Il discorso di Mario Draghi al Senato è stata una buona summa di moderazione e realismo. Tuttavia, tra gli spezzoni più interessanti e trascurati del programma di governo vi è senza dubbio quello sulla proiezione esterna dell’Italia. Spicca, innanzitutto, la consapevolezza di Draghi dei fragili equilibri in cui si incastona l’Italia: attaccata alla locomotiva tedesca sul piano economico e fiscale, con una posizione saldamente filo-americana, contrappeso agli eventuali scivolamenti di Berlino verso Oriente. Non è un caso che nell’orazione di Draghi, la Cina sia stata svalutata a interlocutore secondario, non più partner strategico di prima fila. L’idea di riunione le nazioni del Sud Europa è innovativa. Draghi ha dalla sua il calendario: la transizione post-merkeliana occuperà gran parte del 2021, mentre Emmanuel Macron è alle prese con la sua rielezione tra un anno. Il neo premier può fungere da perno per i Paesi mediterranei e come uomo di sistema per l’amministrazione di Joe Biden.
Il discorso di Mario Draghi al Senato è stata una buona summa di moderazione e realismo. Tuttavia, tra gli spezzoni più interessanti e trascurati del programma di governo vi è senza dubbio quello sulla proiezione esterna dell’Italia. Spicca, innanzitutto, la consapevolezza di Draghi dei fragili equilibri in cui si incastona l’Italia: attaccata alla locomotiva tedesca sul piano economico e fiscale, con una posizione saldamente filo-americana, contrappeso agli eventuali scivolamenti di Berlino verso Oriente.
Ancor più interessante è il disegno di Draghi nell’area mediterranea. Forse dalla Prima Repubblica non si sentiva un Presidente del Consiglio nominare così tanti Paesi del Mediterraneo con cui occorrerà “consolidare la collaborazione” sul fronte ambientale e sull’immigrazione. Accanto ai richiami alla Libia, ai Balcani e all’Africa, Draghi ha disegnato la carta territoriale dei nostri orizzonti geopolitici naturali. Per una volta, l’Italia sembra guardare anche il mare invece che soltanto l’Oltralpe. C’è l’esigenza primaria, come mostra il richiamo a Cipro nel discorso al Senato, di controbilanciare il progetto di grande patria blu del leader turco Recepp Erdogan. Un processo che dovrà passare dalla collaborazione con la Francia, oltre che con gli altri paesi del Mediterraneo. Gli interessi di Eni e Total sono preminenti nel gioco energetico del Mediterraneo e minacciati dagli appetiti del Sultano. Con Parigi, l’obiettivo è costruire una rapporto di cooperazione, sia per evitare una competizione reciprocamente dannosa che per controbilanciare il peso di Berlino. Da qui l’accenno, graffiante verso i tedeschi, al rafforzamento del bilancio pubblico europeo. Raggruppare questi primi elementi ci mostra bene la dottrina Draghi. Un’Italia atlantica, capace di esercitare un ruolo di leadership e di federatore nel Mediterraneo, con un rapporto saldo ma non privo di potenziali attriti con la Germania.
È noto quanto la “sfida mediterranea” sia difficile, poiché Paesi piccoli e deboli non sono mai riusciti ad unirsi in unico fronte europeo né sotto l’Italia né sotto la Francia. Un coordinamento maggiore, comunque, sarebbe già un risultato ragguardevole. Molto dipenderà dal rapporto con la Francia, cioè se la protezione dei nostri asset economico-finanziari dalle mire di Parigi sia compatibile con una più stretta collaborazione militare nel Mediterraneo e da una maggiore capacità di contrattazione verso la Germania sulla politica economica europea. Draghi ha dalla sua il calendario: la transizione post-merkeliana occuperà gran parte del 2021, mentre Emmanuel Macron è alle prese con la sua rielezione tra un anno. Il neo premier può fungere da perno per i Paesi mediterranei e come uomo di sistema per l’amministrazione di Joe Biden. Realizzare tutto questo in poco tempo è sfida improba, ma come su altri dossier Draghi ha la possibilità di impostare una navigazione che condizionerà il prossimo futuro. Un primo passo potrebbe essere un maggiore attivismo militare, proprio insieme alla Francia, per arginare i piani turchi. Vedremo se nei prossimi mesi Draghi sarà capace di offrire una realistica proiezione di potenza oltre che un nuovo paradigma economico. Prefigurare una missione estroversa della Repubblica, extra-europea e non meramente economica, potrebbe essere un fattore di legittimazione politica non da poco per il terzo governo della legislatura.
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