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Biden smantellerà i provvedimenti di Trump su clima e immigrazione

Biden smantellerà i provvedimenti di Trump su clima e immigrazione

Il neo-presidente degli Stati Uniti ha giurato. E si metterà subito al lavoro. Per archiviare il suo predecessore e mandare un segnale forte al partito.


Joe Biden è formalmente il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti. In una Washington blindata (e con una Corte Suprema evacuata per allarme bomba), il nuovo inquilino della Casa Bianca ha prestato giuramento, insieme alla sua vice, Kamala Harris, nel corso della cinquantanovesima inaugurazione presidenziale della storia statunitense: una cerimonia che, come tema, ha avuto quello dell’unità nazionale (America United).

«Questo è il giorno dell’America, questo è il giorno della democrazia […] Oggi, in questo giorno di gennaio, tutta la mia anima è in questo: riunire l’America, unire il nostro popolo, unire la nostra nazione» ha dichiarato Biden subito dopo il giuramento. Tra i principali presenti – oltre a Lady Gaga, che ha cantato l’inno nazionale –c’erano il vicepresidente uscente, Mike Pence, e gli ex presidenti americani Barack Obama, George W. Bush e Bill Clinton.

Donald Trump, come già annunciato, non ha preso parte dall’evento, diventando così il quarto presidente a non presenziare all’insediamento del proprio successore (dopo John Adams, John Quincy Adams e Andrew Johnson). Trump ha lasciato la Casa Bianca al mattino presto e, prima di dirigersi con l’Air Force One in Florida, ha tenuto un breve discorso in Maryland, in cui ha rivendicato le proprie politiche, fatto gli auguri all’amministrazione entrante e sibillinamente affermato: «Torneremo in qualche modo».

È all’insegna di una restaurazione che si apre frattanto la presidenza di Biden. Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha già annunciato che, nelle prossime ore, firmerà una serie di ordini esecutivi, volti a smantellare alcuni provvedimenti del suo predecessore. In particolare, il neo presidente decreterà il rientro degli Stati Uniti negli accordi di Parigi sul clima e abolirà le restrizioni di ingresso nel territorio americano imposte ad alcuni Paesi considerati a rischio. Biden bloccherà anche il processo di abbandono statunitense dell’Organizzazione mondiale della sanità e fermerà la costruzione del muro al confine con il Messico.

Nei prossimi giorni, il neo presidente ha anche intenzione di proporre al Congresso un progetto di riforma complessiva sull’immigrazione. Insomma, Biden sembrerebbe puntare a una decisa discontinuità rispetto agli orientamenti politici del proprio predecessore. È chiaro che il nuovo inquilino della Casa Bianca voglia dare un segnale forte alla propria base elettorale e, forse soprattutto, alla sinistra dello stesso Partito Democratico: una sinistra che, dopo la recente conquista del Senato grazie ai ballottaggi della Georgia, ha rafforzato decisamente il proprio potere contrattuale.

Il punto è che non è chiaro se effettivamente una linea del genere possa favorire quel clima di unità nazionale che – almeno a parole – Biden sostiene di voler costruire. Perché l’asinello sembra in realtà aver scelto prospettive ben differenti. In primo luogo, Biden ha – nei giorni scorsi – cassato senza appello l’attività politica del suo predecessore in quattro anni di governo, lasciando chiaramente intendere che i gravi fatti del Campidoglio ne fossero una sorta di logica e inesorabile conseguenza.

In secondo luogo, non trascuriamo che, in queste stesse ore, sia aperto un procedimento di impeachment contro Trump: un Trump che tuttavia è frattanto tornato a essere un privato cittadino. Ora, un processo di messa in stato d’accusa verso un ex presidente non è soltanto problematico dal punto di vista costituzionale, ma – politicamente parlando – equivale a gettare ulteriore benzina sul fuoco di una situazione già parecchio polarizzata e incattivita.

È chiaro che l’obiettivo di questo impeachment è quello di interdire Trump dai pubblici uffici: ma una simile mossa rischia soltanto di acuire le divisioni politiche, oltre che a dare nuova spinta a un ex presidente che – almeno per ora – non sembrerebbe troppo propenso ad abbandonare la scena. Non ci sono infatti soltanto le parole pronunciate in Maryland, ma – secondo indiscrezioni riportate dal Wall Street JournalTrump starebbe seriamente pensando a fondare un nuovo partito. Tutto questo, senza dimenticare che un recente sondaggio Ipsos/Axios ha registrato come oltre la metà dell’elettorato repubblicano si dica ancora dalla sua parte. È chiaro quindi come questo impeachment “postumo” abbia come obiettivo quello di mettere fuori gioco l’ex presidente sul piano squisitamente elettorale.

Ed è allora qui che si pone il problema. Uno potrebbe dire che il nuovo inquilino della Casa Bianca abbia tutto il diritto di agire in questo modo, non essendo vincolato a mantenere le politiche del predecessore. Eppure una tale opera di integrale «restaurazione» pone una duplice questione. Non solo – come già detto – una tale linea non è minimamente funzionale alla ricostruzione dell’unità nazionale tanto invocata. Ma, più nel dettaglio, rischia di rivelarsi pericolosa per lo stesso Biden.

È pur vero che il neo presidente possa contare su un Congresso «amico». Ma i numeri – soprattutto al Senato – sono risicatissimi. Anche quando hanno avuto modo di governare con maggioranze parlamentari dello stesso colore politico, Clinton, Bush, Obama e Trump hanno spesso riscontrato non pochi ostacoli nel condurre la propria agenda programmatica. E una riforma dell’immigrazione ambiziosa, come quella che Biden ha intenzione di proporre, non ha speranze di essere approvata senza numeri ampi. Ecco che dunque il neo presidente dovrà fare attenzione: perché la sua strategia rischia seriamente di ritorcerglisi contro.

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