L’organo di autogoverno dei giudici costa circa 40 milioni l’anno. Al di là delle legittime necessità istituzionali, alcune voci nel bilancio stonano con le ristrettezze dello Stato causate dal Covid.
Quasi 40 milioni di euro, tra cui le indennità dei membri laici, le spese per vestire gli autisti e quelle sanitarie per tutta la famiglia. Per l’esattezza parliamo di 39,830 milioni. All’indomani del terremoto che ha coinvolto la magistratura dopo le ultime dichiarazioni di Luca Palamara, l’organo supremo della Giustizia italiana non stringe la cintura. Questo, perlomeno, è ciò che emerge leggendo il bilancio di previsione per il 2021 del Consiglio superiore della magistratura. Una cifra, quella dei 40 milioni, che testimonia una sostanziale stabilità rispetto ai 41 e rotti spesi dal Csm l’anno appena trascorso.
Nonostante la crisi, ci sono alcune spese che inevitabilmente devono essere affrontate e non possono essere, a quanto pare, tagliate. A cominciare da quelle relative ai membri del Consiglio. Per i «compensi e altri assegni ai componenti Csm» se ne andranno quest’anno 5,6 milioni di euro (in leggero aumento rispetto all’anno scorso). Una cifra ragguardevole, non c’è che dire, se si pensa che in totale i membri sono 24 (16 togati e 8 laici), cui si aggiungono di diritto il primo presidente della Cassazione (Pietro Curzio), il procuratore generale della Cassazione (Giovanni Salvi) e il presidente della Repubblica (Sergio Mattarella) che è a capo del Csm.
Considerando anche i tre componenti di diritto, la spesa media si aggira attorno ai 210.000 euro a testa. Non c’è da sorprendersi, dopotutto. Oltre alla cosiddetta «indennità di seduta» per tutti i membri del Csm, i componenti laici possono beneficiare di un assegno (1,450 milioni in totale quest’anno), cui si affianca un’altra voce: «Indennità di cessazione dalla carica ai componenti laici eletti dal Parlamento» (quest’anno 315 mila euro).
A quanto pare, una sorta di liquidazione di fine mandato nel caso in cui gli ex membri laici – come il vicepresidente del Csm, l’ex parlamentare del Pd David Ermini – non dovessero trovare nuova occupazione. Il grosso della spesa per il Consiglio superiore della magistratura, però, è destinata al personale, che quest’anno assorbirà 25,8 milioni di euro, tra stipendi (oltre 16 milioni), buoni pasto (300.000 euro), «indennità consiliare in favore dei magistrati addetti alla Segreteria e all’Ufficio studi» (1,2 milioni) e corsi di aggiornamento e di lingua per cui il Csm conta di spendere ulteriori 25.000 euro.
Ci sono, poi, le spese previste per beni e servizi. Si va dai 70.000 euro per le pubblicazioni del Csm agli 850.000 per l’acquisto di apparecchiature elettroniche, cui si aggiungono altri 290.000 euro per comprare o noleggiare «fotocopiatrici e altre macchine per il centro stampa e per gli uffici del Csm nonché per le riparazioni». Se qualcuno poi vuole cambiare l’arredamento dei propri uffici al Palazzo dei Marescialli, può far riferimento ai 240.000 euro messi in bilancio per acquisti o manutenzione di mobili e arredi. E, per mantenere tutto lindo e pinto, ci si provvede con ulteriori 390.000 euro previsti per la pulizia. A rinnovarsi sarà anche il vestiario del personale autista: il capitolo ad hoc passa dai 20.000 euro del 2020 ai 70.000 di quest’anno.
Poca cosa rispetto ai 650.000 euro messi a bilancio sia per la gestione degli spostamenti di magistrati, membri laici e personale del Csm sia per il servizio di catering. La voce che spicca, però, è quella relativa al «Fondo di investimento per interventi straordinari sulla sede consiliare» in cui rientrano non solo la «costituzione della banca dati giurisprudenza di merito» (progetto che, a onor del vero, va avanti da diversi anni) ma anche l’emergenza sanitaria.
Compiti importanti e che potrebbero assorbire fino a 2,5 milioni di euro. In questo periodo, d’altronde, la questione sanitaria è tema dibattuto al Csm al di là del Covid-19. Alcuni mesi fa, infatti, è stato indetto un bando per la nuova assicurazione sanitaria (2 milioni la spesa prevista per i prossimi 36 mesi). Si prevede una copertura granitica (non solo ricoveri e visite, ma anche eventuali protesi ortopediche e acustiche) non solo in favore di componenti, magistrati, personale in servizio presso il Consiglio, ma anche per «relativi coniugi, compreso il convivente more uxorio, nonché i figli conviventi senza reddito da lavoro». Il che non è poca cosa se si pensa che dal 2018 fino a metà 2020 ai vari magistrati e personale laico sono stati rimborsati qualcosa come 1,5 milioni di euro.
Ma non è finita qui. Accanto ai 40 milioni di euro di uscite previste, si aggiungono anche alcuni piccoli «debiti» accumulati dal Csm negli anni passati. Le «somme presunte da pagare al 31/12/2020» superano quota 8 milioni di euro. Parliamo di 52.000 euro tra stipendi e altri assegni ancora da versare al personale; 7,9 milioni tra «beni e servizi» e, infine, ulteriori 123.000 euro per finanziare progetti esteri e di cooperazione internazionale. Sarebbe stato prezioso, per chiudere il cerchio, conoscere anche l’elenco dei contratti siglati per le varie forniture di beni e servizi. Ma, almeno stando ai documenti riportati sul sito, l’ultimo elenco risale al 2016. Dopodiché, il silenzio totale.