti delle suore domenicane di Fognano.
Tanto è bastato per spodestare suor Marisa Bambi che aveva già cominciato l’opera di risanamento dei debiti. Le domenicane di Fognano sono proprietarie dell’enorme complesso in cui è sorto l’Istituto Emiliani, che da sempre si dedica all’educazione dei bambini e all’accoglienza. Tant’è che le suore gestivano asilo nido e scuola materna per le famiglie di Fognano, una casa vacanze, un centro spirituale. Per pagare i debiti della ristrutturazione degli edifici le suore hanno fatto collette, hanno ricevuto fideiussioni dai parenti, hanno messo in vendita per tre milioni di euro un immobile a Roma che basta e avanza a coprire le esposizioni bancarie. Ma i rumors (si parla di lettere anonime di un ex suora) hanno allertato la Congregazione. Che ha nominato «commissario apostolico» Fausto Arici, il potentissimo padre domenicano bolognese (a Bologna c’è la casa madre dei frati bianchi e neri), togliendo alla superiora Bambi ogni autorità e di fatto impedendo il salvataggio dell’Istituto.
Arici ha nominato come suo esecutore un altro domenicano, noto per essere uno dei predicatori di Radio Maria, padre Vincenzo Benetollo che ha assunto la rappresentanza legale dell’Istituto Emiliani. Benetollo ha dichiarato cessata ogni attività e ha scritto ai sindaci di Lugo, Faenza e Brisighella per informare che l’asilo e le scuole già gestite dalle suore sarebbero stati chiusi. Così si è formato un comitato di cittadini «Gli amici delle suore di Fognano» che in un comunicato denuncia: «Il fine è chiaro: chiudere l’Istituto, ridurre alla fame le suore e vendere l’immobile di Fognano. Siamo all’eutanasia dei monasteri. Lo fanno sbandierando che la nuova politica di Papa Francesco per i monasteri e conventi di storia pluricentenaria è orientata all’accoglienza dei poveri e dei rifugiati. Una volta liberati i monasteri, occorrerà poi verificare se verranno riutilizzati per opere di bene o venduti a società immobiliari come è accaduto per il monastero Capponi di Sesto Fiorentino».
Questa rivolta dei fedeli ha preoccupato il vescovo della diocesi di Faenza e Modigliana Mario Toso che fa sapere: «Il vescovo non ha disposto la sospensione di qualsivoglia attività dell’Istituto Emiliani di Fognano e non ha conferito alcun mandato al commissario apostolico né con riferimento all’attuale gestione né in relazione alle prospettive future dell’Istituto». Resta il fatto che le suore domenicane sono «prigioniere» in casa loro e i loro beni saranno venduti al miglior offerente.
Peraltro, a capo della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata c’è il cardinale João Braz de Aviz, brasiliano, uomo di fiducia di Papa Francesco, costretto ad ammettere che ci sono abusi sessuali sulle suore. In un’intervista all’inserto «femminile» dell’Osservatore Romano ha affermato: «Ci sono casi molto duri in cui i superiori hanno trattenuto i documenti di suore che desideravano uscire dal convento, o che sono state mandate via. Queste persone sono entrate in convento come suore e si ritrovano a prostituirsi».
Proprio l’inserto del quotidiano vaticano «Donne Chiesa Mondo» ha denunciato che «le suore sono le nuove schiave della Chiesa», «ci sono state suore costrette ad abortire», e che la condizione femminile nella Chiesa «è un dramma coperto per decenni da una vera e propria omertà». Omertà che ha provato a rompere suor Patricia Murray: irlandese chiamata dal Papa nella commissione per la cultura, segretaria dell’Uisg, l’Unione internazionale delle Superiori generali (quasi 600 mila religiose nel mondo), ha raccolto moltissime testimonianze – soprattutto in Africa – di suore abusate sessualmente da vescovi e cardinali, e altrettante di suore trattate come schiave in Occidente dai preti che le usano gratuitamente come donne di servizio. Una piaga che il Papa conosce visto che nel suo viaggio di ritorno da Abu Dhabi, era il 5 febbraio del 2019, ammise «è un problema che esiste nella Chiesa». Ma l’enciclica sociale s’intitola Fratelli tutti. E le sorelle? Be’, un po’ di pazienza.