Panorama ha rivelato gli intrecci tra l’ex no global e vertici della Chiesa. Le reazioni non sono mancate.
«E’ questa la Chiesa che ci piace». Da due settimane la frase è l’autodifesa di Luca Casarini, a 56 anni diventato ammiraglio del Papa come Marcantonio Colonna a Lepanto. E giustamente orgoglioso di essere circondato da cardinali eccitati, vescovi ammirati e pronti a finanziarlo per portare in Italia i migranti sul vecchio rimorchiatore Mare Jonio. L’ex capo delle tute bianche non può che essere entusiasta di una Chiesa che gli ha cambiato la vita. Lo ammette in una chat in salsa veneziana inserita nella richiesta di rinvio a giudizio dei pm di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: «O riuscivamo a fare ’sta roba per pagare l’affitto di casa e la separazione oppure mi me dovevo andare a lavorar in un bar».
«’Sta roba» è la più machiavellica operazione di raccolta fondi all’ombra del Vaticano che, secondo l’accusa, servirebbe non solo a scopo umanitario ma anche di business personale. L’inchiesta rivelata dal recente scoop di Panorama (firmato Giacomo Amadori) e dai successivi articoli de La Verità parla di oltre due milioni raccolti a favore dell’Ong Mediterranea Saving Humans e della compagnia di navigazione Idra social shipping; di donazioni da 60 mila euro al mese; di importi finiti sui conti personali. Tutto ciò grazie a innumerevoli interventi delle diocesi italiane. E al fattivo impegno del presidente della Conferenza episcopale Matteo Maria Zuppi, degli arcivescovi Corrado Lorefice (Palermo), Giovanni Ricchiuti (Altamura), Domenico Battaglia (Napoli), del vescovo Erio Castellucci (Modena), di una galassia di alti prelati fra i quali spiccano i cardinali Jean Claude Hollerich, Michael Czerny, Konrad Krajewski. Quest’ultimo (il più diffidente) è l’Elemosiniere del Papa, altrimenti noto come don Bolletta per avere riattaccato la corrente a spese del contribuente italiano a un centro sociale di Roma. Se le implicazioni giudiziarie riguardano i sei indagati dalla procura di Ragusa (c’è anche Giuseppe Caccia, ex assessore verde di Venezia), le interconnessioni vaticane con l’entusiasmo collettivo per l’ex Impresentabile riguardano tutti, soprattutto i fedeli e la destinazione delle loro offerte.
L’innamoramento del cardinale Zuppi per Casarini nasce il 6 dicembre 2019, quando quest’ultimo viene invitato da Francesco in udienza con i membri di Mediterranea e regala al pontefice un crocifisso di legno con un giubbotto di salvataggio. Da quel momento sarà «Fratello Luca», le sue riflessioni avranno ospitalità su Avvenire, il cappellano della Mare Jonio don Mattia Ferrari (un giovane sacerdote uscito da un centro sociale più che da un seminario) potrà esultare perché «questa mattina l’omelia del Papa è ancora in versione comunista». L’arcivescovo Lorefice azzarda: «Casarini mi ha edificato». E Francesco in persona darà una sorta di passaporto diplomatico al gruppo con una lettera al quotidiano dei vescovi che si conclude così: «Luca, caro fratello, grazie per tutto ciò che fate. Sono a disposizione per dare una mano, sempre». Da qui in poi è gesuitismo in purezza, teologia della liberazione 2.0 con i «vescovoni» (così vengono chiamati) impegnati in una corsa ad allargare i cordoni della borsa per accontentare i Casarini boys. Dalle intercettazioni si evince che la banda avrebbe brigato per aiutare Zuppi a salire sul trono della Cei, particolare imbarazzante per il cardinale che dopo lo scandalo si vede azzerare le possibilità di entrare nel prossimo conclave con qualche chance.
Casarini viene invitato alla Cei per il Sinodo, si presenta da divino pregiudicato («Sono da sempre attivista dei movimenti di contestazione e ho accumulato quattro anni e sette mesi di condanne»), ormai è un’icona pop non solo per le tonache. Lo è anche per Fabio Fazio, che si rivolge ai suoi fedelissimi don Ferrari e Caccia per «preparare le domande da fare in Tv alla ministra Luciana Lamorgese». Don Mattia non sta nella pelle e chatta: «Casarini è diventato il ghostwriter del Papa» e «La Chiesa cattolica sta diventando il nostro Soros». I finanziamenti corrono. E quando ritardano, i Casarini boys alzano la voce: don Mattia minaccia di occupare una chiesa. Sempre lui in una chat spiega al capo che un giornalista di Avvenire avrebbe detto ai porporati durante una riunione webinar: «Se volete che continui il lavoro di inchiesta dovete finanziare Mediterranea e sostenere le Ong». Per intenerire il pubblico viene inventata una donna incinta da sbarcare «ma la notizia deve restare riservata fra noi, prima che la destra la possa usare» (Caccia). Qualche intoppo c’è e don Mattia se la prende con Zuppi: «Per quanto sia un grande, con queste lentezze ha un po’ rotto i co…». Al subcomandante Caccia dà fastidio la prudenza mediatica vaticana: «Posso dire che i nostri amici vescovi bergogliani sono un po’ dei co… a non gestirsi pubblicamente il rapporto con noi?».
