«La svolta che il governo italiano ha chiesto in materia di migrazione c’è stata». Con queste parole, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha commentato il cambio di rotta di Bruxelles. Il Consiglio Affari interni dell’Ue ha trovato una posizione comune sui regolamenti che promettono una stretta sull’immigrazione irregolare, accelerando e semplificando le procedure per i rimpatri. Le novità includono la lista Ue dei Paesi di origine definiti sicuri, la modifica sul concetto di Paesi terzi sicuri e il via libera per realizzare i cosiddetti “return hub” all’estero. Tra le misure si prevede anche il divieto di ingresso per i migranti considerati un rischio per la sicurezza. L’accordo permette al Consiglio di avviare i negoziati con il Parlamento europeo per dare forma al testo giuridico definitivo.
La lista dei Paesi sicuri d’origine
Nel regolamento si mette nero su bianco la lista degli Stati considerati sicuri. L’elenco include i Paesi candidati ad aderire all’Ue, come Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia, ma anche Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. Dunque, saranno esaminate con una procedura accelerata, già alla frontiera o nelle zone di transito, le richieste di asilo dei cittadini che provengono da questi Paesi. Tali domande sono considerate meno fondate rispetto a quelle presentate da persone che provengono da altri Stati.
A commentare questa svolta è stato il ministro danese per l’Immigrazione, Rasmus Stoklund: «Ogni anno decine di migliaia di persone arrivano in Europa e chiedono asilo, pur partendo da Paesi sicuri, dove generalmente non sussiste alcun rischio di persecuzione. Il primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri contribuirà a creare procedure di asilo più rapide ed efficienti e al rimpatrio di coloro che non necessitano di protezione». Anche Piantedosi, esprimendo soddisfazione per il buon esito dei negoziati, ha evidenziato che «la definizione di una lista europea dei Paesi terzi sicuri, dove compaiono oltre ai Paesi candidati all’adesione anche Paesi quali Egitto, Tunisia e Bangladesh è in linea con i provvedimenti già adottati dall’Italia».
La modifica del concetto di Paese terzo sicuro
Tale modifica permette agli Stati membri dell’Ue di respingere una domanda di asilo senza valutarne il merito. La richiesta infatti può essere «inammissibile» già al momento della presentazione se il richiedente asilo avrebbe potuto ottenere protezione internazionale, per esempio passandoci, in un Paese extra europeo considerato sicuro. Sono state individuate tre opzioni per applicare questo concetto: se esiste un legame tra il richiedente asilo e il Paese terzo; se il richiedente asilo ha transitato in un Paese terzo sicuro prima di arrivare in un territorio Ue; se esiste un accordo con un Paese terzo sicuro che assicuri che la domanda di asilo sia esaminata.
I centri di rimpatrio
Il regolamento definisce che «il Paese di ritorno» può essere uno Stato con cui c’è un accordo che prevede l’accettazione di una persona che non ha diritto di soggiornare in Ue. Questi accordi possono essere stipulati solo con Paesi terzi che rispettano «gli standard internazionali in materia di diritti umani e i principi di diritto internazionale». Si precisa anche che «tali centri di rimpatrio possono fungere sia da centri per il rimpatrio verso il Paese finale sia da centri di destinazione finale».
Con questo via libera arriva quindi il rilancio dell’esperimento italiano sui centri in Albania. Piantedosi, a tal proposito, ha commentato: «I centri d’Albania si ricandidano con forza a essere attivi su tutte le funzioni per i quali sono stati concepiti, quindi i luoghi di trattenimento per l’esercizio delle procedure accelerate di frontiera, ma soprattutto a candidarsi a essere il primo esempio di quei return hubs che sono citati proprio da uno di questi regolamenti approvati».
Solidarity pool
Il Consiglio Ue ha trovato anche un accordo sul cosiddetto solidarity pool. Vale a dire l’insieme degli impegni assunti dagli Stati Ue non di primo arrivo nei confronti di quelli di primo arrivo, per allentare la pressione migratoria. Dal 12 giugno, il pool prevede 21.000 ricollocamenti oppure 420 milioni di euro di contributi finanziari. Sembra che a prevalere potrebbe essere l’interesse proprio verso i contributi finanziari, in modo tale che i Paesi Ue non di primo arrivo non debbano accogliere nuovi migranti. E nella lista degli Stati membri Ue che si trovano «sotto pressione migratoria» rientrano l’Italia, la Spagna, la Grecia e Cipro. Piantedosi ha però spiegato che la priorità del governo è «il controllo delle frontiere». Dunque, si scavalcherebbe la necessità di questi meccanismi di solidarietà.
