Nuovo governo stessa Alitalia. L’esecutivo Draghi ha ereditato il dossier sulla compagnia aerea e sembra proseguire sulla linea tracciata dai suoi predecessori nel voler salvare a tutti i costi la società di bandiera.
Settimana scorsa, in un incontro tra i ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, si è infatti discusso della questione Alitalia concludendo come ci sia la possibilità di portare avanti il progetto Ita (la newco) e la volontà di confermare, la società, come un vettore nazionale del trasporto aereo. “La procedura presuppone il coinvolgimento del Parlamento, che dovrà esprimersi sul piano industriale di Ita e della Commissione europea alla quale saranno presentate proposte per la risoluzione delle questioni ancora aperte” scrivevano in una nota congiunta i ministeri.
L‘Ue è parta attiva nella questione Alitalia dato che sul suo tavolo ci sono ben 2 fascicoli che riguardano presunti aiuti di stato dati alla società per circa 1,3 miliardi di euro. Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea ha infatti spiegato come in merito alla questione si deve tenere conto se l’impresa era sana o meno al momento dello scoppio della pandemia. E questo perché, durante il 2020, diversi paesi membri hanno fornito aiuti alle loro compagnie aeree, che presentavano però una situazione economica più stabile rispetto ad Alitalia. Per il momento la Commissione Ue non si è ancora espressa sulla società italiana, ma questa settimana Giancarlo Giorgetti (Mise) , Enrico Giovannini (Trasporti) e Daniele Franco (Mef) incontreranno la commissaria europea per la concorrenza Margrethe Vestager, per discutere anche di questa questione. Ma i problemi non finisco qua perché il commissario straordinario, Giuseppe Leogrande chiede di rimpolpare le casse, per far fornite alle spese immediate della società. Il problema è che i restanti 77 milioni di euro di indennizzi legati al Covid, stanziati dal governo Conte, devono essere autorizzati proprio dall’Ue, che per momento non vede proprio di buon occhi Alitalia e i soldi che gli si continuano a dare. E come dargli torto, se si pensa che si sono concessi circa 13 miliardi di euro, in questi anni, senza riuscire a risanare la società una volta per tutte.
Ma entriamo nel dettaglio delle somme, per capire meglio, da quanti anni va avanti il salvataggio senza fine. Dal 1974 al 2014, stando all’ultima analisi di Mediobanca sul tema, i costi diretti di Alitalia erano pari a 7,4 miliardi (se lo si aggiorna ad oggi si parla di circa 7,62 miliardi di euro). A questi si devono aggiungere i 75 milioni versati da Poste a fine 2014 per l’operazione Eithad. E i 900 milioni dati nel 2017 dal governo Gentiloni. Nel 2019 l’esecutivo giallo rosso fa insediare Leogrande come commissario straordinario, e gli concede altri 400 milioni. In più si aggiungono altri 3 miliardi per la Newco, non ancora pervenuta, e 350 milioni assegnati con il decreto Cura Italia. A questi si devono sommare almeno 100 milioni di euro legati alla Cig per i tre anni di commissariamento. In totale si arriva a 12,6 miliardi di euro. Somma a fondo perduto, dato che Alitalia non ha nemmeno mai restituito gli interessi.
Per il momento il governo Draghi non ha ancora messo mano al portafoglio per rimpolpare le casse della compagnia aerea, ma visto le mosse di settimana scorsa e l’ultima di ieri dell’Inps, che d’intesa con il ministero del lavoro e delle politiche sociali hanno deciso di continuare ad erogare le indennità integrative per il personale di Alitalia, sulla base delle retribuzioni dichiarate dall’azienda per la mensilità di novembre 2020, sembrerebbe solo questione di tempo. L’unica che potrebbe ostacolare un’ulteriore sostegno economico, configuratesi come aiuto di stato, è proprio la Commissione europea. Questa potrebbe infatti bloccare i flussi di denaro facendo fare un bagno di realtà ad una classe politica che non ha il coraggio di staccare la spina, per motivi puramente elettorali.