Ora in Vaticano c’è palpabile fastidio nel sentirsi vittime di manipolazione, ma le reazioni sono prudenti e tendono a proteggere il Papa. «Il pontefice non sapeva dei soldi», sussurrano cardinali a lui vicini. Trapela la notizia che lui stesso avrebbe ordinato un’indagine interna per conoscere i dettagli della faccenda. Ma due chat del ciarliero don Mattia Ferrari rimangono lì, granitiche. La prima: «Ragazzi, devo riprendermi dallo sforzo fisico che ho fatto per avere la faccia da culo di dire al Papa di mettere i soldi». La seconda: «Quando il Papa ha pagato Open Arms (la nave per cui Matteo Salvini è sotto processo a Palermo, ndr), i fondi non erano passati per Krajewski ma erano arrivati direttamente dal Papa». Per poi spiegare a bufera sollevata: «Era una chat privata in cui tra noi si discuteva e si scherzava». Che burloni. I protagonisti hanno reagito agli scoop senza scendere nel dettaglio degli addebiti. Il cappellano di bordo ha inviato a Panorama, tramite l’avvocato Francesca Cancellaro, una diffida formale: «Il 29 novembre è apparso sulla versione cartacea e su quella online di Panorama un articolo gravemente diffamatorio, lesivo dell’onore e della reputazione di don Ferrari. Tale articolo è stato seguito da una messe di commenti e interventi web altrettanto diffamatori. Con la presente diffido formalmente la testata dal porre in essere ogni ulteriore condotta diffamatoria».
Casarini è caratterialmente più muscolare: «Nessuno di noi si è mai arricchito, i bilanci della nostra associazione sono pubblici e consultabili. Vi porto tutti in tribunale, è una montagna di menzogne». Replica del direttore Maurizio Belpietro: «Sarà un piacere ascoltarlo spiegarci che cosa intendesse quando parlava delle difficoltà a pagare l’affitto e la separazione». A Panorama è arrivata una lettera dell’arcivescovo di Pesaro, monsignor Sandro Salvucci, che chiede quale sia la nostra fonte d’informazione «perché ciò che avete scritto è frutto di fantasia». Si tratta dell’inchiesta della procura di Ragusa. Nessuna fantasia ma cronaca. Davanti a certe operazioni, soci di Mediterranea della prima ora come Cecilia Strada hanno preferito tagliare i ponti. L’eco del botto si è sentita anche in parlamento. La sinistra tace con un certo imbarazzo poiché, secondo gli investigatori, alcuni suoi rappresentanti hanno dato garanzie bancarie per un mutuo chirografario da 520 mila euro e hanno proposto emendamenti spinti da Casarini. Fra gli altri, gli allora deputati del Pd Matteo Orfini, Gennaro Migliore, Luca Rizzo Nervo, Fausto Raciti; il fondatore di Sel Nichi Vendola; il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, al tempo dei leonka luogotenenete di Casarini e abile nel fargli le scarpe. La Lega ha invece chiesto chiarimenti con un’interrogazione per «le gravissime e addirittura sconvolgenti notizie riportate da Panorama e La Verità sui finanziamenti del Vaticano ad alcune Ong, tra cui la Open Arms al centro del processo contro Salvini».
Davanti a tutto ciò la Chiesa è sbalordita e consapevole che il business dei disperati porta ingenti finanziamenti dello Stato per Caritas e associazioni. Una partita di giro pericolosa che in qualche parrocchia viene esorcizzata anche con l’ironia: «Chi pensa che stiamo diventando la più grande Ong della Terra pecca di fantasia. Lo siamo già». Alla fine l’estasi dell’oro non è servita neppure a evangelizzare Casarini, rimasto intimamente mangiapreti. Invitato a Roma per un colloquio con i bancomat in tonaca, l’ammiraglio pontificio chiede in chat di alloggiare da un amico. «Perché a dormire in una struttura religiosa non ce la faccio proprio». n © riproduzione riservata
